martedì 25 dicembre 2012

Il Natale del reprobo

     Tra le feste dell'ipocrisia, il Natale a mio giudizio le batte tutte. Un fastidioso senso di "buonismo", più accentuato di quello che ci tedia abitualmente, soffia per l'aere, con effetti esilaranti. "A Natale siamo tutti più buoni" - questo lo slogan che spira con l'intensità di una bora - e poco importa se fino al giorno prima si è ammazzato, rubato, umiliato, offeso. Un po' di "detersivo di Natale", e tutto si lava via...
      Molti "umani" sono contenti di queste cose. Non sarò certo io a deluderli...
      Per distinguermi un po', sono solito passare il "Natale del reprobo", cioè di colui che non è pentito, che ha fatto le cose che ha fatto consapevole di farle, che non cerca sconti, tanto meno perdoni. Insomma di uno che, a differenza di tanti suoi simili (simili...?), è tuttora animato da una profonda "etica della responsabilità".
      Quest'anno, poi, vivo una situazione felicissima, quasi una congiunzione astrale: ho preso decisioni scomodissime; ho troncato situazioni che stavano diventando un fantastico mix di sodomie personali e lavorative; ho messo alcuni "puntini sulle i" a chi tali situazioni si era accinto a sviluppare, animato da un profondo amore per la sincerità...
      Il risultato - ahimé - è che non sono diventato un santo, ma sono diventato un reprobo. Mi sono attirato tanto risentimento (e, siccome sono animato da forte sense of humour, potrei anche dire che "non capisco le ragioni di tanto risentimento"...), tanto odio, tanto disprezzo e naturalmente una totale damnatio memoriae. E' un esito quasi scontato, per coloro per i quali la vita non è un gioco, una farsa da salotto, un tratto di tempo tra due weekend, un viaggio e una vacanza al mare o ai monti. Per coloro i quali sono animati da passione e nutrono senso del tragico. E' loro radicata abitudine, infatti, andare a scoprire e svelare i giochetti da quattro soldi quando si manifestano, e rovinare i giochetti dei ricchi - si sa - non attira grandi simpatie.
     Pur non essendo di Sinistra (ahimé, nessuno è perfetto...), sono da sempre un convinto gramsciano e dunque posso dire, con piena cognizione di causa, che "la verità è sempre rivoluzionaria" e dunque cambia le cose, le rivela, ne scopre l'intima essenza, le mette a nudo. Le chiama con il loro nome e, ad esempio, definisce "porcate" quelle che tali sono, anche se ad esempio in un salotto sono al massimo "marachelle", o "giri di valzer" o legittimi "cambi di cavallo" (e cavaliere).
     Così, mi tocca passare il classico "Natale del reprobo", dell'unico "cattivo" in mezzo a un mare di "buoni, onesti, corretti, educati, sinceri e naturalmente... sereni". Devo essere triste?
      Per sentirmi ancora più "schifoso", mi ascolto un vecchio successo di George Harrison, Piggies (attenzione al testo, mi raccomando...)


      Buon Natale.

                                      Piero Visani


                                          


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