domenica 26 luglio 2015

Ringraziamenti

       Sono nato il 25 luglio 1950, all'ospedale di Aosta. Il mio affacciarsi al mondo ha avuto luogo alle 19,26, per cui a quest'ora mi sento davvero prossimo al compleanno.
      Mia madre - che ormai veleggia felicemente verso i 94 anni, portati alla grandissima e in totale autonomia - sostiene di ricordare perfettamente il minuto perché erano ore che fissava nervosamente l'orologio della sala parto.
      Benché io sia terribilmente puntuale, in quelle settimane e quel giorno in particolare ero in ritardo. "A posteriori", è evidente che lo fui per una comprensibile riluttanza ad affacciarmi su questa terra. Sarebbero passati almeno vent'anni prima che leggessi Emile Cioran e le sue splendide considerazioni sull'unico gesto di libertà consentito all'uomo, ma evidentemente avevo già allora le mie perplessità e cercavo di differire un evento del quale non ero e non sono tuttora convinto.
      Quanto infine ruppi gli indugi, era una serata di caldo afoso, in quella Aosta dei primi anni del secondo dopoguerra, e i valdostani - come il resto degli italiani - erano e sono afflitti da una nevrosi da calore che scalda le loro menti, molto prima che i loro corpi.
       Venni sistemato nella nursery, dove tutte le finestre erano aperte, per far circolare un po' d'aria. Di colpo, però, si formò un pesante temporale da calura, che si abbatté sulla cittadina con violenti folate di vento.
       Le amorevoli infermiere mi avevano posto in piena corrente e - a quel che si dice - non furono nemmeno particolarmente sollecite nel sottrarmi a quelle ventate. Il risultato fu che, prima ancora che avessi vissuto 12 ore, contrassi una pesante forma di polmonite, dalla quale venni salvato solo grazie alla somministrazione della penicillina, da pochi anni portata in Italia dagli americani.
       I due psicologi con cui ho avuto un dialogo, negli ultimi dieci anni, sono entrambi concordi nel ritenere questo un evento fondamentale nella mia formazione e nella mia spiccata misantropia. Io non sono così d'accordo, ma ne prendo atto.
      Il 25 luglio 1950 era un martedì, giorno dedicato a Marte, e in effetti tutta la mia vita, a partire dai 3-4 anni, è stata caratterizzata da quello che James Hillman definirebbe un "terribile amore per la guerra", amore che non mi è mai passato del tutto. Ero - è vero - nipote per via materna di un paracadutista della "Folgore" di El Alamein, ma io, se penso al mio interesse per le cose belliche, sono piuttosto portato a pensare a una qualche forma di reincarnazione.

       Dopo aver descritto questo "incipit" esistenziale, che a mio parere è la chiave di molto di me, mi è gradito ringraziare i circa 200 amici, personali e di Facebook, che hanno voluto farmi i loro auguri di buon compleanno. Li ho molto graditi. Credo di avere significativi problemi di incomunicabilità, con il mio prossimo, nel senso che NON ci capiamo a vicenda, spesso, e dunque l'affetto degli amici mi fa forse più piacere che ad altri.
       Come faccio sempre, dedico a tutti - per ringraziamento - una canzone di Paolo Conte, "La ricostruzione del Mocambo", che proprio di incomunicabilità tratta, con estrema finezza, e lo fa utilizzando uno stile musicale che adoro, al punto che la ritengo quasi un mio inno personale. Grazie a tutti!

                 Piero Visani