giovedì 19 novembre 2015

In morte di un amico


       E' molto brutto quando muore - molto giovane - un collaboratore e anche amico. Cercava di costruirsi una professione e si è imbattuto nei "volonterosi carnefici", le copie legalizzate dell'ISIS. Era troppo sensibile per resistere, troppo legalitario per cercare soluzioni alternative. Ne ha fatto una malattia, ha visto che molte cose crollavano intorno a sé e si è visto perduto. Il cuore stamani ha ceduto.
       Diranno che era un uomo debole, solo, isolato. Non era nulla di tutto questo, lo conoscevo bene. E' stato travolto dagli "spostamenti progressivi del (dis)piacere". C'è chi si diverte ad affrontare le carogne, e chi no, chi ne soffre fino a consumarsi come una candela per le crescenti ingiustizie di cui è fatto oggetto.
       Riposi in pace ma, se riesce a seminare un po' di maledizioni su chi le merita, faccia pure. Io non soffrirò. Conosco i volti del nemico e non sono così ingenuo da pensare che ne abbia uno solo, e di fattezze mediorientali.

                    Piero Visani