venerdì 29 maggio 2015

Dalla "Commedia" alla "tragedia" degli equivoci

       Sia chiaro, un riferimento shakesperiano è decisamente "troppa grazia" rispetto alla squallore assoluto che si va a trattare, ma esso descrive bene la situazione tipica degli ultimi giorni di campagna elettorale, quando gente che ha governato per anche troppo tempo giura e spergiura che, se tornerà al potere, si comporterà in modo radicalmente diverso da quanto aveva fatto in passato, raccontando così l'ennesima menzogna a un pubblico evidentemente incline a credere a tutte le "balle spaziali" che gli vengono dette.
       Si agitano le minacce di ruspe mai viste in azione quando i "ruspanti" stavano al governo e si nota, per contro, la totale mancanza di leggi (non la applicazione, ma proprio l'inesistenza delle medesime) su temi che, quando costoro erano al potere, avrebbero potuto tranquillamente sollevare e trasformare in provvedimenti legislativi, se solo ne avessero avuto il coraggio. E si dimentica - suprema omissione...! - le non poche cooperative create ad imitazione di quelle "rosse", di cui hanno brillantemente condiviso tutti gli intenti, compresi quelli "sociali", visto che sono state utilizzate a iosa per trasformare i fondi europei in patrimoni privati (una definizione alquanto singolare di "sociale", quella di arricchimento tramite fonti pubbliche, ma credo ampiamente condivisa dalla maggioranza degli italiani, a quel che vedo...).
       La "commedia degli errori" si trasforma così in farsa, se vista (e talvolta "goduta") da dentro, mentre diventa una straordinaria "tragedia degli errori" per un popolo che, nella sua insipienza, riesce sempre e solo a dare fiducia a chi lo ha costantemente gabbato (con reciproca soddisfazione, parrebbe...).
       Il che - devo dire - non mi sorprende per nulla: privi di qualsiasi etica, anche spicciola, come siamo, ovviamente non possiamo che dare fiducia ai truffatori, di piccolo e grande cabotaggio, perché sono quelli che interpretano al meglio il carattere nazionale.
       Dunque avanti così, con varie forme di "peggio" che si alternano a scadenza regolare. Il "meglio" (che non ha assolutamente nulla a che vedere con il "meno peggio", tengo a precisare) può attendere. E direi che attenderà molto a lungo...

                                    Piero Visani