mercoledì 3 settembre 2014

"Fleming - Essere James Bond"

       Che peso hanno, nella vita di un uomo, realtà e fantasia? Moltissimo, specie per quegli uomini nei quali realtà e fantasia si compenetrano.
       Studente indisciplinato, esploratore senza grande successo di mille mestieri, Ian Fleming aveva una passione per le donne (specie per quelle non sessualmente represse) che era il più perfetto riflesso della sua passione per una vita non condizionata da perbenismi qualsivoglia.
        La miniserie di produzione inglese iniziata ieri su Sky Atlantic, pur in mezzo a molti luoghi comuni e manierismi, ci dimostra l'importanza, nella vita, di essere se stessi, di seguire sempre e comunque i propri talenti, per metterli al servizio della comunità, tenendoli al tempo stesso al servizio di se stessi.
       Uomo forse superficiale, Fleming riuscì a trovare un modus vivendi con la superficialità del mondo da cui proveniva e in cui era immerso, ma sempre badando bene a infrangere le regole, dovunque e comunque ciò fosse possibile, e nell'intento di stravolgerle. La regola, del resto, è una norma che il più delle volte viene imposta per renderla percettibile a menti piccole, paurose e conformiste, ma non ha alcun senso in sé, se non quello - mai troppo evidenziato ma presentissimo... - di pascere subiectos.
      Di ciò Fleming era perfettamente consapevole, così come era consapevole del fatto che un uomo che ha appetiti deve cercare come compagne donne che ne abbiano altrettanti, onde non sprofondare nella noia, nel perbenismo, nelle ottuse regole della società borghese. Da ciò derivò il suo legame con Anne Charteris, donna che sapeva anch'ella bene che cosa voleva, quando e come...
      Le prime due puntate della serie non mi sono certo parse impressionanti, quanto a contenuti, e appaiono palesemente scritte e girate al fine di épater les bourgeois, ma hanno il pregio di mostrarci che l'indipendenza di pensiero e comportamenti può avere i suoi pregi, specie se supportata da una discreta dose di cinismo.
       Fleming ha chiarissimo, nella sua mente, il fatto che funzione e finzione, nella società umana, sono separate da una sola, piccola vocale. Così, brillantissimo nella finzione, egli riesce - proprio a causa di tale stretta contiguità - a non risultare da meno anche nella funzione, che in fondo alla finzione somiglia incredibilmente...
       Occorre in definitiva scegliere l'ambito in cui trovare piacere: molti lo trovano nella funzione, senza mai rendersi pienamente conto che, più che di piacere, si tratta di mera soddisfazione. Una minoranza più ristretta la trova nella finzione, probabilmente perché profondamente consapevole del fatto che, nella commedia (o tragedia...) umana, quella che è reputata finzione dai più è in realtà la sola verità, l'unica che ci possa dare piacere.
       Per rimanere in metafora, per essere davvero Ian Fleming occorre essere, al tempo stesso, James Bond. Ma non in teoria, in pratica.

                              Piero Visani

Fleming01

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