giovedì 12 marzo 2015

Coincidenze

       Il bello della politica è che raramente qualcosa accade per caso. E' più difficile parlarne sul versante del cosiddetto centrodestra, ove l'insipienza regna sovrana ed è un viatico di carriera. Tuttavia, tanto per fornire un po' di biada, inviterei alla riflessione sul caso Tosi e, soprattutto, sul ritorno agli onori del mondo di Silvio Berlusconi.
       Due eventi assolutamente "casuali" - sia chiaro - ma che capitano proprio nel momento in cui Matteo Salvini si batte con accanimento per la leadership del centrodestra. Nessuno mi può sospettare di simpatie per Salvini o per il centrodestra, ergo ritengo di poter sottolineare che i due "incidenti di percorso" che gli sono testé capitati siano frutto di una strategia precisa, intesa a mettergli i bastoni tra le ruote.
       Tutto parte da una constatazione da autentici geni della politica, quali i "centrodestri" italici mediamente sono...: "Salvini non potrà mai vincere". Possibile, probabile. Il problema è che, quando hanno vinto Silvio Berlusconi e accoliti, l'unica sensazione che un elettore medio di quell'area ha potuto provare è stata la mitica invocazione nannimorettiana: "Dite qualcosa di destra!". Poi ha visto che i suoi "beniamini" sono andati al governo, sono stati più statalisti dei loro rivali, hanno elevato la pressione fiscale come gli altri e si sono ispirati a un universo metapolitico (loro non sanno cos'è e non è il caso di spiegarglielo, ma esiste...) che era in tutto e per tutto di sinistra.
      Ed ecco che ora, mentre Salvini - con qualche modesto spunto in più - "qualcosa di destra" riesce a dirla e - soprattutto - riesce a dire qualcosa "al di là della destra e della sinistra", ecco che dai retaggi del passato escono - nobilitati e/o riabilitati - quei "moderati" che proprio a Salvini potrebbero dare fastidio.
       Sarà un caso? Può darsi, ma non ci credo. Quel che mi sento di dire è che, se Salvini cerca dei nemici, li troverà soprattutto nell'impalpabile area del Centrodestra, dove convivono tranquillamente tutto e il contrario di tutto, con il risultato di produrre un "assoluto Niente". Se fosse un leader vero, del che dubito, si preparerebbe a un "lungo viaggio al termine della notte", che è esattamente quello che gli si prospetta. Non esiste infatti, in Italia, una volontà di cambiare che possa insidiare la posizione egemonica di Matteo Renzi. Se insidia ci sarà - e potrebbe in effetti esservi - verrà dall'interno del suo schieramento, non da fuori.
       Quanto all' "area vasta" che in quello schieramento non si riconosce, il lavoro da fare è enorme e va molto al di là dei tempi della politica. C'è da scrivere una mappa di valori, possibilmente fatta di molti "sì" e di pochi "no", e da definire un perimetro concettuale molto avanzato, che non sia il solito no a un comunismo che non esiste più e sì ad una difesa dell'Occidente che vuole noi morti, non l'Islam.
        Guardare ad Est, guardare a Sud, ricercare nuovi alleati e nuove alleanze. Da tempo non abbiamo più una Patria, né reale né ideale, ergo ci serve la fantasia, non le rimasticature. Serve un lavoro di fondazione destinato a durare a lungo, grazie al quale si riesca finalmente a capire dove collocarsi. Per ora, si è in mezzo al guado, ed è una posizione scomoda. Per ora, non si è né carne né pesce, ed è una posizione deplorevole. Per ora, la metapolitica utilizzata è quella dell'avversario politico, ed è una posizione perdente.
       Non c'è molto da fare. C'è tutto da fare.

                                 Piero Visani