giovedì 22 ottobre 2015

Volti

       Un volto - a volte - vale più di mille parole e teorie fumose.
       La dialettica è molto bella, le botte un po' meno.

       Le teorie sulla "minimum force" sono state elaborate, a livello teorico, da soggetti che potevano godere di robuste scorte in tutti i momenti della loro vita, o da gente che, per sua fortuna, non aveva mai avuto a che fare con individui che di umano hanno solo le apparenze esterne.
       Nella pratica, nella realtà di fasi di concitazione estrema e adrenalina assoluta, non si va tanto per il sottile. Si spara per autodifesa e spesso - e questo è il bello dell'umano genere - si spara perché una situazione che inizialmente pareva a proprio sfavore, magari si è rivoltata a nostro vantaggio e scatena istinti che per alcuni sono "i peggiori" e per altri semplicemente normali.
       Mi permetto di suggerire, in materia, la lettura di un saggio come quello di Dave Grossman, On Combat. Psicologia e filosofia del combattimento in guerra e in pace, Edizioni Libreria Militare, Milano 2009. Questo testo smonta con tranquillità tutte le amenità che vengono profferite sul tema da chi le sue battaglie più aspre le ha combattute a "Risiko", e descrive con estrema accuratezza che cosa sia davvero uno scontro a fuoco.
       Come in tutte le cose di questo mondo, se si intende evitarlo, meglio non cercare guai. Se si preferisce ricercarlo, ricordarsi della perenne validità del terzo principio della dinamica.
       Escludo la competenza, nel settore, dei legulei. Categoria stimabilissima, per quanto mi riguarda, ma che ne ha altre, di competenze. Ci si faccia raccontare da combattenti veri - non dagli estensori delle Convenzioni internazionali di Ginevra - che cosa accade quando si prendono prigionieri dopo un combattimento molto aspro, e quanti ne sopravvivono...
       Non è prendendoci in giro reciprocamente che cambieremo la realtà. Al massimo - come sta accadendo da tempo nelle società occidentali - ne inventeremo una virtuale, dove il "non vedere" favorisce la narrazione di favole. La foto di cui sotto dimostra che le favole possono avere molti volti e che il primo da evidenziare, in una società che intenda sopravvivere, è quello delle vittime.
       Il resto è il simpatico e sempiterno onanismo giuridico, che infatti - come tutti i tipi di onanismo - si pratica da soli, nella tranquillità di una propria stanza, possibilmente confortevole. Non sulla pubblica via. O no?
       E la concretezza del rapporto con la realtà di questi soggetti è la medesima che ha un onanista sessuale con il proprio partner: vogliamo dire cartaceo/videatica...?

                                 Piero Visani


Adry Balestra
14 ore fa
Io dopo la trasmissione di r4 mi chiedo???
Come si fa a dire che il pensionato di vaprio non doveva sparare??? Ha fatto bene .
Noi non avevamo armi e ci hanno fatto a pezzi. Grazie stato.
Questo è come mi hanno ridotto