lunedì 14 marzo 2016

Il terrorismo come guerra per interposta persona

       Gli attacchi di Ankara e in Costa d'Avorio dimostrano quello che i media occidentali fanno finta di non sapere e cioè che gli atti di terrorismo ormai non sono altro che una forma di war by proxy, vale a dire una forma di guerra per interposta persona. E' possibile, peraltro, che certe iniziative siano autonome, ma la regia è comune e - soprattutto - ormai sarebbe molto più corretto dire "le regie", perché molti soggetti politici e statali hanno da tempo inserito le azioni terroristiche nel più generale contesto delle loro attività operative, facendone lucidamente e cinicamente uso.
       Poiché l'Occidente ha molto da nascondere, al riguardo, non sorprende che i media occidentali emettano di continuo cortine di fumo su un tema tanto delicato e usino le reazioni di paura e disorientamento che il terrorismo suscita nelle opinioni pubbliche per trarne vantaggi a livello politico, ma ormai gran parte degli atti terroristici risulta più che mai eterodiretta e ancora in misura maggiore lo sarà in futuro.
       Certo, evocare ad ogni piè sospinto l'idra terrorista è comodo e suscita emozione e paura, ma la realtà è molto più prosaica e "politica": il terrore, oggi più che mai, è una delle tante prosecuzioni della politica con altri mezzi. Evocare "mostri" fa comodo, ma sono quasi sempre mostri con un volto ben preciso, terribilmente umano. Spesso noto e a volte addirittura "presunto amico".

                                       Piero Visani