domenica 23 febbraio 2014

Il dire, il fare e il "governo del fare"


       Non so che cosa rappresenti per voi lo Stato italiano. Per me, assolutamente nulla, anche se, se solo la cosa avesse un senso, una logica, chiederei immediatamente di essere privato della cittadinanza e dichiarato apolide. Penso che festeggerei organizzando una grandiosa festa d'addio con gli amici.
       A livello testamentario, ho già provveduto, nel senso che i miei eredi faranno in modo che le mie spoglie (e mai tale termine, nel Paese di Agenzia delle Entrate ed Equitalia, è più corretto...) NON rimangano in questo Paese, perché una cosa è avere avuto la disavventura di vivere in una cloaca a cielo aperto, un altra è decidere di rimanervi in eterno.
       Sebbene io non sia favorevole alla cremazione, ho autorizzato i miei più stretti congiunti a provvedervi e a spargere le mie ceneri dove vorranno, anche solo sul lungomare di Mentone...
       Qualche amico intimo tempo fa mi chiese le ragioni di scelte tanto radicali. Gli spiegai, con tutta la sincerità che si deve agli amici cari, che il mio comportamento si ispirava a un principio classico, quello del "no taxation without representation". E siccome non mi sentivo per nulla rappresentato (e non era ancora cominciato il periodo degli esecutivi extraparlamentari), non volevo fare il bersaglio statico per il fisco e il suo unico vero obiettivo: TROVARE DI CONTINUO NUOVE RISORSE PER MANTENERE LA CASTA DOMINANTE, I SUOI ACCOLITI E I SUOI SCHERANI ALLE SPALLE DEL POPOLO LAVORATORE.
       Il tempo mi ha confermato in queste mie scelte: dello Stato italiano so che tassa, preleva, multa. Se obietto qualcosa, vengo trattato sempre da SUDDITO, mai da CITTADINO. E allora, siccome da sempre sono risolutamente bonapartista, odio alla follia l' "Ancien Régime", i suoi servi e i suoi utili idioti, e confido sempre nella "Grande Rivoluzione " e nei suoi "rossi cascami". Ovviamente non vedrò niente di tutto questo, ma un posto nel mondo, mille miglia lontano da qui, dove non farmi fare la morale da ladri, assassini, servi dei "poteri forti" e quant'altro certo lo troverò.
       Sono in fuga, ovvio, e bisognerà vedere se il "diritto di sopravvivenza", che il governo italiano riconosce all'ultimo degli immigrati, verrà negato a me. Io sono certo che sì, ma le mie scarse nozioni di diritto internazionale mi fanno illudere che, vivendo in un Paese dove siamo al terzo governo non eletto dal popolo e a molti altri votati da un parlamento eletto con una legge elettorale incostituzionale, magari qualcuno, da qualche parte, mi riconoscerà il diritto all'asilo politico. Ecco, solo quello chiedo, stante anche la mia non più verde età: DATEMI ASILO POLITICO!

                                          Piero Visani

Nessun commento:

Posta un commento