venerdì 12 aprile 2013

Mente e cuore

       Quasi sempre, in vita mia, ho seguito le ragioni del cuore. E tuttora lo faccio abitualmente. Tuttavia, ho dalla mia un vantaggio: in me il cuore e la mente battono spesso e volentieri all'unisono, per cui riesco spesso a fondere bene comportamenti razionali e comportamenti irrazionali. Ciò mi conferisce un margine di imprevedibilità che non sempre viene lucidamente "letto" dai miei interlocutori.
         Un'amica mi fa notare che in questo periodo sono in preda ad una dura lotta tra mente e cuore. Concordo, ma al tempo stesso mi sento in dovere di precisare che la mente è da tempo assolutamente prevalente e che, se qua e là emergono tratti di irrazionalità, ciò è semplicemente imputabile al fatto che la mia mente è di per sé irrazionale. Ne consegue che tutte le mie reazioni, anche quelle che possono apparire più emotive, sono in realtà razionali, razionalissime.
         Io conosco fin troppo bene la reale natura della situazione in cui sono immerso e so altrettanto bene di esserne in larga misura uscito. Se qualche volta appaio dilungarmi, è semplicemente perché non vorrei che l'atto - vale a dire l'uscirne - avesse una qualche forma di indebita prevalenza sulle motivazioni che lo hanno determinato, perché io non mi limito a fare, desidero anche sempre capire le ragioni per cui ho fatto una cosa piuttosto che un'altra, o perché mi è stata fatta una cosa piuttosto che un'altra. Molti giudicano questo atteggiamento un lusso e può darsi che sia così. Ma a me piace capire. Prendo atto di tutto, adeguo le mie reazioni alle azioni altrui, ma voglio sempre capire. Capire per me è fondamentale. Non è una lotta tra mente e cuore, dunque, ma tra comprendere e non comprendere. Io voglio comprendere. Se comprendo mi placo. E siccome ormai sono pressoché placato, è perché ritengo di aver compreso quasi tutto.

                             Piero Visani

            

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