lunedì 29 febbraio 2016

(S)ventolando rosse bandiere


       Più che mai, oggi mi accorgo che io non sono comunista esattamente per le stesse ragioni per cui non lo fu Ennio Flaiano: "perché non me lo posso permettere"...

                            Piero Visani

Paternità


       Credo che, più che a Mussolini, la frase "incriminata" pronunciata da Donald Trump ("meglio un giorno da leone che cento anni da pecora") debba essere attribuita - al di là delle varie rivendicazioni "ad personam" - all'attività del Servizio P(ropaganda) dello Stato Maggiore dell'Esercito, avviata nei primi giorni del 1918, dopo la disfatta di Caporetto. Fu nel periodo immediatamente successivo che incominciarono ad apparire sui muri frasi di contenuto patriottico e di incitamento alla resistenza, tra cui anche quella.
       Capisco invece bene lo scandalo, in tutte le totaldemocrazie attuali, in quanto una frase del genere è pericolosissima. Nelle totaldemocrazie, infatti, ispirare i propri comportamenti a un principio come quello citato significherebbe impegnare se stessi a liberarsi dalla tabe politica e burocratica che ogni giorno inquina e distrugge le nostre vite, alla ricerca di un giorno, un giorno solo, PER CUI VALESSE DAVVERO LA PENA DI VIVERE. Degli altri cento anni, è difficile potersene fare qualcosa, perché una sequenza ininterrotta di giorni passati a pagare, a subire e a sentirsi chiedere "come mai non sei contento di questa splendida vita che ti facciamo fare?", è peggio, infinitamente, incredibilmente peggio di qualsiasi forma di morte. E' essere MORTI credendo di essere VIVI. La più geniale forma di sodomia totaldemocratica.

                  Piero Visani

domenica 28 febbraio 2016

Le prese in giro


       Non è raro che taluni amici, specie quelli con cui ho maggiore confidenza da una vita, mi rimproverino bonariamente di non essere un allegrone, nelle cose che scrivo.
       E' una considerazione - tra le poche - che mi innervosisce vagamente, perché, se è vero che "non vedente" è un sapiente escamotage dialettico, è non meno vero che la cecità è la condizione tipica del non vedente, il quale, per proprietà transitiva, è dunque definibile anche come cieco.
      Ne consegue che bisogna intendersi: se io sento dire ogni giorno che è in ripresa un Paese in cui i cittadini fuggono a gambe levate, specie se giovani, così come fuggono le aziende per sottrarsi a un sistema fiscale folle, in cui la disoccupazione resta a livelli elevatissimi e ci sono meno investimenti di capitale che in Colombia, uno dei due - o chi dice che questo Paese è in ripresa o lo scrivente - sta prendendo per i fondelli il proprio uditorio. E dal momento che le più accreditate analisi internazionali (quelle lunghe, scritte in inglese, che superano le 40 pagine, non le 4 righe che rientrano nella capacità di lettura media di un utente di FB) io cerco di leggerle e parlano tutte A MORTO dell'Italia, chiedendosi se e come esisterà ancora in un prossimo futuro e QUALE FINE FARANNO i suoi abitanti, non sono io che non sono un allegrone. Temo che sia qualche frequentatore di questa piazza virtuale che è un inguaribile ottimista o - più facilmente - uno stipendiato del sistema.
       In secondo luogo, prepararsi alle tragedie che verranno è tipico di chi si prepara seriamente. Negli eserciti autenticamente definibili come tali, infatti, l'addestramento è di natura spesso parossistica di modo che, sul campo di battaglia, la situazione appaia decisamente meno terrorizzante di quanto appariva in addestramento (che sono i vietcong, per i marines passati tra le grinfie del sergente Hartman di "Full Metal Jacket"? Delle pecorelle). Per contro, se a livello di preparazione si fossero coltivate le mammole, il quadro complessivo sarebbe decisamente più critico, sul campo.
       Di natura, sono ferocemente ottimista, l'ottimismo della volontà. Con tutto il guano che ho dovuto trangugiare in vita, se non fossi ottimista e animato da un forte spirito combattivo, sarei già finito sotto i ponti (o sotto due metri di terra); invece sono ancora qui, impegnato in mille progetti e senza alcun bisogno di vivere di sussidi o vitalizi di stato. Ce la faccio brillantemente da solo, grazie al mio spirito guerriero. Presentare l'orrore per quel che è non significa essere pessimisti, ma esortare a "conoscere il tuo nemico", vale a dire a compiere quel decisivo passo cognitivo che ci è estraneo perché a tutt'oggi pensiamo di non avere nemici e - come tali - ignoriamo l'essenza stessa del politico, l'unica davvero valida: la contrapposizione amico/nemico. Qui non ci sono simpatici avversari, qui ci sono nemici terribili e crudeli. Prenderne atto prima che ci uccidano, non sarebbe male.

                                              Piero Visani

Morire per... morire del...


       L'amico Massimo Guido Conte, uno degli uomini migliori che abbia mai conosciuto, più che un fratello di sangue, mi fa notare la distanza siderale che, in morte del parà della "Folgore" suicida per problemi fiscali, intercorre tra il "morire per la Patria" e morire "del paese" (scritto rigorosamente minuscolo), intendendo con questa espressione un paese che non ha alcuna altra ambizione che ucciderti.
       Splendida considerazione, su cui tutti farebbero bene a riflettere, perché si può essere del tutto ostili al "morire per la Patria", ma ci piacerebbe sentire qualcosa "de Sinistra" anche sui "morti del paese", gente uccisa da un paese che "fa loro male".

       Di questi "morti di guerra" in tempo di pace, uccisi da chi spara loro alle spalle, sarebbe bene parlare molto di più, onde evitare che la Sinistra (se ne esiste ancora una...) lavori per il re di Prussia, cioè per il capitale.
       Si può essere contrari al sogno di una grande Italia, in piena legittimità, ma essere favorevoli alla pratica di una "grande Equitalia" è davvero incredibile, è un obiettivo da minorati mentali. A meno che i "morti di fisco", come i morti fatti dagli americani e degli occidentali in genere, siano "meno morti"...

                                Piero Visani

Tu chiamale se vuoi...rigenerazioni


       Un dopopranzo domenicale non è realmente tale se la digestione post-prandiale, talvolta elaborata, non è illuminata da qualche citazione che viene dal passato e punta dritto al prossimo futuro:
" Une nation ne se régénère que sur des monceaux de cadavres " (Louis-Antoine Léon de Richebourg de Saint-Just, 1767-1794).
Personalmente, ho molta fede nelle rigenerazioni.

                               Piero Visani

Dubbio amletico

       Nei miei non pochi anni nelle "segrete stanze", l'idea piuttosto diffusa tra i politici era di avere a che fare con un popolo di assoluti coglioni, che essi erano soli sbeffeggiare in vari modi, sghignazzando allegramente su come certi comportamenti (loro) dessero adito a certi risultati (elettorali). Mi chiedo con grande interesse quale sia il loro livello di ilarità attuale, dopo almeno un decennio di pervicace ostinazione negli errori di sempre. Penso altissimo...! E' vero infatti che l'affluenza alle urne si è dimezzata, ma, a parte quello...

                         Piero Visani


Totalitarismi


       Nella Repubblica Islamica Iraniana si è votato. In Italia... va beh, mica è necessario. TUTTI sanno che l'Italia è democratica. Quante volte vorreste votare? Poi vi stufereste, suvvia. Fatevene una ragione.

                  Piero Visani

sabato 27 febbraio 2016

Diritto del più forte


       Un "silenzio assordante" ha circondato la sentenza con cui la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato pochi giorni fa l'Italia per il ruolo svolto dalle nostre autorità nella sozza vicenda del rapimento di Abu Omar, imam della moschea di viale Jenner a Milano, avvenuta nel 2003 da parte di agenti della CIA, sicuramente spalleggiati e coperti da colleghi italiani.
       La Corte ha stabilito che le autorità italiane erano a conoscenza del fatto che la "coraggiosa impresa" altro non era che una delle tante "extraordinary renditions" condotte dal governo USA in giro per il mondo, con il prelievo del malcapitato e il suo trasferimento a forza in un Paese amico, dove esso potesse essere fatto oggetto di torture, nel caso di specie l'Egitto (si sta vedendo in questi giorni, dopo l'assassinio di Giulio Regini, quanto si tratti di un Paese amico e quanto anche incline alle torture...).
       La Corte ha condannato l'Italia per il notevole ruolo di copertura da essa svolto, visto che le autorità di Roma non solo hanno consentito che Abu Omar fosse sottoposto a tortura e maltrattamenti, sia pure in un Paese straniero, ma hanno coperto con il segreto di Stato l'operazione della CIA e hanno addirittura concesso la grazia ad alcuni agenti americani coinvolti nella vicenda.
       Interessante il parallelismo che può essere tracciato con il cittadino medio, che deve stare ben attento a difendersi da aggressioni armate anche tra le mura domestiche, pena la condanna a pene gravi e risarcimenti vari dai giudici nazionali, mentre per un rapimento a mano armata per le vie di Milano si può concedere qualsiasi tipo di attenuante e di grazia, poiché si tratta di sgherri del padrone impegnati ad eseguirne i non sempre libertarissimi voleri.
       Personalmente, non trovo nulla di particolarmente riprovevole nell'esercizio degli "arcana imperii", che sono così da sempre e così devono essere. Mi risulta invece molto fastidioso sentirmi le tirate democratiche di quelli che devono giustificare i loro comportamenti di fronte alle "anime belle" e a quelli che hanno il perdurante vezzo di ritenere che certi sistemi politici siano migliori o diversi da altri. Dipende solo da quale è la tua posizione rispetto alla canna del fucile, ragazzo, se dietro o davanti. Non l'hai ancora capito che il diritto è quello? Suvvia, sveglia!!

                                      Piero Visani

Stabilizzazione e destabilizzazione


       Lampeggiano, su sfondi sempre più ravvicinati, i mille soli delle destabilizzazioni prossime e venture. Vedo soggetti che si "armano e partono" per andare a "stabilizzare" situazioni di crisi create artatamente da altri a nostro danno. "Bon Voyage" e che la sfortuna sia con voi! Sommerso come sono sotto milioni di tonnellate di guano, mi chiedo ardentemente che cosa ho da guadagnare io - e milioni di europei con me - da questo febbrile desiderio di stabilizzazione: forse vedere per qualche altro decennio le facce simpaticamente anali degli ottimati dell'Eurolager?

       La conservazione - come sempre - è conservazione dell'ESISTENTE. E' legittima, la comprendo, SE UNO HA QUALCOSA O MOLTO DA PERDERE. Ma, se non ha nulla, è possibile che prevalga la curiosità, anche perché è mille volte meglio guardare in faccia un presunto nemico che essere quotidianamente sodomizzati da finti amici (i quali in effetti, almeno quando ti sodomizzano, sono assolutamente sinceri nel dire che "stanno lavorando per te"...).
       La vita che faccio mi ha stufato da tempo. Non mi illudo di essere vivo. Sono un minuscolo ingranaggio in un sistema di depredazione su scala continentale. Di chi dovrei aver paura, a parte di chi mi governa, senza neppure essere stato eletto (ma una volta, nelle "splendide" democrazie parlamentari non occorreva raccogliere, in vari modi..., il consenso popolare?). Chi, cosa e perché dovrei stabilizzare?
       Io penso sempre la guerra, per formazione professionale, ma non quella dei miei sfruttatori, ovviamente. A quella pensino - e se la facciano - loro.

                           Piero Visani

venerdì 26 febbraio 2016

Interviste


      Ho letto l'intervista a Freda. Ebbi con lui una breve corrispondenza epistolare in gioventù, quando era già ospite di quello che taluni chiamano stato italiano. Posso essere più o meno d'accordo su alcune sue affermazioni, ma lo stile e la continuità ideale di quell'uomo restano per me molto stimabili.
       Lo stile è l'uomo. Il resto sono frattaglie da democrazie parlamentari. La distinzione a livello etico è per me l'unica che conservi valore.

                      Piero Visani

giovedì 25 febbraio 2016

(T)rump Parliament


       Lo ammetto: il titolo è snob e per i più acculturati (autoritratto...). Però si presta bene a introdurre la questione dei successi elettorali (sia pure solo a livello di primarie) di Donald Trump.
       A fronte di molti, troppi "rump parliaments" (ovvero "parlamenti deretano"), diffusi in giro per il mondo, la gente non ne può più degli establishment, di quei signori con la puzza sotto il naso che parlano di eguaglianza, di democrazia e palle varie, e che conoscono solo la più assoluta ineguaglianza, l'oligarchia e l'insano desiderio di arricchirsi ogni giorno di più, a scapito di tutto il resto del genere umano.
       Il cittadino comune, da tempo ridotto al ruolo di suddito di tutti gli "Sceriffi di Nottingham", non ne può più di "soloni" che continuano a dirgli che cosa deve fare, senza minimamente piegarsi a farlo a loro volta, ma concedendosi giorno dopo giorno privilegi sempre più inaccettabili e ributtanti, che rivalutano ampiamente la Francia dell'"Ancien Régime" e tutti i governi dispotici che il mondo abbia conosciuto.
       Il suddito comune vede l'enorme discrasia esistente tra la cultura dominante - egalitaria, democratica, riduzionista - e la pratica delle disuguaglianze più intollerabili e becere, dove, se nasci da "accreditati lombi", hai diritto a un futuro tra i "beati possidentes", altrimenti hai solo diritto ad essere visitato a frequenza sempre più ravvicinata dalle polizie e dagli agenti del fisco, che di procureranno con cura maniacale una crescente e non dignitosa povertà.
       Donald Trump, in tutto questo, ha un ruolo preciso: non è certo di famiglia povera, ma ha operato anche molto a livello individuale, al di fuori delle conventicole, per rafforzare il suo patrimonio. Ama il linguaggio schietto e brutale, non le sodomie dialettiche con cui tutti gli establishment del mondo fanno diventare una cosa bellissima pagare tasse che non servono alla comunità, ma a rimpinguare i propri patrimoni, oltre a legittimare tutti i latrocini possibili immaginabili.
       Questo strambo multimiliardario statunitense è il migliore sintomo di una insofferenza che sta crescendo, l'insofferenza della gente che sa bene di essere governata con le stesse pratiche in uso ai tempi di Maria Antonietta, ma non ne può più di essere ingannata giorno dopo giorno da parole d'ordine falsamente egalitarie e libertarie, talmente stridenti da risultare insopportabili.
      So bene che si dirà che il populismo non porta da alcuna parte. Può essere vero e io certo non simpatizzo per Trump. So però dove porta l'attuale sistema oligarchico che si è affermato in tutto il mondo occidentale: AL DISASTRO TOTALE E ALLA NOSTRA RIDUZIONE ALLA CONDIZIONE SERVILE.
       In casi del genere, coloro i quali hanno frequentato con scarso profitto pessimi corsi di comunicazione politica per minorati mentali, sono soliti chiederti, con aria saccente: "ma tu, allora, cosa proponi in cambio?". La risposta è tanto invariabile quanto inevitabile: "io propongo tutto, perché qualsiasi cosa è MEGLIO di questa odiosa e iniqua conservazione". In particolare, mi propongo di farvi sparire. Chiarezza per chiarezza...

                                  Piero Visani

(Non) pensare la guerra


      Non esiste alcuna differenza di valutazione e comportamento tra il governo italiano, che firma di soppiatto un accordo con gli USA per fingere di NON fare la guerra in Libia mentre in realtà la sta facendo, e i giovani dei collettivi studenteschi che hanno più volte tentato di impedire al professor Panebianco di fare lezione ed esprimere le sue opinioni sulla natura dei conflitti nel mondo contemporaneo.
       Tanto il primo quanto i secondi, infatti, condividono la stessa visione irenica del mondo e dei rapporti tra Stati, e sono figli dello stesso humus ideologico, una sorta di cattocomunismo pacifista dalle solide radici. Poco importa che il governo Renzi adotti tale comportamento per assoluta ignavia e i teppistelli dei collettivi per più aperta inclinazione ideologica. Il retroterra è comune e consiste nel non voler pensare la guerra, vale a dire una delle più importanti, formidabili e durature manifestazioni dell'animo umano e della vita di relazione, individuale e collettiva.
      Al professor Panebianco, ad esempio, si è più volte cercato di impedire con le maniere forti di svolgere le sue lezioni, e già questo è un chiaro indizio di come in realtà questi giovani approvino e applichino uno dei principi fondamentali della guerra stessa, cioè l'esercizio della violenza.
       Una radicata tradizione storica afferma il principio che gli italiani "non amerebbero battersi" e la nostra cultura collettiva, da "Tutti a casa" a "Mediterraneo", è fatta da tristi figure di piccoli speculatori, privi di qualsiasi substrato etico, che hanno come unico obiettivo di salvare la pelle, possibilmente a scapito di tutto e di tutti. Non pochi altri popoli hanno avuto un 8 settembre 1943, ma solo quello italiano ne va fiero, omettendo di ricordare che, da quel giorno, esso ha sottoposto a dannazione internazionale la sua immagine collettiva, e che ancora deve recuperarla.
       E lo spirito dell'8 settembre (o dell'"Italia caporetta", come avrebbe commentato Mario Silvestri) è sempre qua, negli accordi sottobanco con gli USA per fare una guerra che non vorremmo fare ma che la nostra natura di Stato cliente ci obbliga a fare, accompagnando il tutto con degli "escamotages" penosi, per fingere che siamo uno Stato normale e non cialtrone.
     Intendiamoci, chi scrive non parteciperebbe in alcun modo alle guerre americane, ma non andrebbe fatto così. Sarebbe sufficiente una scelta di indipendenza nazionale stile Sigonella, per dire. 
       In definitiva, il nostro "non pensare la guerra" resta una componente profonda del nostro carattere nazionale. Come può infatti pensare una cosa tragicamente seria un popolo che è ridicolmente cialtrone, dalle sue classi dirigenti a molti dei suoi cittadini? Come può imparare a guardare in faccia la realtà, quando bastano sciocche menzogne a illuderlo? Come può pensare a sopravvivere in un mondo di lupi, comportandosi da stupida pecora?
       Ci hanno insegnato che sopravvivere a tutto e a tutti - il mitico "Franza o Spagna, purché se magna" - sia la nostra peculiarità storica migliore e infatti, come popolo, stiamo morendo molto prima e molto più in fretta di altri. Rincorrendo guicciardinamente il nostro "particulare", abbiamo perso clamorosamente il nostro appuntamento con il generale (o forse era il "Generale" di Francesco De Gregori, quello dove "la guerra è bella, però fa male"...?): Molto meglio morire di suicidi da usura di Stato. Dopo tutto, il suicidio - come popolo - è nel nostro DNA.

                         Piero Visani

mercoledì 24 febbraio 2016

Una dieta a base di "Crusca"...


       "Suicidoso": soggetto stanco di estrarre petali a forma di cartella di pagamento dai fiori che a scadenza sempre più ravvicinata gli vengono inviati da Equitalia a mezzo posta. Deluso e disperato, non riesce ad estrarre storie divertenti dalla sua condizione di servo della gleba e decide, per colmo di autolesionismo, di farla finita. Figura che non interessa a nessuno, in quanto l'orientamento di massa è uguale a quello di vertice: "se ne farà una ragione. A noi che ce frega? Mica è arrivato a me, il fiorellino...".

                          Piero Visani

Il nudo e il morto


       Non intendo discutere l'importanza dei diritti della persona. Mi chiedo soltanto come mai, in un momento di emergenza economica, politica e sociale tanto grave, i mezzi di comunicazione di massa non sentano l'esigenza di occuparsi della sempre più annosa questione dei suicidi.
       In effetti, esistono i diritti civili e devono essere tutelati, ma il DIRITTO ALLA VITA, quello di cui i "buonisti" blaterano ogni 30 secondi, quello ha subito una (parziale o totale?) eclissi?
       Il diritto a vivere non dovrebbe essere infinitamente più importante di quello di accoppiarsi e fornicare con chi si vuole?
       Come sempre, ci sono diritti che sono più diritti di altri, esattamente come ci sono maiali che sono più maiali di altri. La sensibilità pelosa dei mezzi di distrazione di massa e anche di questo popolo di morti viene totalmente meno, quando tocca parlare di suicidi?
       Capisco la scelta dei primi, visto che ogni suicida è un immenso regalo fatto al sistema criminale che ci governa. Quanto alla scelta dei secondi, credo che in effetti sia normale che quanti sono già MORTI non si preoccupino dei suicidi.
       Come sempre, quando ci sono da toccare argomenti scomodi, la "naturale bontà" degli "umani" viene meno e si preferisce girare la testa da un'altra parte: è più comodo. Menti disturbate - si dice. Alla disperazione, alla mancanza assoluta di soldi e prospettive è vietato fare il benché minimo riferimento, per non parlare delle cause molto concrete di tale disperazione, frutto di un sistema di "volonterosi carnefici" e "gioiosi cravattari". La verità è sempre rivoluzionaria, mentre noi siamo un popolo di reazionari e conformisti, cui non importa nulla di nulla.

                         Piero Visani

Metapolitiche


       Il sempre più elevato numero di suicidi da parte di coloro che invece dovrebbero rivoltarsi contro un potere iniquo dimostra quanto sia stato importante, nella parte conclusiva del Novecento, orientare tutta la "potenza di fuoco" metapolitica del mondo occidentale nel convincere gli europei che ogni atto polemico e polemogeno è necessariamente male: l'Europa è morta e gli europei si stanno felicemente suicidando.
      Ovviamente è tutto avvenuto a caso, no? E' la più fantastica autoevirazione di massa che la storia umana ricordi. E' l'autentico capolavoro di una classe dirigente coloniale e dei suoi padroni occulti.
      Nessuno riesce più a pensare la guerra o la rivoluzione, ergo si suicida e fa un gigantesco piacere ai suoi carnefici.

                     Piero Visani

martedì 23 febbraio 2016

Tecnica del colpo di Stato


       I colpi di Stato si possono fare: possono riuscire o possono fallire. Ma solo in Italia la vittima (vera o presunta) dell'ultimo ha il coraggio leonino di denunciarne l'effettuazione parecchio tempo dopo averlo subito.... Al momento in cui esso avvenne, me lo ricordo scherzare con il neonominato senatore Monti, suo successore designato da Bruxelles, con sorrisi, battute di spirito e scampanellate. Anche i colpi di Stato, in Italia, devono necessariamente essere intrisi di cialtronismo puro, se no non sono italiani...
      Ah, e naturalmente nessuno sapeva di essere spiato dalla NSA e da chissà quanti altri! In una parola, per fare il presidente del Consiglio in Italia devi essere - e anche l'attualità pare testimoniarlo - un perfetto idiota. Altrimenti non ti nominano e neppure ti silurano...

                        Piero Visani

A brave new world


      Non è che io non creda alla possibilità di un mondo migliore, sono quelli che dicono di credervi e lo ripetono ad ogni piè sospinto a farmi terrore, quelli che "stanno lavorando per noi"... Tutti gli altri possono essere in buona fede, nei loro comportamenti silenti. Questi pezzi di sterco, per contro, assolutamente no.

                   Piero Visani

Muratori (possibilmente non "liberi"...)


       Quando una costruzione fa acqua da tutte le parti - era solito dire mio padre, che ha operato nel comparto edile per un quarantennio - l'unica soluzione che abbia un senso e consenta di contenere i costi consiste nell'abbatterla e ricostruirla da capo. Tutto il resto è un semplice palliativo.
       Nel caso della costruzione europea, è evidente anche ai "non vedenti" che ormai è in pezzi e ancor più lo sarà in futuro. Più presto la si distrugge, minori saranno le nostre sofferenze. Più a lungo la si conserva, minori saranno le sofferenze degli euroburocrati, ma maggiori le nostre.
       Per questa ragione, guardo con notevole interesse al referendum britannico del 23 giugno. Non credo che il colossale inganno dell'Eurolager potrebbe resistere alla fuoriuscita del Regno Unito. Non ci resta che sperare. Lo sfacelo di questa falsa costruzione europea, in realtà una mera costruzione bancaria, distruttrice e affamatrice, è il primo, indispensabile passo da compiere.

                       Piero Visani

La soglia

       A volte basta una parola, un concetto, una riflessione, a farci varcare una soglia, a valicare un vero e proprio Stargate. Sono momenti che giungono improvvisi e inattesi, e tanto più sono tali, quanto maggiore è la loro capacità - per così dire - di teletrasporto, il loro rapido sottrarci alla dimensione in cui siamo in quel momento immersi per spingerci in una dimensione "altra", che a volte può essere sconosciuta e a volte già nota.
       Se quelle soglie vengono varcate provenendo da direzioni diverse, sono ideali momenti di incontro, nuovi o rinnovati, che ci ricordano l'assoluta peculiarità di determinati rapporti; sono terrae (in)cognitae in cui ci si ritrova non casualmente insieme.
       Nell'esplorazione di quelle terre, si comprendono varie particolarità, molte delle quali riescono a sollevarci oltre i confini dell'umano ed a portarci esattamente dove vorremmo essere. Ci si arriva parlando una lingua comune, che è palesemente un linguaggio per iniziati, ma che per chi ne fa abitualmente uso diventa una vera e propria koiné, il cui uso è selettivo/distintivo, in quanto solo chi la parla può varcare quella soglia, superata la quale ci si trova all'interno di un mondo nuovo, un universo di valori "altri" che sono lucidamente chiari e perfettamente noti solo ai suoi frequentatori, happy o unhappy few che possano essere. Del resto, non è una questione di felicità o infelicità, ma di assoluta aristocrazia dello spirito che, nei casi più riusciti, parla anche il linguaggio del corpo, com'è normale in un contesto olistico.

                          Piero Visani





lunedì 22 febbraio 2016

Egalitarismo attivo


       Una delle cose più divertenti degli egalitari è che, se uno non appartiene alla loro "eletta schiera" ("che si vende alla sera" [e anche di giorno] "per [non] pochi milioni"), non esiste e finisce immediatamente nel girone degli "underdog". Dal che si deduce che oggi "egalitario" è la denominazione con cui si designa l'aristocrazia più reazionaria e codina, quella che procede solo per "sacri lombi" e "numero chiuso".
       Un esempio concreto: a Torino, se non sei del "circolo Agnelli" o del "circolo PD" (ex-Pci), non sei nessuno e non hai diritto a niente. Costoro si autodefiniscono "di sinistra" e lo sono più o meno come Joseph de Maistre, visto che si spartiscono tutto (a cominciare da cospicue prebende) tra meno di cento persone. Costanzo Preve, ad esempio, era torinese e non certo di destra, ma su questi soggetti (che aveva "pesato" da par suo) raccontava la verità, e mal gliene incolse.
       L' "egalitarismo attivo" è troppo bello da vedere in azione: coloro che lo praticano parlano a nome degli operai e della democrazia, poi si tengono gli emolumenti degli amministratori delegati e le proprietà e le pratiche di vita dell'aristocrazia. Sono uno spasso, anche perché - più passa il tempo e aumentano le prebende - il loro volto vero emerge pian piano e cominciano a insultare il popolo come l'ultima versione di Eugenio Scalfari (o di Umberto Eco)...

                  Piero Visani

domenica 21 febbraio 2016

Ci sono morti e morti


       Piero Buscaroli, Umberto Eco, Ida Magli: è un febbraio decisamente bisestile per la cultura italiana. Sfortunatamente, è anche assai poco equilibrato, perché si passa dall'esaltazione acritica dell'uno alla "damnatio memoriae" dell'altro, al ricordo vagamente infastidito dell'altro ancora.
       Non è mia intenzione discutere lo spessore culturale di alcuni dei tre illustri estinti, non ne ho neppure le qualifiche. Mi dispiace solo - e questo è tipicamente italiano - che uno (Eco) muoia da "intellettuale organico", degno di figurare in una nuova "Accademia d'Italia"; gli altri due muoiano da "underdog" del pensiero, cani sciolti che hanno pagato a carissimo prezzo la loro originalità.
      Questo fa immediatamente cadere ogni discorso di tipo culturale. Qui, purtroppo, c'è solo politica, la politica totalitaria che accetta un certo tipo di manifestazioni di pensiero e ne boccia irrimediabilmente altre. 
       A mio parere, questo è l'esatto contrario della cultura, perché tutte le manifestazioni del pensiero umano, comunque si manifestino, sono degne del massimo rispetto. Eco aveva espresso posizioni molto radicali in politica, salvo poi finire a cantare le lodi della democrazia totalitaria, ma questo non investe e non può investire il livello qualitativo della sua produzione di pensiero. La cosa vale però anche per Piero Buscaroli e Ida Magli, e invece abbiamo un santo e due reietti. Il che equivale a dire che Ezra Pound e Louis-Ferdinand Céline erano due pessimi scrittori perché fascisti. Nasce il sospetto - non infondato - che spesso si diventi intellettuali celebrati perché organici agli assetti politici del proprio tempo. E' vero, ma non è una patente culturale, anzi.

                       Piero Visani

Blog "Sympathy for the Devil": Classifica dei post più letti (21 Gennaio - 20 Febbraio 2016)

     Il periodo in esame è risultato caratterizzato da dinamiche contrastanti e le visualizzazioni sono salite a circa 68.700.
      La classifica generale dei post maggiormente letti ha subito numerosi e significativi mutamenti di vertice, che andiamo ad evidenziare.
       In primo luogo, è ripresa a ritmo accelerato l'irresistibile ascesa del post Non sarà il canto delle sirene, che è stato molto letto nel corso del mese e ormai segue da vicinissimo It's just like starting over, cioè il post che ha inaugurato il blog e la cui posizione di vertice è rimasta incontrastata per oltre tre anni, ma che ora quasi sicuramente sarà superato. Al terzo posto è rimasto, in lieve ascesa, il post Non, je ne regrette rien.
       In secondo luogo, è continuata, a ritmi poco più lenti di quelli di Non sarà il canto delle sirene, la forte ascesa di Storia della Guerra - 14: L'esercito di Federico il Grande, che si è insediato al quarto posto della classifica generale, scalzando Carlo Fecia di Cossato.
       In terzo luogo, dalla quinta alla quattordicesima posizione la classifica delle visualizzazioni è rimasta sostanzialmente statica, mentre il post Le donne accoglienti, che occupava la quindicesima posizione della graduatoria, ha compiuto un significativo balzo in avanti, salendo al dodicesimo posto.  
  1. It's just like starting over, 570 (=) - 11/12/2012
  2. Non sarà il canto delle sirene, 553 (+66) - 06/08/2014
  3. Non, je ne regrette rien, 264 (+6) - 29/12/2012
  4. Storia della Guerra - 14: L'esercito di Federico il Grande, 258 (+43) - 19/10/2013
  5. Carlo Fecia di Cossato, 229 (+1) - 25/08/2015
  6. Un'evidente discrasia (in margine ai fatti di Parigi), 196 (=) - 8/1/2015
  7. Quantum mutatus ab illo!, 172 (=) - 20/05/2013
  8. Elogio funebre del generale August-Wilhelm von Lignitz, 150 (+1) - 29/01/2014
  9. JFK e lo "zio Adolf", 141 (=) - 17.05.2013
  10. Isbuschenskij, 140 (=) - 23/08/2013
  11. Umberto Visani, "Ubique", 133 (+1) - 19/04/2013
  12. Le donne accoglienti, 126 (+7) - 15/03/2013
  13. L'amore bugiardo - "Gone Girl", 126 (=) - 28/12/2014
  14. Tamburi lontani, 125 (=) - 9/1/2015
  15. Richard: sensi, desiderio e piacere, 121 (=) - 19/06/2015
N.B.: I titoli in colore blu indicano che il post è progredito nella classifica generale; i titoli in colore rosso che il post è una new entry ai vertici della classifica (prime 15 posizioni), dove prima non era presente.
     
        Per quanto concerne invece i post che sono emersi - per numero di visualizzazioni - nel corso del solo mese in esame, i primi quattro sono risultati, nell'ordine: L'oro alla Patria e Il mio giorno del ricordo (entrambi con 28 visualizzazioni), e Giudici e Il mondo del fisco: un mondo di pazzi...e ladri (con 27 visualizzazioni).

       Per finire, le visualizzazioni sono salite in totale a circa 68.700 e i post a 2.232, il che ha fatto rimanere stabile a 30,8 il numero medio di visualizzazioni per post.

       Nel complesso, un mese caratterizzato soprattutto da significativi spostamenti ai massimi vertici della classifica generale, dove alcuni post hanno ormai raggiunto un numero di visualizzazioni assolutamente superiore alla media del blog.

                                                   Piero Visani




venerdì 19 febbraio 2016

Brexit


       Non sono un esperto, ergo sono a forte rischio di fare affermazioni avventate o infondate, ma, se il Regno Unito uscisse dall'UE, con la moneta che si ritrova e la sua collocazione nell'universo finanziario internazionale, credo che farebbe un'operazione astuta e che lo trasformerebbe in un posto fiscalmente sicuro, quale attualmente non è a causa delle indebite ingerenze degli altri membri dell'Eurolager. E io avrei un luogo non troppo lontano e a me caro dove trovare rifugio, a distanza di sicurezza dal solido binomio Stato-Mafia.
       In ogni caso, ci terrei moltissimo a non morire in Italia e a non esservi sepolto. Mi immagino infatti la condizione paradossale di uno come me che, costretto a marcire in una tomba, sente un nauseabondo fetore venire da fuori...

                      Piero Visani

giovedì 18 febbraio 2016

Master o... "servant"?


       Con la naturale simpatia che gli è propria (non incrementata, ad onta degli sforzi dei suoi spin doctor, da qualche finto appollaiamento sulle scale di un ospedale pubblico, "casualmente preferito" a qualche clinica privata iperdemocratica), il professor Mario Monti ha ricordato all'allievo discolo Matteo Renzi: "Vedo il rischio di un benaltrismo su scala europea, di disprezzo per l'Europa che ci è data".
       Impagabile questa dialettica, a cavallo tra lo stato di necessità e l'inesistenza di alternative: "l'Europa che ci è data". Chi ce l'ha data? La nonna di Monti, gli americani, la UE a predominio tedesco?

       Mai farsi troppe domande, nella totaldemocrazie! Prendere (non dico dove...) o lasciare. E, se si prende, fare la faccia soddisfatta che può venire a un cittadino omo nell'età dei gusti sessuali ad ampio spettro.
       "L'Europa che ci è data". Neppure gli esponenti di molte religioni parlano più così dei loro dei, ma il professor Monti - gran sacerdote e al tempo stesso Gauleiter italiano dell'Europa delle banche e della finanza - non ha problemi nei riguardi del suo credo. Non ha dubbi, incertezze, tormenti. Dall'alto delle sue numerosissime prebende, lui conosce la via, quella che purtroppo a noi non appare altrettanto chiara: "L'Europa che ci è data".
       Sento vibrare tutte le mie scarse corde democratiche: "che ci è data!". Cambiarla è chiedere troppo, vero? Anche solo tentare di cambiarla? Cos'è, lesa maestà? O - come temo - pura, purissima eresia, la condizione ereticale di chi amerebbe ancora supporre che il divenire possa avere la prevalenza sull'essere?
       Dopo questa tirata, mi vedo già un nuovo governo Monti con la tassazione al 99,9% dei redditi, l'abolizione delle pensioni, di quasi tutte le forme di assistenza sanitaria e l'istituzione di processioni di correntisti che portano - cantando lodi alla BCE - i loro soldi a sparire nelle banche. Vedo, insomma, un futuro di gioia e allegria sparse a piene mani da "Rigor Montis", l'uomo più allegro d'Italia dopo il presidente Mattarella. E mi viene un soprassalto di simpatia per un soggetto come Matteo Renzi, di cui continuo a pensare tutto il male possibile, ma il quale, senza aver studiato alla Bocconi e preso Master (o "Servant"...? Ah, la centralità variegata e sempiterna del BDSM!) in tutte le più prestigiose università del globo, ha almeno capito quello che anche un bidello della Bocconi avrebbe compreso da solo, vale a dire che l'Europa attuale, se continua lungo questa rotta, è destinata ad un "bagno" pazzesco, che potrebbe anche essere di sangue. E non è che guardando con distacco i laghi, dalle ville multimilionarie sul Lago Maggiore, ci si possa sentire tanto bene. Dipenderà dal contenuto ematico delle acque.

                     Piero Visani

mercoledì 17 febbraio 2016

Memories


       Pretendere che oggi venga ricordata, in Italia, la morte di Giordano Bruno, mi pare un po' eccessivo. Nessuno contribuisce di buon grado a smantellare le piattaforme (e le pietre) su cui ha costruito la sua casa (o la sua chiesa...). Sono decisamente più facili, "nunc et semper", i roghi, che hanno comunque il pregio di eliminare personaggi scomodi. E poi, se non altro per i laziali, c'è sempre la possibilità di ricordare almeno Bruno Giordano...

                       Piero Visani

Se io fossi italiano...


       Come non sono più, ma fui, starei molto attento ad essere sempre serio, ma non serio alla "Rigor Montis", serio per non assomigliare a Pulcinella o a qualche altro personaggio della "Commedia dell'Arte". Gioverebbe all'Italia, a far dimenticare i suoi troppo frequenti 8 settembre, a tenere a freno il cialtronismo diffuso e a ricordare "urbi et orbi" che gli attori comici, pur cari al grande pubblico, non godono di troppa considerazione tra la critica e il pubblico colto, specie se la loro comicità è grassa, facile, stupidotta, tale da lasciar ipotizzare che, dietro la risata, ci sia poco o nulla, solo l'ennesimo Arlecchino servitore di molti padroni.
       Lo so che la maggioranza degli italiani è così, ma le culture di massa si invertono modificando radicalmente le pedagogie di massa e i valori che esse veicolano. Non è che non si possa fare. Si può benissimo. E' che non si vuole, ed è altamente impopolare...

                           Piero Visani

Mi stupisco dello stupore


       Ma davvero esiste ancora qualcuno che, dopo anni di crollo verticale, pensa che alla fine ci sarà una ripresa?
       Intendiamoci, è possibile che ci sarà (molto ma molto in futuro), ma dovrà essere fatta sparire tutta una serie di elementi di disturbo, alcuni dei quali sono talmente connaturati alla realtà italiana (a cominciare, per citarne uno di attualità, dal sistema pensionistico) che, prima di passare a miglior vita, porteranno con sé anche questo "Paese".
       Non me ne importa assolutamente nulla - sia chiaro: non devo godere di pensioni o vitalizi. Morirò come un cane, esattamente come sono vissuto, ma la cosa non mi preoccupa per niente. L'ho voluto io. Non volevo confondermi con i miei connazionali.
       Ma non è di me che intendo parlare, bensì solo del fatto che stiamo andando sempre più rapidamente a fondo e che siamo già - e non da poco tempo - al "si salvi chi può!". Se non lo fossimo, non si spiegherebbe per quale ragione tutta la classe politica stia pensando a COME meglio depredarci. Si tratta infatti una semplice e banalissima questione di "mors tua, vita mea". Se riesco ad ammazzare prima te, a depredarti del tuo patrimonio, vivrò qualche anno in più io, magari pure in una certa agiatezza.
       Su questo sfondo, fanno sorridere coloro i quali parlano ancora di categorie politiche del Novecento. Qui Destra e Sinistra nulla c'entrano. Ci sono solo SOPRA E SOTTO, e noi siamo sempre più terribilmente e profondamente sotto.
       L'Italia è afflitta da un cancro gravissimo e terminale, con metastasi ovunque, e i "sapienti" al suo capezzale si alternano tra citazioni sbagliate, elargizioni agli amici degli amici, aumento del debito pubblico e rodomontate da "miles gloriosus"; più qualche aspirina per la cura degli aspetti maggiormente patogeni. Nel frattempo, tutto frana. E' la fine, facciamocene una ragione...

                                   Piero Visani

Due Camere e... Servizi

       Nei miei quasi vent'anni di attività in ambito istituzionale - esclusivamente come consulente esterno - mi sono molto guardato intorno. Ne avevo tempo e non avevo ambizioni politiche: a sinistra ero guardato con comprensibile diffidenza, ma ero utilizzato; a destra ero "ovviamente" sconosciuto, non essendo cresciuto nelle sezioni del Msi: non a caso, al momento del primo governo Berlusconi, persi quasi tutti i miei incarichi e mi venne addirittura negata udienza al ministro. Non me ne feci un problema. Capii prima di altri che c'era sempre e soltanto la stessa gente al potere, con un'etichetta diversa...
       In quegli anni, per i miei incarichi, partecipai a eventi molto interessanti, ai quali potei dedicare la massima attenzione, visto che i miei compiti erano meramente consultivi e dunque mi toccava ascoltare, non parlare. Fu in quel periodo che, per ragioni varie, mi capitò di interfacciarmi con alcuni soggetti che la vox populi istituzionale ascriveva ai Servizi, alcuni anche con incarichi formali che consentivano la proiezione all'esterno. Di alcuni di questi, ufficiali di Marina, ebbi un'ottima impressione, decisamente professionale. 
      A livelli più bassi, feci invece conoscenza con una "corte dei miracoli" di cui resta difficilissima la definizione (e anche le provenienze). Soggetti che facevano la loro comparsa in una realtà locale per alcune settimane e alcuni mesi, e poi scomparivano come insalutati ospiti, senza che fosse più possibile raggiungerli, segno che avevano fornito generalità false; ufficiali "pagatori" incaricati di assumere informazioni (e remunerarle) dal fior fiore del sottobosco malavitoso e del radicalismo politico, dove - pagando - non era per nulla difficile infiltrare informatori, spie e traditori; responsabili di "stazioni" aventi sede in posti che, a raccontarlo, nessuno ma proprio nessuno ci crederebbe. E infine - la più "corte dei miracoli" di tutti - una serie di uffici dove presunti "analisti" conducevano non meno presunte "analisi" sulle più prestigiose riviste internazionali e affini, a cominciare da "Foreign Affairs". Ricordo ancora nitidamente, un'estate - credo dei primi anni di questo millennio - in cui mi venne sottoposto, da parte di una fonte militare molto autorevole e di elevatissimo grado, uno studio sul conflitto in Afghanistan che altro non era che un non brillante "copia e incolla" di pubblicazioni internazionali straniere... Feci presente la cosa a chi me lo aveva sottoposto e lui, scrollando il capo, mi disse: "Sapesse quanti raccomandati ci sono tra i nostri analisti!".
       Non so se da allora - ormai sono passati più di dieci anni - la situazione sia cambiata in meglio, mi auguro di sì, ma temo che, come nel nostro Paese accade anche in molti altri campi, la figura dell'analista sia tuttora scambiata con quella dell'assemblatore di fonti rimasticate rapidamente e malamente. Proprio per evitare i danni provocati dalle pessime abitudini italiche, non mi sorprende che vengano ricercati sul mercato esterno, in particolare in ambito accademico, analisti degni di questo nome, che certo non possono sostituire gli agenti sul campo (e che, nella malaugurata ipotesi in cui siano chiamati a farlo, rischiano di fare la fine di Giulio Regeni), ma che almeno possano produrre qualcosa di più di uno scarno "copia e incolla", di nessun valore e utilità.
       Resta l'incomprensibile fascino esercitato sul mondo esterno da un'attività che in realtà non ne ha alcuno e che - come tutti gli arcana imperii - ha anticipato di decenni, al suo interno, situazioni che oggi sono sotto gli occhi di tutti, a cominciare dal venir meno della "forma Stato" e della politica, sostituite da una "guerra per bande" di cui dall'esterno (e talvolta neppure dall'interno) si riescono a individuare le affiliazioni e le linee divisorie. Una guerra che è ormai da tempo un bellium omnium contra omnes di hobbesiana memoria, di cui si riempiono soprattutto i cimiteri, accompagnando le esequie con parole di cordoglio che fanno riferimento a un mondo da tempo tramontato. Di questo alla gioventù occorrerebbe dare chiarissimo conto, specie se si vuole evitare che ad un certo punto, esaurita al fase dei "buonismi", essa non si trovi a dover scoprire, totalmente a proprie spese, che "eppur si muore", nel mondo contemporaneo...

                                             Piero Visani





Soggetto e oggetto


       Chiedo scusa ai lettori se, ogni tanto, emergono temi stercorari. Purtroppo, quando l'approccio a un tema è rigorosamente scientifico, bisogna in qualche modo ricorrere al linguaggio che meglio illustra ciò di cui si sta parlando. Riferendosi alla classe politica italiana, uno fa mille sforzi per girare intorno al tema ed evitare le volgarità più crude, poi però viene travolto da un'onda anomala pari a miliardi di tonnellate di produzione originale delle isole Galapagos e allora, per non risultare soverchiamente ellittico, è costretto a ricorrere al linguaggio scientifico, cioè ad accennare con precisione alla materia organica cui si sta riferendo. Del resto, da Marinetti a Keller, non mancano i precedenti. Un certo tipo di classi "politiche" ha questi effetti. E se fossero solo quelli, potremmo già ritenerci fortunati...

                                 Piero Visani

martedì 16 febbraio 2016

E' dall'amore che nasce l'uomo...


       L'ondata di "amore" che si sta tirando addosso questo governo mi lascia ben sperare, secondo la logica per cui "chi semina vento, raccoglie tempesta".
      Tuttavia, mi tormenta un interrogativo: ma chi semina flatulenze concettuali e fattuali del genere che il governo Renzi sparge a piene mani, facendosi ridere dietro e davanti da "amici" e nemici, cosa porta a raccogliere? D'accordo che siamo da decenni immersi nella "cloaca maxima", ma, a forza di contribuirvi giorno dopo giorno, si sta arrivando a un "gurgite maximo" di inaudite proporzioni. La mia personale impressione è che, dopo i "clerici vagantes" del Medioevo, ora siamo arrivati, "per li rami", ai "clerici cacantes"...

                     Piero Visani

Ci salveranno le vecchie pensionate (di reversibilità)...?


       Debito pubblico in costante aumento. Ora l'idea del governo è abolire o ridurre drasticamente le pensioni di reversibilità (misura chiaramente orientata a vantaggio delle donne...; le quali, non essendo un "tertium genus" cominciano ormai a valere nulla, come gli uomini, a meno che non siano "lizzies"). Una soluzione dell'ultima ora è ridurre tutte le pensioni di reversibilità a 320 euro mese e mandarne a vivere "decorosamente" le titolari a casa del ministro Poletti...

                 Piero Visani

Dc forever...


       Guido Bertolaso: "Mi definisco un vecchio democristiano". Chapeau! Almeno uno di centrodestra che abbia il coraggio di dire che cos'è veramente e che cosa è sempre stato. Complimenti, sinceri.

                           Piero Visani

Ideario


       "Non chiederti che cosa può fare il tuo Paese per te; chiediti che cosa puoi fare tu per il tuo Paese". Con buona pace di JFK, mi stanno venendo tante di quelle idee che mi illuminano la serata. Sapevo di avere una fantasia assai perversa, ma questa considerazione me l'ha scatenata... Non posso scrivere che cosa mi è venuto in mente, non mi butto in pasto ai miei nemici, ovviamente. Però prendo debita nota e memorizzo.

                   Piero Visani

lunedì 15 febbraio 2016

Suggerimenti operativi


       Per le prossime situazioni di crisi, nell'area egiziana o altrove, si potrebbe ipotizzare il contributo di soggetti come il segretario della Commissione Difesa del Senato, che certamente potrà illuminarci con competenza sulla situazione strategica nello scacchiere. Ah, e nessuno degli elettori del centrodestra pensi che sia del PD perché, in quanto a scelte di livello, il centrodestra è sempre stato all'avanguardia delle nomine di "assoluto valore" e non intende demordere...

                        Piero Visani

Culture di morte


       In Italia, quanto meno dall'avvento della repubblica, si sprecano le giaculatorie sul tema delle "culture di morte", cui si contrappongono le "culture di vita" tipiche della "superiore civiltà italica". A parte le facilissime considerazioni sulle "culture di vita" che animano un Paese in cui il potere politico è fatto da "cravattari" (per non andare a scomodare gli anni della "guerra fredda") che istigano al suicidio e in cui vastissime zone di territorio sono sotto il controllo di varie forme di criminalità organizzata, nessuna delle quali è estranea a solide collusioni con il potere politico stesso, quelle che qui da noi vengono cristianamente definite "culture di morte" sono le uniche culture che esistano al mondo, Italia compresa, dove peraltro si preferisce nascondere il tutto dietro a qualche facile copertura di comodo, in quanto l'opinione pubblica è assai incline a bere tutte le menzogne che le vengono raccontate.
       E' possibile (non è certo) che Giulio Regeni fosse un agente di primo livello, visto che non è raro che soggetti del genere vengano reclutati ad esempio nelle grandi università, in particolare internazionali. E' possibile che avesse o non avesse particolare esperienza. Quello che non sorprende è che soggetti come lui vengano sacrificati a disegni che non nascono certo a Roma, ma di cui Roma è - come sempre e più di sempre - passiva esecutrice. Meno ancora sorprende che, dopo aver mandato allo sbaraglio delle persone, si finga di non sapere che, nella politica internazionale, come in tutte le altre forme di rapporti umani, SI UCCIDE, e anche per poco. Noi continuiamo ad ignorarlo come istituzioni, come cultura nazionale, come popolo. Non giova né alla nostra sopravvivenza individuale e/o collettiva, ma a noi piace così. Per tutelare milioni di cialtroni, giovani più o meno ingenui vengono gettati allo sbaraglio. Ogni testimonianza è martirio, ma siamo sicuri che i massacratori veri siano sull'altro fronte...?

                 Piero Visani

sabato 13 febbraio 2016

Ragionevolezza


        Una persona che stimo mi chiede un parere personale sul concetto di ragionevolezza. Esito e vorrei sottrarmi al compito, ma poi la faccio contenta: "la ragionevolezza è quella cosa per cui, quando sei sicuro di aver trovato una soluzione che sicuramente funzionerà, il tuo orientamento viene bocciato dai più in quanto singolare, e viene riportato nel 'mainstream'. A quel punto, hai due possibilità: o lasci perdere e ti dedichi alla tua personale irragionevolezza, oppure ti adegui a quello che ti viene chiesto di fare e produci una sciocchezza di dimensioni colossali, che piacerà al grande pubblico e a chi lo eterodirige, e che lascerà tutto esattamente come prima, con tutti immersi - felici e contenti - nella "cloaca maxima" in cui stavano già vivendo. Tutti ti diranno 'bravo!' e te lo diranno ancora di più se - proprio come volevano loro - avrai lasciato tutto come prima, la stessa fogna di prima.
       A quel punto, sarai un uomo di successo e potrai INCIDERE DAVVERO sulla realtà... In tutto questo, vedo delle formidabili aporie concettuali, ma io sono notoriamente scemo e totalmente irragionevole. E mi vanto di entrambe le cose. In particolare, visti gli intelligenti presenti su piazza, soprattutto della prima...

                                    Piero Visani

La quiete prima della tempesta


       Tutto sotto controllo, tutto senza rischi, nessun pericolo. Non accadrà proprio nulla. E' vero, ma la frase è incompleta. La versione originale, quella di chi tale frase infelice è solito profferire, è la seguente: "A noi - ve lo possiamo garantire - non accadrà PROPRIO NULLA. A voi probabilmente non andrà proprio così, ma 've ne farete una ragione', piccoli sudditi di merda!".

                           Piero Visani

Un sabato di ordinaria follia

     Una camiceria del centro di Torino. Il proprietario non mi conosce, ma mi parla. Non è arrabbiato né rassegnato. Come gran parte di noi italiani, è già morto. A differenza di molti connazionali, lo sa e ha un sussulto di vitalità. E' lucidamente gelido: "chiudo tutto e me ne vado a vivere all'estero, fin che ancora si può uscire dai confini dell'Unione Europea".
       La sua considerazione mi colpisce: spesso si parla di erigere muri in ingresso, dimenticando che potrebbero essere fatti valere soprattutto in uscita...
       La sua disperazione è grande, è la bella disperazione che precede le decisioni fatali, quali che siano. Per ora la fuga, poi si vedrà... Da entomologo umano, prendo atto con tristezza ma anche con soddisfazione: un povero suddito in meno da vessare, per i percettori e i loro istigatori politici e burocratici. E' bello vedere le tempeste che si addensano, molto prima che le vedano gli altri. Compito del polemologo non è scatenare le guerre, ma vederle man mano che si addensano. Qui si tocca con mano quanto la totaldemocrazia sia "il migliore dei sistemi possibili". Sogghigno, l'orrore sale e tende a gonfiarsi. Che cosa ci può essere di meglio, per sancire il collasso definitivo di un sistema folle e iniquo?

       Esco e mi avvio a ritirare l'auto al parcheggio. Mi si accosta una coppia ancora giovane, diciamo sui quarant'anni. Vestiti dimessamente, lo sguardo carico di disperazione e di lacrime. Ciascuno tiene per mano un bambino, uno di cinque-sei anni, l'altro più piccolo. Lo sguardo dei bambini vale mille foto, e non siamo in Siria. Se hanno conosciuto un'infanzia e le sue gioie, le hanno dimenticate da tempo.
      I genitori sono timidi, quasi reticenti, mi si accostano con vergogna. Sono sicuramente italiani, forse torinesi, stante l'accento. Mi dicono che sono stati appena sfrattati e che non sanno come dare un tetto e un po' di cibo ai loro due bambini. So che si potrebbe trattare di qualche membro della "corte dei miracoli" che, gestita da organizzazioni criminali con forti addentellati politici, "rallegra" le nostre città. Ma tutto mi dice che non è così: questi sono disperati veri. E allora, anche ripensando alle parole di una persona che mi ha insegnato a non chiudere le porte, do loro quel che mi è possibile dare e cerco di rincuorarli. Forse non se lo aspettavano, sta di fatto che un timido, pur se spento sorriso si affaccia sui loro volti di soggetti precocemente invecchiati dalla vita.
       Non posso fare di più; o meglio, non so fare di più. Potrei fare loro un corso di odio politico e sociale, ma non credo che apprezzerebbero. Ed è un vero peccato, perché oggi è l'unica cosa che può giovare, è l'unica cosa che ci serve. Ora, subito, perché ormai è già molto, troppo tardi.

                                 Piero Visani

Guerra per bande


"La mia banda suona il rock
e tutto il resto all'occorrenza
sappiamo bene che da noi 

fare tutto è un'esigenza"
.

       Ci stiamo andando dritti dentro, senza neppure accorgercene. Non avremmo voluto suonare, e invece...
       "L'astuzia della Ragione", alla fine, trionfa sempre. Paradossalmente, lo fa in maniera in apparenza irragionevole.
       E' "il bello della diretta", il "bellissimo dell'eterodiretta" e il "fantastico del non voluto ma creato con tante, troppe passività".
      Parafrasando Nietzsche: "Non guardare troppo [poco] l'Abisso, o l'Abisso salirà a ghermirti".
       Sta arrivando.
       Sullo sfondo, risuona "L'inno alla gioia" e non mi direte mica che sia casuale...

                                           Piero Visani

Complimenti


       La mia dolce metà, sempre vagamente orientata sul versante santippico, sbotta: "e smettila di camminare per la casa mettendo i piedi come una modella in disarmo...!".
       Sorrido, raccogliere consensi non è il mio forte. Passi per la "modella", ho un'identità di genere molto complessa, articolata e variegata, per non parlare del fatto che sono narciso e vanesio. Ma "in disarmo", quello è offensivo da vari punti di vista. A parte quelli immaginabili, dirlo a un militarista convinto è veramente il colmo...

                     Piero Visani

venerdì 12 febbraio 2016

Vecchi articoli - 1: Armi proibite

       Ho deciso di pubblicare nel mio blog alcuni vecchi articoli che mi piacciono e che, nel rileggerli, mi pare abbiano positivamente resistito all'impatto del tempo.


Solo la guerra persa è un crimine internazionale: non avrebbe potuto essere più chiaro uno studioso di fama come Danilo Zolo nel suo recentissimo saggio La giustizia dei vincitori. Da Norimberga a Baghdad (Laterza). Un’affermazione scomoda, ma di assoluto realismo per chi si accosti alle problematiche del conflitto privo di pregiudizi e logica ferrea da scienziato della politica e del diritto, non desideroso di gratificazioni personali, ma assetato di verità.
   Sotto questo profilo, la storia recente dell’atteggiamento occidentale nei confronti della guerra è una storia di ripulse formali della pratica del conflitto e di un abbandono alquanto indiscriminato alla medesima sulla base di una disinvolta applicazione di un diritto internazionale messo al proprio servizio per giustificare le “guerre umanitarie” o le “guerre preventive contro il terrorismo”. Ma non è tutto, poiché tale problematica non ha soltanto aspetti di carattere generale, ma si applica pure a questioni più minute, che tuttavia possono rappresentare la differenza tra la vita e la morte per le persone che vi rimangano coinvolte.
   Durante il recente conflitto in Libano, ad esempio, ci sono state molte proteste (compresa parte della stampa americana) contro l’uso, da parte israeliana, delle micidiali cluster bombs, ordigni a frammentazione che, una volta lanciati, si trasformano in una miriade di ordigni minori. In genere utili contro forze militari convenzionali raggruppate in aree ristrette, il loro impiego diventa di fatto criminale quando vengono lanciate su zone densamente popolate. In effetti, non sono concepite per esplodere all’impatto, ma si depositano al suolo e rimangono pronte a colpire, cosa che avviene in genere quando sono rinvenute dalla popolazione civile, soprattutto dai bambini.
   Le convenzioni internazionali hanno cercato di porre un argine a questo tipo di impieghi devastanti e in tal senso si è positivamente distinta la Convenzione sul divieto o la limitazione dell’impiego di talune armi classiche che possono essere ritenute capaci di causare effetti traumatici eccessivi o di colpire in modo indiscriminato, conclusa a Ginevra il 10 ottobre 1980. Essa si fonda sul fatto che un conflitto armato non è illimitato nella scelta dei mezzi e dei metodi di guerra, «e sul principio che vieta di impiegare nei conflitti armati armi, proiettili e materie nonché metodi di guerra capaci di provocare mali superflui», in particolar modo a carico della popolazione civile.
   Parole assolutamente chiare. Tuttavia, quando dalle affermazioni di principio si passa all’applicazione pratica delle medesime, la situazione muta radicalmente. Ciò accade – è bene sottolinearlo con forza – già a livello di formulazione teorica. Ad esempio, l’art. 4 della Convenzione di cui sopra vieta l’impiego di armi particolarmente devastanti nelle città, nei villaggi e in ogni caso ovunque si registri una forte concentrazione di civili, ed in cui non siano in corso combattimenti tra le forze terresti, od i combattimenti non sembrino imminenti, a meno che (qui sta il punto cruciale…) esse non siano collocate su un obiettivo militare del nemico o nelle immediate vicinanze del medesimo e non siano state prese misure di protezione della popolazione civile.
   Non è necessario essere particolarmente malevoli per capire che, in questo modo, ciò che è stato allontanato dalla porta rientra, per così dire, dalla finestra, consentendo a tutti di fare tutto e di scambiarsi un’inesauribile serie di accuse e controaccuse. La norma, infatti, è talmente poco chiara a livello teorico da divenire del tutto inapplicabile a livello pratico e consentire il più assoluto arbitrio da parte delle forze in campo. Lo si è visto proprio in Libano, dove Israele ha fatto ampio uso di bombe a frammentazione e ordigni incendiari, essendo in tal modo oggetto di veementi accuse, ma avendo a sua volta facile gioco nel replicare che gli Hezbollah hanno palesato una certa disinvoltura nell’utilizzare ambiti civili per coprire attività di inequivocabile carattere militare.
   La realtà vera è che il diritto internazionale, in particolare quello umanitario, si dimostra sempre più in difficoltà a tenere dietro ad una deriva in cui è al nemico in quanto tale che non viene riconosciuta alcuna legittimità, per cui è difficile creare un quadro normativo appena accettabile. Il vecchio tentativo dello ius publicum europaeum – sapientemente evocato da Carl Schmitt – di “ritualizzare” la guerra, evitando di trasformarla in uno scontro di annientamento, ha dovuto cedere il passo all’illusione wilsoniana di poter mettere al bando la guerra sul piano giuridico, ciò che ha trasformato il nemico (il justus hostis di un tempo) in un semplice criminale, in un “violatore della legge” al di fuori del genere umano, contro il quale, per impedirgli di nuocere, è lecito scatenare anche un’aggressione globale.
   Una deriva del genere è del tutto inaccettabile, ma, al tempo stesso, è proprio quanto sta avvenendo. Le convenzioni internazionali continuano a vietare - com’è giusto che facciano - le armi più mortifere e il mancato rispetto dei civili, ma non riescono ad ottenere risultati apprezzabili perché una codifica formale delle situazioni belliche può avere luogo solo tra avversari che si combattono, ma si rispettano, e non tra nemici assoluti che non si riconoscono reciprocamente alcuna legittimità. Chi ci va di mezzo, una volta di più, sono le popolazioni civili e questo – a ben guardare – non è per nulla sorprendente perché, in un conflitto in cui al nemico non viene riconosciuta legittimità alcuna, sono tutti nemici, dagli infanti ai vegliardi.
   Sotto questo profilo, il richiamo alle convenzioni internazionali è strumentale e provocatorio. Tali convenzioni infatti, pur con tutti i loro limiti di ambiguità formale e anche sostanziale, sono state scritte avendo a mente un quadro giuridico di conflitti interstatali, il che significa che prendono a riferimento una realtà che non esiste più. La guerra odierna è qualcosa di decisamente diverso, per la quale non sono stati ancora elaborati strumenti adeguati, a meno che non si vogliano considerare tali le teorizzazioni del “diritto del più forte” in cui eccellono gli americani ed i loro sostenitori, ovviamente mascherandole dietro le amenità dell’”interventismo umanitario” e del fondamentalismo giuridico che ad esso si accompagna.
   Se si accetta questa logica, tuttavia, è evidente che armi realmente proibite non esistono e non possono esistere, perché nessuno ha il diritto di fermare la collera dei “Buoni”, neppure se autoproclamatisi tali. Lasciando per un momento da un canto l’impiego di cluster bombs da parte israeliana, è sufficiente tornare con la memoria agli ordigni impiegati dai Marines statunitensi nella battaglia di Falluja per rendersi conto che la “guerra ai nemici dell’umanità” non può risultare sottoposta ad alcuna legge. Una potenza legibus soluta in quanto intrinsecamente “buona” ed alla quale nulla è proibito: questa la visione americana del diritto bellico internazionale. Nel suo ambito, non esistono e non possono esistere armi proibite.

                                                                            Piero Visani