sabato 13 dicembre 2014

La battaglia di Fredericksburg (13 dicembre 1862)

       Il 13 dicembre 1862, sulle rive del fiume Rappahanock, in Virginia, proprio alle spalle della cittadina di Fredericksburg, l'esercito unionista, comandato da Ambrose Burnside (il generale con i basettoni che compare in un noto stacco pubblicitario della trasmissione televisiva Le Iene)



si lanciò coraggiosamente ma sconsideratamente all'assalto delle alture che la sovrastano (note come Marye's Heights) e subì la stessa sorte che subirono quasi tutti gli attacchi frontali condotti nel corso della Guerra Civile Americana. Sebbene nessun reparto confederato disponesse di fucili rigati e assai scarsi fossero i pezzi d'artiglieria a canna rigata a disposizione delle forze comandate dal generale Robert Edward Lee, l'attacco unionista si risolse anch'esso, come tutti quelli che erano stati tentati prima e saranno tentati dopo quella data, in un sanguinoso massacro. Costretti ad avanzare su un terreno scoperto in leggera salita, presi a fucilate dai reggimenti confederati schierati dietro una serie di muretti in pietra, i reparti unionisti si lanciarono valorosamente all'assalto, ma invano.
       Fredericksburg può essere considerata una sorta di Gettysburg alla rovescia, svoltasi poco più di sei mesi prima, e il suo aspetto tatticamente interessante è che anche i fucili ad anima liscia si dimostrarono sufficienti a fermare un avanzata nemica in campo aperto, grazie al supporto di artiglieria e alla protezione offerta da una posizione modestamente fortificata.



       La battaglia di Fredericksburg è molto ben illustrata nel film Gods and Generals (2003), di Ronald F. Maxwell, e può essere seguita ancora oggi  su un campo di battaglia trasformato in parco nazionale e assai ben conservato. Lo visitai circa dieci anni fa e mi impressionò molto, così come mi piacque la cittadina di Fredericksburg in sé, tuttora pregna di atmosfere da Vecchio Sud.
       E' straordinario vedere l'attenzione che gli americani riservano ai momenti cruciali della loro storia patria, e la cura che mettono nel preservarne le memorie, creando trust che si impegnano a raccogliere fondi per sottrarre quello che essi chiamano "il terreno sacro", alle spinte riduzioniste ed omologatrici della modernizzazione (a dimostrazione che non tutti gli americani credono che un supermercato o un insediamento residenziale valgano più della preservazione della memoria storica).
       Fredericksburg, da questo punto di vista, è stata più fortunata di altri luoghi, in quanto si trova in Virginia, uno Stato in cui perfino gli speculatori sanno che la tutela della memoria storica può essere un gigantesco business, considerate le folle di connazionali (e non solo...) che ogni anno la Guerra Civile richiama sul suo territorio.
       Visitai la Virginia in un'epoca in cui era ancora lecito fare cose senza doverne dare conto a chi "sta lavorando per noi". Ora queste cose sono precluse, a chi non fa parte della "casta", onde evitare problemi di varia natura o, più semplicemente, perché la borghesia è stata depredata di tutto. Io però mi sento molto sereno, perché da quando sono nato sono un piccolo docente di "antipolitica" e vedo che i miei giovani seguaci crescono convinti e gioiosi. E so bene che, prima del radioso 1789, occorrono lunghi decenni. Ma poi arriva.

                        Piero Visani

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