giovedì 25 aprile 2013

Metafore

       Ogni tanto mi assale un dubbio: ma, se uno riceve un'intimazione di sfratto e, pur sagramentando e lamentandosi, la esegue, di cosa avrebbe da lamentarsi o da risentirsi il presunto (molto presunto...) "padrone di casa"? Del fatto che tale intimazione è stata - invero prontamente - eseguita? Non credo proprio. Che altro avrei dovuto fare, suicidarmi? Forse che l'intimazione di sfratto era ad ampio spettro e comprendeva anche quell'esito? Penso di no, almeno spero...
       Dunque mi chiedo? Ma, se ho fatto quello che ero stato "caldamente" invitato a fare, che cosa c'è che non va? E' vero, ho portato con me l'arredamento dell'appartamento, ma l'arredamento non era mio, dopo tutto? E poi sì, lo ammetto, ho dimenticato il mio indirizzo sull'etichetta del campanello, ma, nel mentre mi scuso, rilevo che finora nessuno l'ha tolta. Forse che si voleva rendere libero l'appartamento, ma lasciarne l'intestazione (totalmente mia) in libero usufrutto come privato (dire pubblico sarebbe eccessivo, credo...) dominio?
      Ah, quanto è strano il mondo! E quanto chiare le metafore, per chi le sa capire...
 
                                   Piero Visani

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