martedì 22 luglio 2014

Il conflitto urbano e i suoi molti dintorni


       Venticinque morti israeliani in 5 giorni di combattimenti sono tantissimi e confermano l'importanza di abbassare il livello delle scontro per poter sperare di mettere in atto una guerra asimmetrica in cui l'avversario rimanga intrappolato tra un crescendo di violenze contro la popolazione civile - sempre difficili da sostenere a livello mediatico - e una serie di scontri diretti ridotti alla più pura primordialità del conflitto, quella dell'uomo contro uomo, dove contano coraggio, feroce determinazione, disponibilità al sacrificio (anche a quello estremo) e fede nella causa in cui si combatte.
       Gli insegnamenti dedotti dal conflitto del 2006 in Libano, tra Hezbollah e Tsahal, sono molto serviti ad Hamas, che ora sa come può fare danno al nemico e soprattutto come può delegittimarne l'operato.
       I costi umani e materiali - ovviamente - sono altissimi, ma noi europei facciamo malissimo a giudicarli con i nostri occhi: siamo un continente giunto al termine del proprio ciclo storico, anagraficamente in affanno, autodistruttosi nelle due gigantesche guerre civili del Novecento. Siamo un popolo di pensionati mentali, prima ancora che fisici o anagrafici, misuriamo tutto sul metro delle nostre paure. Ci manca - direi clamorosamente - la volontà di lotta, quella che fa, di una semplice comunità, una "comunità di destino" e guardiamo passivi o tiepidamente solidali con le vittime di un genocidio freddamente programmato. 
       Non speriamo più in niente, il cinismo e le paure ci hanno distrutto, non siamo in grado di spazzare via dai nostri destini nemmeno una Merkel, un Hollande, una BCE, un Cameron, un Renzi, altro che un esercito nemico agguerrito...
       Che cosa possiamo capire del sogno di libertà e di indipendenza nazionale di un popolo giovane, ferocemente determinato ad essere libero, oggi, domani o fra mille anni? Noi siamo già da decenni "felicemente" rassegnati ad essere schiavi dell'impero americano e a molti di noi piace pure, in fondo, almeno fino a che ci concederà un po' di "panem et circenses". Dovremmo guardare con infinita ammirazione chi rischia la vita per la propria libertà, noi che non riusciamo neppure a ribellarci a Equitalia, altro che allo Tsahal...!

                                              Piero Visani

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