sabato 6 aprile 2013

La decrescita "felice"

        Compito dei comici, in un'epoca di tragedie, è coltivare e diffondere il gusto per una sintesi che sia icastica nella sua essenzialità e, al tempo stesso, magistrale nella sua capacità comunicativa. Ho rinvenuto questi elementi ieri sera, nella puntata del programma settimanale di Maurizio Crozza, quando, nello spiegare al pubblico la teoria della "decrescita felice" di Serge Latouche, egli ha fatto l'esempio di Luca Cordero di Montezemolo che, per recarsi in una rilassante vacanza a Biarritz, sceglie di andarci quest'anno - si potrebbe dire "in omaggio alla crisi" - con la Ferrari 304 invece che con la 306... Più "decrescita felice" di così...!
        In effetti, uno degli sport preferiti dei ricchi è sempre stato quello di prendere per i fondelli i poveri. E - quel che è un pochino più strano - di riuscirvi in genere alla perfezione. Non a caso, per meglio illustrarla, Crozza ha successivamente trasposto il medesimo esempio su un treno di pendolari, sulla tratta Novara-Milano Rogoredo: oggi prendo questa tradotta, schiacciato come una sardina e, in base alla teoria della "decrescita felice", domani cosa prenderò...?!!! Il carro funebre, come passeggero orizzontale del medesimo...?
        L'eufemizzazione del linguaggio, quella che ha trasformato i grassi in "diversamente magri" e gli anziani in "diversamente giovani", ha fatto disastri, senza modificare di un millimetro la realtà, poiché restiamo completamente immersi in tragedie anche se il linguaggio le rappresenta come storielle minimaliste, quantunque non necessariamente a lieto fine...
          Vogliamo fare un esempio concreto: una coppia non più giovane di Civitanova Marche, due persone normalissime, di modesti proventi ma di grande dignità. A lui, come un po' a tutti noi, era capitato di finire nelle grinfie di Equitalia, Inps, amministrazioni pubbliche che non pagano, e via uccidendo. Tutti esempi classici di come si fa ad accelerare una decrescita felice. Per un po' i due avevano cercato di barcamenarsi, mentre i segugi della "decrescita felice" si davano ferocemente da fare affinché essa fosse anche un po' infelice... Visto che è il migliore dei mondi possibili, quello che vi abbiamo dato, non siate ritrosi, gustatevelo fino in fondo...!
         Il crescendo rossiniano (non siamo nelle Marche, dopo tutto?) è proseguito fino a che i due non hanno pensato che lanciarsi con una corda al collo dai tubi dell'impianto di riscaldamento della cantina della casetta in cui abitavano fosse anche quella una forma di "decrescita felice". E in effetti lo è, perché ora - da morti - probabilmente non hanno più problemi. Più felici di così!!
        La gente, per ora, sceglie di risolvere i propri problemi, di affogare i propri disastri esistenziali (indotti, ovviamente, non autoprovocati) nel suicidio (oltre 500 suicidi in Italia nel 2012, per cause di "decrescita felice"). Ma poi anche i più ingenui si accorgeranno che, persi per persi, più che suicidarsi è forse preferibile "suicidare". O no? Attendo fidente, anche perché non mi faccio illusioni: prima o poi anch'io sarò chiamato a compiere quella scelta.

                                     Piero Visani

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