sabato 23 novembre 2013

Jeux... pas interdits

       Sull'orlo della notte.
       In dreams.
       La dimensione onirica lynchiana mi è molto propria. La sento affine. Quel continuo passare da realtà a sogno, e viceversa; quella realtà connotata e ad un tempo trasfigurata da canzoni che si attagliano alla vicenda e talvolta la illustrano (dire la spiegano sarebbe troppo...), talaltra ne accentuano la dimensione metareale, è assai simile al mio modo di vivere.
       Anch'io credo all'esistenza di continue contaminazioni tra dimensioni diverse e mi muovo al loro interno come un pathfinder, seguendo percorsi in parte noti, in parte ignoti, ma tutti a me cari, ancora più cari se arditi, arguti, ambigui, accattivanti, audaci.
       E' una sorta di autismo, il mio, ma non autoreferenziale, bensì aperto, volutamente condiviso. Ne offro la partecipazione a chi voglia ACCOMPAGNARMI, mai SEGUIRMI.
       Come ho scritto in svariate occasioni, mi ritengo un maieuta e come tale mi comporto: individuo soggetti adatti, li invito ad estrarre da sé quello che io ritengo il loro meglio, e a viverlo insieme a me, per percorsi di lunghezza e durata ad libitum, non certo decisa da me.
       Non ci sono giochi proibiti. Sono tutti liberamente decisi e, nel momento in cui si praticano, li si fa insieme. Questa affermazione non ha una connotazione prevalentemente sessuale: l'ironia, ad esempio, è un jeu interdit, se la controparte del momento non ne possiede. E così dicasi per qualsiasi altra pratica: l'audacia, la curiosità, il dialogo, l'ambiguità, ovviamente anche la sessualità.
        Quello che conta davvero è il gioco, perché l'homo è ludens o non è, perché la vita è sogno e dunque anche pratica ludica. Esattamente come fanno i bambini, che non individuano alcuna differenza tra sogno e realtà, che lasciano libero corso - sempre e comunque - alla vivida immaginazione di cui sono naturalmente dotati.
       Sto parlando di un'esistenza di confine, che corre lungo i limiti segnati da quel confine, incontra diversi "posti di frontiera", ciascuno contrassegnato da un nome virtuoso - continenza, virtù, amore sacro e non profano, accettazione del noto, rifiuto dell'ignoto, accontentarsi del poco e via vaneggiando - e decide di violarli tutti, puntando decisa beyond the borderline. Un'esistenza che vuole sempre collocarsi North or South of the border, a seconda da che parte lo si guardi...
       Chi accetta di accompagnarsi con me conosce questi percorsi o accetta di vederseli dischiudere da me. La mia offerta è diversificata, così come le risposte che ricevo: a volte si parte e non ci si ferma più, a volte ci si ferma dopo tratti più o meno lunghi. Io proseguo sempre, anche se rimango da solo per vari tratti. Come nei film, il soggetto è importante, la sceneggiatura pure, ma quello che dà un'impronta alla storia sono la regia e i protagonisti. Ne ho trovati molti, non all'altezza, o loro non hanno trovato all'altezza me, oppure sono fuggiti spaventati. Tuttavia - per rimanere in metafora - non per questo ho deciso di abbandonare la cinematografia. E' una festa mobile, si tratta semplicemente di riallestirla, and the stars - sooner or later - will look down...
 
                       Piero Visani

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