martedì 23 settembre 2014

Futura


       Nella "società dell'infinito presente" riesce comprensibilmente difficile immaginare il futuro. Pochi ci pensano, nessuno più studia la storia e, senza memoria del passato, risulta difficile avere un'idea del futuro. Per non parlare del fatto che i "poteri forti" attuali fanno di tutto per indurci a non pensare al futuro. Occorre pensare solo al presente e, semmai ci sarà un domani, saranno inevitabilmente dei "domani che cantano"... (l'ottimismo, con i cretini e gli ingenui, è sempre utile).
       Il rifiuto del futuro non è certo casuale. Per una società che invecchia a ritmo accelerato, il futuro non è altro che la morte, e si comprende quindi una certa "distrazione" a fini esorcistici nei riguardi del medesimo. Ma per tutti gli altri, in particolare per i giovani?
       Molti giovani italiani il futuro se lo stanno creando "con le gambe", nel senso che, preso atto di essere nati in una delle società più statiche, classiste ed inique del mondo, raccolgono i loro pochi averi e partono per l'estero, alla ricerca di una dignità di persone che qui sarà SEMPRE negata loro. E questa è un'ottima scelta.
       Quanto agli altri, quelli che devono o scelgono di rimanere, non resta loro che fare i conti con i numeri: se, ad esempio, nel giro di meno di dieci anni è andato perso un quarto del patrimonio produttivo nazionale, ne basteranno altri trenta per azzerarlo del tutto, senza contare che queste dinamiche, quando si avviano, tendono ad accelerare strada facendo, non certo a rallentare.
       Ne consegue che, nel giro di un trentennio, ma forse molto prima, non saremo più niente: una semplice espressione geografica, quasi certamente islamica ed etnicamente assai diversa da oggi (basta guardare agli andamenti demografici delle varie etnie presenti in questo Paese), direi la "testa di ponte" ideale per chi, dal mondo arabo pensasse seriamente a una nuova offensiva verso il cuore dell'Europa. Inoltre poveri in canna, depredati di tutto da un Leviatano statale bramoso di cibarsi delle nostre proprietà in modo da alimentare se stesso.
       Tutto questo disastro senza - per ora, solo per ora... - una guerra. Già così questo è il capolavoro storico della democrazia occidentale e delle varie forme che essa ha assunto in Europa dal 1989 in avanti. Chapeau!

                   Piero Visani

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