domenica 27 gennaio 2013

Dear Prudence

      Sono un modesto giocatore di tennis da club. Mi diverto, faccio attività fisica, pratico uno sport che amo da sempre. Consapevole dei miei limiti tecnici, fisici e... anagrafici, non mi sognerei mai di sfidare un Roger Federer o un Rafa Nadal, pur facendomi concedere da loro un robusto handicap a mio vantaggio, ma neppure sfiderei il migliore dei maestri del mio club, che, nei suoi anni migliori, fu circa numero 800 della classifica ATP. So riconoscere i professionisti, dovunque si manifestino, e tendo a rispettarli, anche nel mio interesse.
       Quando sono oggetto di atti di ostilità, ovviamente di ostilità grave, mi aspetterei che i miei aggressori si ricordassero del mio curriculum, da cui si desume che di guerre, in particolare di conflitti tipici della modernità - come quelli asimmetrici, mediatici e psicologici - me ne intendo parecchio, e so che cosa si deve fare, e come, per colpire bene e in profondità, facendo realmente male.
        Per questa ragione, ogni tanto trasecolo, quando sono oggetto di atti maldestri di aggressività, poiché mi chiedo se chi ha inteso colpirmi ha realmente compreso di aver scelto il bersaglio sbagliato. Al di là delle mie peculiarità caratteriali (sono tignoso, vendicativo, ho una memoria di elefante), ci sarebbero quelle professionali che sarebbero sufficienti a indurre alla prudenza il più imprudente dei nemici.
         E' già successo che, dopo qualche maldestra legnata infertami, la mia reazione sia stata talmente violenta da indurre gli aggressori a strillare come oche. Questo sinceramente mi risulta un po' incomprensibile, in quanto, se uno decide di entrare in conflitto, può scegliere la data di inizio delle ostilità, non quella della fine. O può scegliere quella che lui ritiene la giusta gradazione di conflittualità, non quella che ritengo io. E non credo possa sorprendersi se, ad esempio, la mia gradazione di conflittualità può risultare infinitamente superiore alla sua.
        Tutto ciò è ancora più vero quando i conflitti che mi vengono scatenati contro non sono di tipo convenzionale, vale a dire quelli che cominciano con una dichiarazione di guerra e si concludono con una pace, ma sono di tipo non convenzionale e prevedono solo atti di ostilità improvvisa, possibilmente alle spalle. Quelli non hanno avuto un inizio formale e, con tutta probabilità, non avranno neppure una fine formale. E posso aggiungere che, tra le tante persone da colpire, io ero e sono realmente la meno adatta. Non solo per peculiarità caratteriali, ma anche e soprattutto perché sono un professionista del settore. Fino ad oggi ho fatto determinate cose, ma non ho mica finito qui. Sarò IO a decidere quale sarà l'ultimo atto del conflitto che mi è stato scatenato contro. Su questo, nessuno nutra dubbi.

                                             Piero Visani

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