martedì 19 marzo 2013

Il coprofago

      Ognuno ha le proprie vocazioni. Io - tra le tante, più o meno brillanti e riconosciute - ho quella di coprofago. Non che ce l'abbia di mio, sia chiaro, ma mi ci hanno votato e vocato. Ogni giorno ne faccio una discreta scorta e - udite, udite - ho cominciato a "prenderci gusto". Eh sì perché, in definitiva, a tutto ci si abitua e naturalmente a tutto ci si mitridatizza.
       C'è stato un tempo in cui non capivo "perché proprio io". Ora l'ho capito benissimo e me ne sono fatto una ragione. Direi quasi che mi accingo a diventare un maitre chocolatier, se la cosa non apparisse un po' "colorita".
       Devo certamente "averla fatta grossa..." per essermi ridotto così, però devo confessare che, dopo averla fatta, ancora non mi è venuta voglia di mangiarla... Ma posso sempre rimediare.
       In verità, non sono un coprofago in proprio, ma sono costretto ad assumere quella che mi viene fornita, dall'esterno, in dosi abbondanti, reiterate e piene di passione (sì - perché negarlo? - piene di passione).
       Ormai sono "coprodipendente" e, se non mi arriva la mia dose quotidiana, possibilmente ampia e abbondante, vado in crisi di astinenza. Mi interrogo - atterrito - su ciò che avrò fatto di buono oggi, visto che le forniture si sono improvvisamente (e improvvidamente) interrotte. Ma poi, calda e coinvolgente, arriva la palata successiva e io mi tranquillizzo, mi riconosco: "sono nel mio elemento naturale" e ormai mi ci trovo bene.
       Purtroppo, fin da bambino, probabilmente in omaggio al mio nome, ho una spiccata vocazione da "Pierino la peste"; mi è capitato più volte di dire, quando molti tacevano complici, "ma il re è nudo..."; e quando molti, forse sessualmente disturbati di loro (entiendes?), predisponevano i loro strumenti di sodomia, ho rifiutato di fare il lame duck e mi sono ingegnato di trasformarmi nel più rapido dei moving targets, magari con vocazione alla restituzione delle piacevolezze che si tentava di farmi subire...
      In verità, avendo io natura spiccata di iconoclasta, sapevo che prima o poi avrebbero tentato di trasformarmi in un coprofago, con o senza "confetti Falqui" o "dolci Euchessine". Se sono qui, a fare sberleffi e a beccarmi comprensibili reazioni, è perché, in definitiva, "l'ho fatta grossa davvero". Sottovalutato ancora una volta, perfino come stercoraro...! E dire che l'avevo detto: "sottovalutarmi è peggio di un delitto, è un errore"...
       Sciacquone (finesse, ma in tema con certi comportamenti...).

                    Piero Visani                                

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