venerdì 13 febbraio 2015

La "democrazia guidata"

        Ricordate il dittatore indonesiano Sukarno e il suo concetto di "democrazia guidata"? Quando lo enunciò, nel corso degli anni Cinquanta, venne sbeffeggiato da tutto il mondo occidentale, che però ora, circa un sessantennio dopo, è pervenuto alla medesima repressione del diritto al dissenso.
       Come può essere definita, infatti, la legislazione che in varie parti d'Europa proibisce la formulazione di valutazioni "altre" rispetto alla controversa questione dell'Olocausto ebraico? In effetti, se la questione non è discutibile a causa della sua manifesta infondatezza, per quale ragione vietarla? Essa rimarrà circoscritta a una lunatic fringe di fanatici, intenti a dare prova del loro neonazismo o ad esercitarsi su teorie che la maggioranza degli storici respinge come infondate.
      Più preoccupante è che si voglia vietare la ricerca storica e ancora più preoccupante è che si crei il precedente di una teoria che è vietata in quanto dichiarata inaccettabile. Che cosa potrebbe impedire, infatti, che domani la mannaia dell'obbligo al silenzio venga fatta cadere su altro forme di dissenso, scelte di volta in volta ad hoc?
       Già oggi, ad esempio, non è a costo zero evidenziare che il liberalcapitalismo non è necessariamente il migliore dei mondi possibili o sostenere che l'Unione Europea ha costruito un eurolager. Si può ancora dire, anche se la cosa non procurerà prebende o cattedre universitarie. Ma se un giorno non si potesse dire più? Se si potesse (e dovesse...) cantare solo le lodi della attuale democrazia plebiscitaria, in procinto di divenire totalitaria.
       Senza andare a scomodare la retorica del "battersi fino alla morte per consentire la libera espressione delle idee altrui", sarebbe sufficiente garantire l'esercizio della piena libertà di dissenso.
       Fa piacere constatare che si è creato un fronte trasversale che accomuna soggetti di estrazione politica la più diversa, non esclusi non pochi ebrei non sionisti, che si rendono perfettamente conto del formidabile passo che è stato compiuto verso una sempre più inarrestabile deriva totalitaria, dove naturalmente i genocidi e gli Olocausti sono quelli altrui, non i propri. Come giudicare, ad esempio, il freddo e scientifico sterminio dei nativi d'America da parte degli Stati Uniti? Un accidente della Storia? I gulag staliniani? .Il genocidio armeno? E via massacrando... Tutte bazzecole? E come mai i "presunti" 100 milioni di morti causati dal comunismo "valgono", a questo borsino dei cadaveri, molto meno dei 6 milioni di morti provocati dal nazismo? Erano "più morti" degli altri, questi ultimi? I genocidi non sono tutti uguali, nel loro spaventoso carico di orrore?
       La cosa più oscena, in questa vicenda, è che essa sia finita nelle mani di politicanti da quattro soldi, la cui unica preoccupazione è mostrarsi proni ai voleri di Washington e Gerusalemme. Tutto lecito, per carità, nella corsa all'abiezione e al servilismo. Un po' meno miopia, tuttavia, avrebbe dovuto illuminare qualcuno sul fatto che certe visioni del mondo sono sempre a doppio taglio: un po' lavorano in un senso, un po' nell'altro; e che spesso, dopo i periodi del Terrore, vengono quelli dei Direttori, poi i Buonapartismi, poi le Restaurazioni. La Storia è divenire. Quello che è meno confortante è che molti di quelli che oggi votano le leggi repressive contro i reati d'opinione, con la stessa disinvoltura avrebbero plaudito entusiasticamente, sul finire degli anni Trenta del Novecento, alla repressione antiebraica. CIO' CHE UCCIDE LA LIBERTA' NON SONO LE IDEE, PER QUANTO CRITICABILISSIME, MA I CONFORMISMI, le scelte di comodo di coloro cui non importa assolutamente nulla di qualsiasi Olocausto, ma solo di potersi schierare in un coro vantaggioso per se stessi, salvo cambiarlo quando vantaggioso non dovesse risultare più. Singolare che pochi lo capiscano.

                        Piero Visani



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