martedì 2 aprile 2013

Pagelle

      Non so voi, ma io sono perseguitato dalle pagelle. Benché mi sia laureato a pieni voti a solo 23 anni, continuo ad essere scrutato al microscopio e a raccattare un po' dappertutto voti e giudizi. Sono arrivato al punto che non riesco neppure a leggere le pagelle del lunedì sulle pagine sportive dei quotidiani, quelle che valutano le prestazioni dei calciatori nelle partite del giorno prima, tanto è cresciuta la mia insofferenza.
       E' da tempo che mi chiedo perché i voti arrivino solo a me. Nelle questioni di lavoro, in quelle personali, conosco fior di soggetti che meriterebbero un bello zero e naturalmente anche altri che meriterebbero voti migliori dei miei, per cui ogni tanto, con discrezione, sfioro l'argomento e cerco di sondare se sono oggetto di pagelle anche loro. Quasi sempre la risposta è negativa e lo sguardo dei miei interlocutori, tra il divertito e lo sbalordito, mi fa supporre che quello che mi succede sia assolutamente anomalo.
       Eppure mi succede, sono l'uomo più "pagellato" d'Italia. E - inutile nasconderlo - i brutti voti fioccano, i giudizi negativi pure. Che devo fare? Mi dispiace, ci ho provato a cercare di arrivare alla sufficienza, ma non mi riesce, proprio non mi riesce. Al massimo, arrivo a un sonoro "4", che non è proprio un voto che lasci speranze, tanto più se si accompagna a un florilegio di "2" e di "3".
       Sarà quello che merito? Ho provato a sondare con discrezione amici e conoscenti, ma tutti credono che li prenda per i fondelli. Ho provato a chiedere ad alcune persone che conosco che si muovono in ambito psicologico e hanno creduto che scherzassi.
       Ma io le pagelle le ho ricevute e le ricevo davvero, e i voti (in genere brutti) li ho presi, li prendo e li prenderò. Nei casi più gravi, sono accompagnati anche da giudizi severi e sovente inappellabili.
       Ho provato a fare un primo esame di coscienza e mi sono chiesto: "Ma ricevo tante pagelle perché ne distribuisco molte, in giro"? E posso garantirvi che non è assolutamente così. Chi mi conosce sa che non pronuncio giudizi, neppure se sollecitato a farlo. Ovviamente faccio le mie valutazioni, ma le tengo per me. Non dico nemmeno alle persone se mi appaiono in forma o meno, ben vestite o meno, e così via. Sono il massimo della discrezione. Dunque non è e non può essere una questione di reciprocità.
       Malgrado ciò, le pagelle mi perseguitano. Come mai? Che ho fatto di così grave? Non mi preoccupano i brutti voti, quelli magari li merito davvero e li ho messi in conto. Ma perché tante pagelle, e perché solo a me? Dopo tutto, anche gli studenti virtuosi ricevono le loro pagelle, ovviamente onuste di bei voti. D'accordo che gli esami non finiscono mai, ma ci sono solo io, sotto esame? E poi che senso hanno le pagelle, se i voti sono brutti a priori?
       Chissà, magari un giorno lo scoprirò? Forse una "cura" per abbassare i miei livelli di autostima, per destabilizzarmi, per trasformarmi in qualcosa di diverso da quel che sono? Se è così, fatica sprecata...

                    Piero Visani

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