sabato 10 gennaio 2015

Il tempo di morire

       Reputo un po' fastidiose tutte le contestazioni a carico di polizia e Forze Armate francesi. E' vero che nel caso di specie non paiono aver fatto un figurone, ma credo che non ci sia nulla di più difficile che essere militari (lascio deliberatamente da parte l'essere guerrieri...) nell'Europa attuale. Di norma, infatti, sono considerati soggetti che servono a nulla, salvo poi - quando servono - essere criticati per carenze di preparazione. Grande coerenza...
       Senza volersi fare il difensore di ufficio di alcuno, la professione militare richiede - molto più di altre - forti motivazioni. Ma da dove potrebbero venire, tali motivazioni, per soggetti che nella maggioranza dei Paesi europei sono di norma oggetto di pubblico ludibrio? Dove fare il militare è considerato "un lavoro" (formula che davvero mi pare alquanto riduttiva)? E tali motivazioni, se qualcuno ancora nutrisse il desiderio di ricercarle, dove dovrebbero essere trovate, nella difesa della BCE e degli eurocrati?
      La sensazione è che all'Europa, esattamente come a tutto l'Occidente, non resti che la "guerra posteroica", la "guerra senza morti", combattuta dalle e con le macchine. Dimenticando il fondamentale assunto clausewitziano per cui la guerra è, essenzialmente e precipuamente, uno "scontro di volontà".
       Se tiene conto di questo, l'Occidente (concetto dal quale ribadisco il mio totale, assoluto e convinto distacco) ha già perso in partenza e non può fare altro che imitare l'impero bizantino: puntare sulla tecnologia per garantirsi ancora un po' di sopravvivenza. Una questione di tempo, insomma. Il tempo di morire. Non so perché, ma davvero non mi viene da dire, di fronte a tale constatazione: non ci resta che piangere. Anzi...

                  Piero Visani
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