sabato 11 gennaio 2014

Match ball

      E' bello, in queste giornate invernali, giocare a tennis sotto un pallone pressostatico, su un campo rigorosamente in sintetico, e pensare a quanto questo sport sia una metafora esistenziale, dove sei sempre solo, alle prese con te stesso, dove l'avversario ti crea mille problemi e dove le difficoltà create dall'avversario A non sono mai uguali a quelle provocate dall'avversario B.
       Quando vinci, non ti puoi e non ti devi rilassare, dal momento che il tennis è un gioco perfettamente simmetrico, per cui tutto quello che tu concedi sarà guadagnato dal tuo avversario. Quando perdi, sei alle prese con la mente e i suoi tarli, e tutto viene fuori, ti assilla, ti angoscia, ti preme, ma tu devi cercare di cavalcare l'ansia, lo stress, la tensione.
        Si nasce e si muore da soli - dicono - e il tennis, in questo, è uno sport altamente esperienziale, perché sei sempre da solo e, se per caso hai un coach (cosa che ai dilettanti da club come me ovviamente non capita...), lui ti potrà consigliare tecniche e tattiche di gioco, ma non riuscirà mai a essere presente in quel crudo rapporto con te stesso cui il gioco ti obbliga.
       Di là dalla rete, a cercare di batterti, vedi volti talora noti e talaltra no, ma in genere diventano maschere, sostituiti da persone immaginarie, con cui hai "incrociato le racchette" e hai perso, oppure vinto. Li guardi e ti chiedi chi realmente siano, chi nascondano, che cosa vogliano da te e perché.
      Scendo sul campo da tennis e vorrei fuggire, esattamente come faccio nella vita, campo in cui scendo ripetutamente, non perché lo desideri, ma perché devo farlo.
      Il gioco che affronto è reale, e non gioco neppure così male, per un amatore, ma questo mio giocare è totalmente metaforico e, se mi fa bene al fisico, mi lacera la mente, me la dilania, mi infligge ferite di cui forse vorrei fare a meno.
       Tuttavia, in definitiva, per me il tennis ha comunque un lato positivo, che consiste nel fatto che, ogni volta che mandi la palla al di là della rete, l'avversario ti deve rispondere, o altrimenti perde. Ho giocato tante partite in cui, anche se lanciavo la palla al di là della rete, e magari pure bene, la mia controparte del momento non necessariamente rispondeva. Ma non sono per nulla sicuro di poter sostenere che quelle partite le ho vinte... Meglio il tennis, allora, mille volte meglio il tennis, gioco inevitabilmente dialettico...

                           Piero Visani

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