giovedì 11 settembre 2014

Una metafora italiana

       Nel brodo di melassa buonista in cui siamo immersi da decenni, abbiamo persino perduto la misura delle cose. In effetti, se ancora l'avessimo, ci accorgeremmo subito che il destino dell'orsa Daniza è esattamente uguale al nostro: ci viene promesso il migliore dei mondi possibili, ce ne cantano le lodi e ne decantano le virtù, veniamo tutti invitati a visitare questo "paradiso".
       Questa è la teoria, ogni giorno moltiplicata per mille dai media.
       Poi arriva la pratica e quest'ultima - chissà come mai - è del tutto inversa alla teoria. Dallo "stiamo lavorando per voi", ripetuto a getto continuo da quanti si dichiarano nostri amici e numi tutelari anche quando ne faremmo volentieri a meno, alla più prosaica realtà delle tasse, delle multe, delle ingiunzioni e talvolta anche dei proiettili sparati ad altezza d'uomo (di fronte o di dietro, poco importa).
        La teoria è "buonista", oltre ogni accettabile limite; la pratica è, più che "cattivista", decisamente crudele, soddisfatta di sé, quasi sadica, se avesse almeno il coraggio di dichiararsi per quello che è. E invece nemmeno quello: ti accompagna alla morte pregandoti di ricordare che, dopo tutto, sei stato ucciso per il tuo "bene", probabilmente pensando che, se ti si dice così, morirai un po' meno e un po' più contento...
       Che tristezza, almeno ci fossero i "cattivi" di una volta, quelli che per lo meno non erano così vigliacchi da fingere di non esserlo...

                                            Piero Visani                                       


Foto: UNA METAFORA ITALIANA

Nel brodo di melassa buonista in cui siamo immersi da decenni, abbiamo persino perduto la misura delle cose. In effetti, se ancora l'avessimo, ci accorgeremmo subito che il destino dell'orsa Daniza è esattamente uguale al nostro: ci viene promesso il migliore dei mondi possibili, ce ne cantano le lodi e ne decantano le virtù, veniamo tutti invitati a visitare questo "paradiso".
Questa è la teoria, ogni giorno moltiplicata per mille dai media.
Poi arriva la pratica e quest'ultima - chissà come mai - è del tutto inversa alla teoria. Dallo "stiamo lavorando per voi", ripetuto a getto continuo da quanti si dichiarano nostri amici e numi tutelari anche quando ne faremmo volentieri a meno, alla più prosaica realtà delle tasse, delle multe, delle ingiunzioni e talvolta anche dei proiettili sparati ad altezza d'uomo (di fronte o di dietro, poco importa).
La teoria è "buonista", oltre ogni accettabile limite; la pratica è, più che "cattivista", decisamente crudele, soddisfatta di sé, quasi sadica, se avesse almeno il coraggio di dichiararsi per quello che è. E invece nemmeno quello: ti accompagna alla morte pregandoti di ricordare che, dopo tutto, sei stato ucciso per il tuo "bene", probabilmente pensando che, se ti si dice così, morirai un po' meno e un po' più contento...
Che tristezza, almeno ci fossero i "cattivi" di una volta, quelli che per lo meno non erano così vigliacchi da fingere di non esserlo...

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