giovedì 26 novembre 2015

Milano

       Ho un rapporto strano, con Milano. Mi ricorda storie d'amore, ma quasi mai di amore condiviso. Di amore negato, rifiutato, tormentato, deriso, giocato.
       La città mi piace, perché appare pulsante, ma ci sono troppi luoghi che mi destano ricordi spiacevoli. Forse solo il Cova mi ricorda esperienze divertenti, anche recenti, di cui una descritta sulle pagine di questo stesso blog (Al Cova ne era il titolo, vagamente evocativo...). Altri luoghi, per contro, sono una autentica spada nel cuore.
       Si finisce in certe storie perché ti tirano dentro, e nemmeno io - a posteriori - so spiegarmi realmente perché ciò sia avvenuto. Come gran parte della mia vita, sono state esperienze a metà, coiti (più psicologici che fisici) realmente interrupti, per motivi a me in fondo inesplicabili.
       Così, camminando lentamente tra luoghi noti, vado alla ricerca di memorie, ma sono molto più agre che dolci, e allora dal "privato" sbocco quasi inevitabilmente nel "pubblico", con le sue apparenze di una mattinata in stile militar-poliziesco, con pattuglie armate per ogni dove, con non troppa gente in giro.
       L'apertura delle porte della metropolitana mi induce quasi inevitabilmente a interrogarmi sulle sliding doors, giochino a me da sempre caro, non perché io rimpianga le vite vissute, ma perché non so darmi pace di quelle malamente sprecate.
       Per fortuna, il lavoro mi riporta alla vita, mi distrae, mi impedisce di finire preda del mio male di vivere. Ma, tornando a casa, penso che Milano sia stata per me, in passato, una gigantesca trappola, dove più volte sono stato spinto sull'orlo del baratro. Ho lasciato fare, perché pensavo che si sarebbe trattato di una caduta in due, ma sono sempre caduto da solo, quando non sono stato spinto nel vuoto...
       Tuttavia, sono sempre risalito alla superficie, con maggiore o minore fatica, finché non ho capito che dovevo smettere di correre dietro a inganni, ma ricercare solo verità. Obiettivo felicemente raggiunto. Il resto sono solo cicatrici, tutte rimarginate, chi più chi meno. Come vitalista convinto, mi resta il rimpianto per tanta energia inutilmente dispersa, oggi molto più proficuamente impiegata.

                                 Piero Visani