domenica 2 marzo 2014

Lento strangolamento

       Giorno dopo giorno, la nostra situazione peggiora e non vi è speranza alcuna che possa migliorare. Le strategie di lento strangolamento hanno un pregio innegabile: le persone muoiono senza quasi accorgersene o, se per caso se ne accorgono, tale constatazione ha luogo quando ormai è troppo tardi per invertire la tendenza. I più deboli, infine, si suicidano.
        Personalmente, è dal 2008 che ritengo che sia andata perduta ogni speranza e, dal momento che non ho mai creduto ai progetti collettivi, ho cercato una soluzione individuale, che ho organizzato giorno dopo giorno, tutta basata su una serie di fattori su cui io possa avere un controllo diretto.
        Non mi è certo possibile descriverne qui i dettagli, però ho preso le mie precauzioni, a vari livelli, nel senso che mi sono garantito che NON morirò da schiavo. Non sono particolarmente legato al mio Paese, ho smesso da decenni di credere a progetti collettivi e nutro ormai un unico interesse: morire libero. Ho competenze da spendere in vari campi e mercati, posso contare su una grande mobilità individuale e non ho nulla che mi trattenga in Europa a fare da bersaglio statico a gente che mi vuole solo depauperare fino all'ultimo euro, impossessandosi di tutto ciò che ho e chiedendomi pure se sono contento di vivere "nel migliore dei mondi possibili" (sic). La mia gioia e la mia forza sono che non ho niente, non ho proprietà di alcun tipo e dunque non ho nulla da perdere, a parte le catene che vincolano me come tutti gli schiavi dell'area dell'euro. Non è detto che sia stato sempre così, ma ho preso per tempo le mie precauzioni e oggi sono semplicemente un miserabile europeo, uno dei tanti. Nessuno mi può ricattare, nessuno mi può minacciare, nessuno mi può raccontare di "domani che cantano" e di paradisi che mi attendono. So bene, in quanto cittadino dell'UE, di essere un "morto vivente", ma, siccome ho seguito con attenzione la nascita della "Matrice" in cui mi hanno costretto a vivere, conosco perfettamente la strada per uscirne. Anzi, forse ne sono già uscito e ho costruito a mia volta una contro-Matrice, nella quale sembra che io sia qui e invece sono altrove. Essere un esperto di manipolazione delle anime e delle menti mi ha molto aiutato, nel vivere in questa società, perché le bugie, quando me le raccontano, le percepisco al primo colpo, e probabilmente so raccontarle molto bene anch'io. E così, mentre mi costruivano la gabbia in cui avrei dovuto trascorrere - da schiavo - i miei ultimi anni, io ho edificato le mie vie di fuga. "Con il corpo sono qui, ma la mente mia non c'è" -  cantava Caterina Caselli una vita fa - e forse non solo la mente mia qui non c'è più...
        Non faccio proclami, combatto in silenzio. Il "Si salvi chi può" è stato lanciato da tempo. Ne ho preso atto, io.

                              Piero Visani

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