lunedì 9 giugno 2014

Grazie Nietzsche!

       Ho conosciuto il grande filosofo di Roecken da ragazzino, quando cercavo risposte alle mille domande che mi affollavano il cuore e la mente, e alle quali non riuscivo a trovare risposta; quando cercavo un senso al mio essere così diverso dai miei coetanei, quando cercavo di capire se fossi strano, o pazzo, o disadattato, o che altro.
       Cominciai con Così parlò Zarathustra, intorno ai 14-15 anni, e da allora Nietzsche è stato il mio compagno di vita, un amico al quale fare sempre riferimento, un mentore cui avvicinarmi per ricevere insegnamenti, suggestioni, consigli. E' stato lui ad insegnare a un giovane come me, mosso da una feroce "volontà di potenza" interiore, che chi vive la vita della potenza non deve mai "diventare troppo vecchio per le proprie vittorie".
      Avevo mille problemi esistenziali, in gioventù, non meno di quanti ne abbia ora, ma senza il supporto dell'esperienza e della conoscenza degli uomini e del mondo. Dentro di me, albergava una feroce passione per il divenire, inteso come forza che tutto trasforma, che agisce di continuo, che non accetta la "soddisfatta mummificazione" di qualsiasi cosa. E questo mio potente anelito era frustrato, direi addirittura castrato, da tutte le "piccole morti quotidiane" cui ero costretto dalle vestali di qualcosa: dell'ordine, della disciplina, della verginità, del perbenismo, e via vomitando...
       Fu così che sviluppai in me un certo senso dell'umorismo, come pure dell'autoironia, consapevole del fatto che i valori che portavo dentro di me erano quelli che dicevano sì all'instabilità, alla magica virtù del costante cambiamento, in base a un "io voglio!" che aveva e doveva sempre avere la prevalenza su un astratto e noioso "tu devi!".
        Dopo mezzo secolo, sono rimasto così, fedele all'assunto per cui chi vive la vita della potenza non deve mai "diventare troppo vecchio per le proprie vittorie". Non credo che lo diventerò mai, e continuerò ostinatamente a cercarle. Non ne ho colte molte, ma valevano assolutamente la pena... Quanto alle rinunce tipiche di un'esistenza "per bene", ho scelto deliberatamente una vita "per male" e, a parte le solite e incessanti deplorazioni dei "benpensanti" (peraltro già abbondantemente messe in conto), non devo sopportare granché altro. Grazie Nietzsche!

                             Piero Visani

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