martedì 2 aprile 2013

Eraser (erased?)

       Oggi per me è stata una giornata pressoché interamente lavorativa, interrotta solo dalla visita dei miei nipoti, la piccola e dolcissima Aurora (5 anni a maggio) e l'ormai quasi maggiorenne Marzio (18 anni a dicembre). Sono figli della sorella di mia moglie e sono tutti e due simpatici e divertenti.
       La piccola Aurora, con la sua dolcezza e i suoi vezzi, mi ricorda che forse sarebbe stato bello, per me, avere una figlia femmina, oltre che un maschio. Ma naturalmente ora è troppo tardi per recriminare.
       Oltre a scrivere un'infinità di cose, ho dedicato un po' di tempo a eliminare le vecchie mail. Ovviamente, quelle importanti le ho tenute e alcune le ho pure lette. Sono belle, le mail. Sono la vita in diretta e, con il tempo, diventano il metronomo della nostra storia personale, delle nostre vicende; documenti di vita vissuta, carichi di gioia, di dolore, di passione, di illusioni, di struggimenti, di inganni.
        Rileggendole, provo una certa soddisfazione nel notare di aver fatto quasi sempre quello che ritenevo giusto fare, in determinate situazioni, nell'averle gestite secondo ciò che mi dettava la mia coscienza. E' ovvio che avrei potuto anche comportarmi diversamente, ma mi fa piacere constatare che, al 99,9%, rifarei tutto ciò che ho fatto.
        Dedico estrema attenzione alle mie mail, perché cerco di comunicare al massimo con esse e naturalmente tale attenzione si riflette nel fatto che non sono in alcun modo pentito di quello che ho scritto e fatto.
        Con un po' di rincrescimento, constato che, tanto a livello personale quanto lavorativo, gli eventi di questi ultimi anni non sono stati particolarmente felici, per me, ma questa è la mia vita e, anche se magari avrei voluto averne avuta un'altra, bene o male ho avuto quella. L'ho gestita secondo coscienza. Non mi ha giovato da nessun punto di vista, né personale né professionale, ma così è stato e probabilmente così doveva essere.
       Un po' archivio, molto cancello. Tengo tutto ciò che mi pare rilevante. E' la mia storia, come potrei buttarla via? E' quasi come un lunghissimo diario, che mi segue quotidianamente, illustrando tutte le cose che ho fatto. Credo che prima o poi, dalle mail e ora dal blog, cercherò di estrapolare una pubblicazione, magari un e-book. Mi sono molto speso, in questi ultimi anni, a vari livelli, e vorrei che ne restasse traccia. Sono stati momenti importanti della mia vita, svolte professionali e personali, e non vorrei che ne andasse perduta la memoria. Sono esigenze che probabilmente, quando si è giovani, si sentono in misura più contenuta, mentre ora che giovane non sono più, sento in maniera più forte.
      La stessa voglia di vivere che mi pervade era, ancora qualche anno fa, meno intensa di quella che nutro adesso e ciò è innegabilmente dovuta al fatto che "la strada è lunga, ma ne vedo la fine" (Fabrizio De André, Avventura a Durango, splendida versione italiana di Romance in Durango,di Bob Dylan). Quando la fine non la vedevo ancora, meno forte era "questa urgenza di vivere e furia di sentire", ma ora  è cresciuta in quanto, grazie ad esse, "so di esistere" (Gianna Nannini, Notti senza cuore) e naturalmente so bene di non essere immortale.
      Sono una gioia per l'anima questi pomeriggi festivi passati a lavorare, nella tranquillità del mio studio, pensando alla vita vissuta, poca o tanta che sia stata, e alla molta, moltissima, buttata via. Non ci sono né autocommiserazione né autocompiacimento. C'è riflessione, serena, distaccata. C'è anche un po' di rimpianto, relativo alla condizione umana, poiché la disgrazia più grave che affligge gli umani è che preferiscono la non vita alla vita; la rinuncia alle passioni, alle relazioni, alle cose, al passare attraverso le medesime; il noto all'ignoto; l'abitudine alla scoperta.
      Sono autentiche "spade nel cuore" per chi sente di non averne più moltissimo, di tempo, e spera di non cessare mai di cedere al fascino di un "pensiero stupendo", che anche in me "nasce un poco strisciando" e che, sempre in me e per me, "si potrebbe trattare di bisogno d'amore", determinato da che? "Meglio non dire..." (Ivano Fossati e Oscar Prudente, Pensiero stupendo).
      La mia vita è una canzone, una lunga colonna di canzoni, o di poesie, o di canzoni e poesie. Mi fanno compagnia, leniscono la mia solitudine, molciscono i miei affanni, danno un senso al mio isolamento:

O que será que me dá
Che sarà che mi accade
Que me queima por dentro, será que me dá
Che mi brucia qui dentro, che sarà che mi accade
Que me perturba o sono, será que me dá
Che mi turba il sonno, sarà che mi accade
Que todos os tremores que vêm agitar
Che tutti i tremori che mi vengono ad agitare
Que todos os ardores me vêm atiçar
Che tutti i calori mi vengono a stimolare
Que todos os suores me vêm encharcar
Che tutti i sudori mi vengono a bagnare
Que todos os meus órgãos estão a clamar
Che tutti i miei organi stanno a reclamare
E uma aflição medonha me faz implorar
E un'afflizione spaventosa mi fa implorare
O que não tem vergonha, nem nunca terá
Che non ha vergogna, né mai ce l’avrà
O que não tem governo, nem nunca terá
Che non ha governo, né mai ce l’avrà
O que não tem juízo...
Che non ha giudizio....
 
 
 
      Io, per mia dolente ma voluta fortuna, non ho governo, non ho giudizio. E sono lieto di essere così.

                   Piero Visani

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