sabato 9 marzo 2013

Tu, musica divina...

      In casa di un vecchio amico. Ripostiglio. Due vecchie chitarre, ben riposte nelle loro custodie. Irresistibile la tentazione di aprirle. Gli strumenti sono ancora in ordine, le corde a posto, e non è difficile accordarle. La ruggine sulle nostre mani è molta, ma la passione per la musica è enorme, e poi quelle due chitarre hanno destato in noi un flusso di ricordi.
       Qualche primo accordo, un po' esitante; poi qualche giro di accordi. Il tempo passa, la dimestichezza forse non ritorna, ma la fiducia in se stessi, quella sì. E i ricordi si affollano vieppiù.
       Subentra un terzo amico, che si dà da fare con legni, legnetti e scatole di cartone presenti nel ripostiglio, improvvisandosi batterista. Poi l'onda dei ricordi si fa irresistibile, da ruscello diventa fiume e, quasi da sola, parte La canzone del sole, di Mogol-Battisti, il punto di avvio di qualsiasi chitarrista dilettante che si rispetti:

Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi
le tue calzette rosse
e l'innocenza sulle gote tue
due arance ancor più rosse


          Le dita scivolano sulle corde. Qualche errore c'è, ma entusiasmo e passione sopperiscono. Io propongo tre pezzi beatlesiani - I'm only sleeping, Yes it is e I want to hold your hand - vecchi cavalli di battaglia del mio repertorio giovanile, e me la cavo abbastanza bene. Poi passo alla batteria (di fortuna) e accompagno i mei amici in Stand by me, e mi ripeto in Be my baby, superclassicissimo delle Ronettes, la cui ritmica è talmente scandita che anche un dilettante come me può seguirla.
         Siamo divertiti, e forse anche commossi. Certamente non abbiamo apportato un contributo fondamentale alla storia della musica, nemmeno di quella pop, ma la gioia che ci pervade è quasi infantile. Siamo tutti molto avanti con gli anni, ma la musica ci ha fatto ritornare ragazzi, forse addirittura bambini.
        Non parliamo. Ciascuno di noi segue il flusso dei suoi pensieri e l'onda dei propri ricordi. La vita è questo, anche questo, soprattutto questo. Non ci sono conti da fare, ragionieri da soddisfare, spread di cui tenere conto, Stati cui prestare indebito ossequio. Ci siamo noi e la nostra arte povera. Il nostro essere uomini, pieni di passione e di voglia di vivere. C'è la felicità.

                           Piero Visani


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