lunedì 25 gennaio 2016

I mezzemaniche della (presunta) alterità

       Uno degli aspetti più divertenti di questo periodo di finta trasgressione è che gli omosessuali, i "diversi", tutti coloro che, in un modo o nell'altro, avrebbero tutto l'interesse a sottolineare la loro alterità, sono in realtà soggetti che hanno una concezione altamente burocratica e burocratizzata della loro presunta "diversità" e sono alla disperata ricerca di garanzie di tutti i tipi.
       Questa cosa mi diverte moltissimo, perché - ai miei occhi - un "diverso" che cerca disperatamente di diventare "uguale" è tutto meno che un vero diverso, ma è una specie di mezzemaniche della presunta alterità. Uno che cerca tutele, pensioni, garanzie, riconoscimenti, status. In un parola: UGUAGLIANZA.
       Una delle più evidenti attestazioni di quanto lo statalismo sia diffuso in questo Paese è data proprio dal fatto che i "diversi" cerchino l'alterità "garantita", in modo da risultare un po' meno diversi e un po' più uguali. Non ho nulla contro di loro, perché per me le inclinazioni e le scelte sessuali sono un fatto personale e privatissimo. Mi sorprendono alquanto, invece, le loro scelte sociali, che sono tutto meno che libertarie. Omosessuali con la rete, libertari con la mutua, trasgressori dal garantismo più bieco. Il trionfo della normalità più bigotta. Se fossi un vero "diverso", ci terrei molto alla mia unicità. Qui, invece, si vuole assistenza dalla culla alla tomba, anche e soprattutto quando ci si pretende diversi, mentre in realtà si è pateticamente, bigottamente, noiosamente eguali. Tristezza.

                                       Piero Visani