lunedì 6 luglio 2015

Le politiche del risentimento


       Ieri sera, saltellando tra vari "talk show" televisivi, ho appreso da vari "soloni" di professione che, nel voto greco, avrebbero trionfato le "politiche di risentimento".
       Mi è piaciuta la profondità dell'analisi, degna delle migliori portinerie: in effetti, un Paese europeo è stato trasformato, nel giro di pochi anni, in uno Stato del Quarto Mondo, dove ci sono milioni di persone ridotte sul lastrico, è cresciuta notevolmente la mortalità infantile e spesso i bambini vanno a scuola senza aver fatto colazione, perché le famiglie non sono in grado di darla loro.
       In tutto questo - secondo i nostri raffinati analisti - sarebbe maturato del risentimento, che avrebbe portato al voto "irrazionale" di ieri.
       Ne deduco alcune cose, assolutamente chiare per i nostri analisti:
1) ridurre un popolo alla fame, privare di un futuro le giovani generazioni, far piangere in pubblico i pensionati (vedasi foto ormai celeberrima) e costringere i poveri a cercare cibo nelle pattumiere equivale a un comportamento assolutamente "razionale".
2) Se quel comportamento ai greci non piace, perché li priva di tutto e, in primo luogo, della speranza, essi NON dovrebbero dimostrarsi risentiti, ma probabilmente dimostrarsi felici e contenti.
3) è vero che l'esaltazione della sodomia è ormai diventata uno dei motivi principali delle attuali politiche europee, ma - nella mia ingenuità - avevo pensato che si trattasse della sodomia individuale, non di quella collettiva...
4) In un aspetto, tuttavia, i nostri raffinati analisti hanno ragione: la soglia del risentimento non è ancora stata superata. Se lo fosse stata, non credo che i greci si sarebbero limitati ad esprimere il loro dissenso con un democraticissimo voto.
5) Ultimo, ma non minore: ci sono analisti di regime che, per meritarsi la lauta mercede che ricevono, non hanno pudore di niente.

                                Piero Visani