giovedì 12 novembre 2015

Le réveil


       Ci sono molte trappole, in tutte le retoriche, e la retorica militare non fa eccezione. Però offre il vantaggio che, di fronte ad essa, la gente comune in genere si ritrae, mentre in altre casca a pesce e se le beve per intero...
       In queste giornate dedicate al ricordo dei caduti, a me piace farlo con una celeberrima opera di Auguste Raffet (1804-1860), "Le Réveil". La vidi per la prima volta quando avevo circa sette anni e stavo consumandomi la vista nella lettura di molti, troppi libri.

       Da bambino, ero sensibilissimo alla retorica militare e forse sono sensibile ad essa ancora oggi, anche se so che cosa occulta. Tuttavia, lo splendore de "Le réveil" è che, quando un tamburino chiama a raccolta tutti i caduti delle guerre napoleoniche, il moto collettivo pare quasi anticipare una famosa scena di "Allonsanfan" dei fratelli Taviani, quella in cui lo spirito del vecchio rivoluzionario, a lungo soffocato, si riaccende sentendo i primi colpi di una nuova sollevazione popolare, di cui nulla sa, ma che rivificano i suoi sogni. Basta solo quello a fargli esclamare: "Ma allora è vero! Allonsanfan!", giusto il tempo per essere ucciso dalla reazione in agguato.
       Ho i miei anni, non credo di essere mai stato catalogato come rivoluzionario, ma "Le réveil" mi emoziona sempre, perché - come dice il nome stesso - è appunto un "risveglio".
       Siccome sto dormendo da decenni e - a differenza di altri - ne soffro, "Le réveil" riporta a galla il mio cuore-bambino, che è lì, sempre presente, mai divenuto troppo cinico e mai disponibile alla mercatura.
       Tutti diranno "orribile retorica!" - e li capisco - ma sono contento di avere oggi la stessa mentalità che avevo allora. Pensare in grande è un viatico ideale per vivere in piccolo, anzi in piccolissimo, visto che ti precludono di accedere a tutto in quanto non è un pensiero "politicamente corretto", però resto dell'idea che, se seguissimo canoni etici, pulsioni ideali e comportamenti estetici, la vita sarebbe infinitamente migliore.
       Il bambino che amava "Le Réveil" è ancora ben presente dentro di me, e lo saluto con gioia.

                                      Piero Visani