mercoledì 12 novembre 2014

Corrispondenza pubblica e privata di un generale della Rivoluzione e dell'Impero - 8

Parigi, 11 Frimaio, Anno IV.

Caro Diario,
                      ho parlato a lungo con il generale Buonaparte, mio diretto superiore. E' convinto che quanto prima - probabilmente agli inizi della primavera - gli sarà affidato il comando dell'Armata d'Italia e progetta grandi cose.
                          Non so da che cosa derivi tale convinzione, ma la sua sicurezza è evidente, così come la sua determinazione. Studia di continuo carte geografiche dell'Italia settentrionale, legge libri di arte militare, appare animato da un sacro furore che nulla può e deve fermare.
                          Per me, che pure sono un militare di professione, il contatto con il generale Buonaparte è a un tempo devastante e formativo.
                            Devastante perché le sue concezioni in materia di tattica e strategia sono assolutamente eterodosse e mai le avevo sentite formulate in termini così innovativi; formativo perché egli pare intendere tutto in termini di velocità: i movimenti dell'Armata d'Italia dovranno essere veloci; le truppe non dovranno essere rallentate, nei loro spostamenti, da nessun tipo di salmeria, ma dovranno vivere sul territorio, nutrendosi di quel che trovano, dove lo trovano; il nemico dovrà essere sorpreso, aggredito, vinto con la mobilità e la manovra molto più che con lo scontro diretto.
                               Mi ha pure accennato a una sua personale concezione operativa, che ha chiamato - se ricordo bene - manoeuvre sur les derrières, il cui scopo consiste nell'aggiramento del nemico e nell'operare alle spalle del medesimo, in modo da farne vacillare le capacità di combattimento e la possibilità di alimentarle.
                                L'uomo - inutile negarlo - è singolare e la sua possente personalità traspare da occhi che dardeggiano come lampi, come animati da un sacro furore. L'eloquio è brusco, perentorio, per nulla dialettico. Si comprende che il generale nutre convinzioni forti, ma si comprende altresì che è molto attento alle valutazioni altrui, se provengono da persone che egli stima.
                                  Non me la sento di affermare che Buonaparte mi stimi, ma credo che mi abbia in simpatia, poiché io non rinuncio mai a dire la mia opinione, pur nel rispetto dovuto a un mio superiore. Ed egli pare voler far tesoro di tutto, se ciò che ascolta in qualche modo lo colpisce.
                                    Per quello che ho sentito dire da vari colleghi, le condizioni attuali dell'Armata d'Italia sarebbero deplorevoli, nonostante la vittoria colta pochi giorni fa dal generale Massena nella battaglia di Loano, e mi verrebbe da pensare che il generale Buonaparte dovrebbe fare miracoli per ristabilire l'efficienza operativa di quei reparti. Ma - qui sta il punto - quell'uomo appare davvero in grado di farli, i miracoli, anche solo facendo leva sulla sua indomabile energia, che sottopone tutti noi subalterni a sforzi inauditi per tenergli dietro.
                                      Alla fine del colloquio, ho chiesto al generale se potevo usufruire di alcuni giorni di licenza. E' parso vagamente sorpreso, ma ha acconsentito e ha accompagnato il suo assenso con un sorriso e un quesito: "Siete alla ricerca di madame d'Orléac?"
                                      "Sì, mio generale, si è assentata improvvisamente e non so dove cercarla!".
                                       "Chiedete al buon Savary: ha solo 21 anni, ma sa già tutto di tutti! Le informazioni, anche quelle più riservate, sono la sua specialità!".
                                        Così, dopo essermi congedato dal generale, mi sono rivolto a questo giovane specialista di informazioni di tutti i tipi e lui non ci ha messo molto a dirmi dove Madame d'OrLéac si trovi. A questo punto, farle una sorpresa è d'obbligo...

                                      


Corrispondenza pubblica e privata di un generale della Repubblica e dell'Impero è un racconto in forma epistolare e diaristica scritto da Piero Visani


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