mercoledì 22 ottobre 2014

Genova - dicevo - è un'idea come un'altra...

      Genova ha un posto particolare, nella mia vita: è la città natale di mio padre, benché di famiglia di origini romagnole.
       Cominciai a frequentarla da bambino molto piccolo, le abbastanza rare volte in cui lui andava a trovare sua madre. Ricordo il mio amore per quel peculiare dialetto, così musicale alle mie orecchie, anche se in casa di mia nonna si parlava solo romagnolo stretto.
       Quando mia nonna morì, rimasi lontano da Genova per parecchio tempo, forse due decenni, poi ripresi a frequentarla a partire dalla fine degli anni Settanta, a seguito dello sviluppo di una solida amicizia (che dura tuttora) con un coetaneo poi diventato un noto critico cinematografico.
       La città mi è sempre piaciuta, anche se oggi la vedo schiacciata sotto il peso di un declino apparentemente inarrestabile, e se, nel corso del tempo, è stata il muto ma complice scenario di alcune vicende personali, talvolta anche sentimentali, che mi hanno dato gioie e dolori.
       Tutto è alle mie spalle, ormai, ma non rinnego niente di quello che ho fatto, scritto o detto, perché era quanto mi sentivo di fare, scrivere o dire in quei precisi momenti. Non mi ascrivo meriti o colpe. Sono stato me stesso, come sono solito essere. Ho forse nutrito qualche collera di troppo, ma era la reazione - credo naturale - di chi è solito profondere tutto se stesso nelle cose che fa, senza limiti, vincoli, confini.
       Seduto oggi a tavola, in un delizioso ristorante del centro, con mia cugina Anna, mi sono sorpreso a pensare che la semplice riscoperta di questo legame parentale tra due cugini primi rimasti troppo a lungo estranei l'uno all'altra è qualcosa di molto bello e positivo che mi viene da Genova, oltre a un certo sentimento che là vive una parte delle mie radici.
        Da soggetto iperspeculativo quale sono, oggi mi sono chiesto se - come nella mitica canzone che Paolo Conte ha dedicato a questa città - anche per me Genova fosse "un'idea come un'altra" e sono giunto alla conclusione che no, non lo è: per me Genova è la città di alcune occasioni trovate e di alcune occasioni perdute. Fanno tutte parte del mio patrimonio di esperienze, comunque lo si voglia connotare. Nessuna mi lascia l'amaro in bocca, comunque sia finita, perché in tutte ho profuso tutto me stesso, il mio pathos e la mia sincerità. Non avrei potuto fare di più e questo è il fondamento più solido della serenità con cui guardo a queste diverse esperienze.
       Dunque Genova, per me, a differenza che per Paolo Conte, non è "un'idea come un'altra", ma è lo sfondo - autentica "festa mobile" - delle varie idee che gli altri nutrono sulla mia identità. E' giusto prenderne atto. Io mi sento molto "uno", ma è possibile che venga talvolta percepito come "trino" e non so proprio come porre rimedio a questa cosa. Mi limito ad accettarla, molto serenamente, in nome del mio amore per la vita, a volte condiviso, a volte no.

                            Piero Visani



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