lunedì 22 dicembre 2014

Repetita iuvant

       Quando mi ritorna in mente il noto aforisma nietzscheano, quello per cui "è meglio essere pazzo per conto proprio anziché savio secondo la volontà altrui", provo sempre un piccolo moto di soddisfazione. Le attestazioni di "pazzia" a mio carico, infatti, si sprecano, ma sono quelle che mi hanno consentito di rimanere come volevo essere, senza dover dire grazie a nessuno.
       Calcioni ne ho presi parecchi, ma, che li abbia meritati o meno, io non volevo perdere la mia identità, non volevo mediare, non volevo diventare un altro, non cercavo di essere gradito, non mi preoccupavo e non mi preoccupo di varie forme di captatio benevolentiae.
       Credo di essere andato incontro a diverse condanne alla damnatio memoriae, ma in definitiva ne sono lieto, perché sono la testimonianza più convincente di cui dispongo di essere rimasto fedele a me stesso.
       Non mi daranno un cavalierato, resterò noto soprattutto per essere un "gran bastardo" e devo dire che la cosa non mi preoccupa né mi turba a livello professionale e tanto meno a livello personale. Non ho fatto commercio di me stesso e non mi sono piegato a transazioni o a mediazioni. Sono diventato ciò che volevo essere. Mi ritengo abbastanza soddisfatto. Padrone a casa mia, per quanto modesta. Non soprammobile né "uomo da marciapiede". E soprattutto mai omologabile.

                        Piero Visani




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