domenica 19 maggio 2013

Il Salone del Libro di Torino

      Per mio figlio e me, il Salone del Libro di Torino è un appuntamento da non disertare, anno dopo anno. L'anno scorso l'avevamo saltato, perché Umberto presentava il suo libro Mondi alieni presso lo stand dell'editore (Arethusa). Quest'anno, visto che Ubique, il suo romanzo d'esordio, non ha una dimensione cartacea ed è stato edito in autonomia, non abbiamo dovuto soddisfare esigenze di marketing, e siamo tornati al nostro vecchio modello di visita individuale.
      Il Salone del Libro, per noi, è una sorta di tappa esistenziale. Ci concediamo un 2-3 ore nel Padiglione Fiere del Lingotto e girelliamo, guardiamo, compriamo.
      Ognuno ha i propri must, le proprie esigenze ineludibili da soddisfare, come l'editore Polillo, per lui e i suoi amati romanzi polizieschi, e la LEG (Libreria Editrice Goriziana) per me e i miei amatissimi studi militari.
      Siccome l'occhio vuole la sua parte, il Salone è anche un'ottima opportunità per guardarsi intorno e vedere se si ha la fortuna di incontrare qualche splendido esemplare di "puledra irlandese". Umberto è un uomo serio e, se guarda, lo fa con discrezione. Il padre ormai la discrezione l'ha messa nel cestino, insieme a molte altre cose e, se guarda, "punta" di brutto.
      Il tutto avviene in un clima ludico e assolutamente disteso. Non dobbiamo "rimorchiare". Facciamo i maschi sciocchi, cosa che a lui probabilmente riesce difficile, mentre a me ormai riesce benissimo, anche perché, visto che per il mio cervello o la mia personalità non mi vuole alcuna, per mia fortuna ho ancora parecchie qualità estetiche da spendere, e le butto nella mischia, prima che sia troppo tardi (ruit inreparabile tempus...).
      Ci divertiamo, ma ovviamente la componente culturale risulta comunque dominante, perché siamo entrambi divoratori di libri. Con il tempo e gli impegni crescenti, il mio ritmo di lettura è calato e le letture organiche hanno lasciato il posto a una congerie di testi letti a spizzichi e bocconi, senza ordine alcuno, rispondendo agli stimoli e alle esigenze del momento (la più parte delle quali meramente di lavoro). Tuttavia, il contatto con il libro cartaceo è, per entrambi, una festa, anche se nessuno di noi due disdegna la lettura di testi elettronici.
      Questi appuntamenti quasi rituali tra padre e figlio sono una sommessa e simpatica "festa mobile", che si riproduce anche in altri campi, tra cui in primo luogo il tennis. E per me è una grande gioia - una delle poche che riesco ancora a provare - sentirmi a fianco questo figlio che, pur diverso in certe cose da me, io percepisco e vivo come un mio alter ego, un alter ego molto più giovane che, come tutti i padri, spero di mettere al riparo dagli orrori del mondo e dai tanti, troppi errori che ho commesso io. Non ce la farò - è chiaro - ma concedetemi almeno di sperare e... tentare...
 
                           Piero Visani
    

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