lunedì 22 febbraio 2016

Egalitarismo attivo


       Una delle cose più divertenti degli egalitari è che, se uno non appartiene alla loro "eletta schiera" ("che si vende alla sera" [e anche di giorno] "per [non] pochi milioni"), non esiste e finisce immediatamente nel girone degli "underdog". Dal che si deduce che oggi "egalitario" è la denominazione con cui si designa l'aristocrazia più reazionaria e codina, quella che procede solo per "sacri lombi" e "numero chiuso".
       Un esempio concreto: a Torino, se non sei del "circolo Agnelli" o del "circolo PD" (ex-Pci), non sei nessuno e non hai diritto a niente. Costoro si autodefiniscono "di sinistra" e lo sono più o meno come Joseph de Maistre, visto che si spartiscono tutto (a cominciare da cospicue prebende) tra meno di cento persone. Costanzo Preve, ad esempio, era torinese e non certo di destra, ma su questi soggetti (che aveva "pesato" da par suo) raccontava la verità, e mal gliene incolse.
       L' "egalitarismo attivo" è troppo bello da vedere in azione: coloro che lo praticano parlano a nome degli operai e della democrazia, poi si tengono gli emolumenti degli amministratori delegati e le proprietà e le pratiche di vita dell'aristocrazia. Sono uno spasso, anche perché - più passa il tempo e aumentano le prebende - il loro volto vero emerge pian piano e cominciano a insultare il popolo come l'ultima versione di Eugenio Scalfari (o di Umberto Eco)...

                  Piero Visani