giovedì 9 giugno 2016

Elogio della stabilità

       Nel mentre si procede verso i ballottaggi, di cui poco mi cale, vedo fiorire su bocche, peraltro predisposte a ogni tipo di leccaterghismo (quello "alto", aulico, quello che ti spregia se non segui le regole, se non ti voti deliberatamente alla sconfitta in una guerra simmetrica, di modo che esso ti possa insegnare dove hai sbagliato: ma a dargli retta, è ovvio...!), un sempre più frequente elogio della stabilità. Per una volta, per non fare sempre la figura del "Bastian contrario", vorrei parteciparvi anch'io.

"Adoro la stabilità di questi settant'anni di democrazia. La stabilità di questo lento scivolamento verso il basso, di questo declino inarrestabile, materiale e morale. 
La stabilità dei soldi che non ci sono più, del lavoro che non c'è più, delle certezze che non ci sono più.
Adoro la stabilità delle forze politiche tutte uguali, di Centro, Destra e Sinistra, che dicono tutte le stesse cose, vogliono le stesse cose ("Soldi e poltrone", per parafrasare il titolo di una celebre opera di storia militare), rubano le stesse cose, tassano le stesse cose, etc., etc.
Adoro la stabilità delle cartelle di Equitalia che arrivano un giorno sì e l'altro anche, perché rovinare la vita e i risparmi delle persone è l'essenza delle democrazie totalitarie
Adoro la stabilità delle frequenza crescente dei suicidi per disperazione, delle imprese che fuggono all'estero, dei liberi professionisti che le imitano.
Adoro la stabilità della cecità assoluta e deliberata di chi non vuol vedere la miseria da Paesi dell'Est (ai tempi del comunismo), il degrado totale, la corte dei miracoli di mendicanti, straccioni, disgraziati di ogni specie e risma, il traboccare di migranti, etc. etc.
Adoro altresì la forza crescente della MALAFEDE assoluta di chi ha il coraggio di sostenere seriamente queste cose, senza piangersi (o ridersi...) addosso pensando a che cosa è costretto a fare per rimediare uno stipendio, un incarico, una prebenda, una consulenza. Perché io spero per lui che sia in malafede, non del tutto sprovveduto...
Adoro il fortissimo senso civico di chi, là dove si sta compiendo un disastro epocale, vede stabilità, che è la stessa stabilità che potrebbe vedere in un campo di concentramento, facendo il kapò, o il prigioniero rassegnato al suo destino.
Adoro il senso di stabilità degli struzzi, che nascondono la testa, perché fingere di non vedere è molto più comodo che sforzarsi di vedere, dimenticando colpevolmente che altri organi - per loro decisamente più importanti che la testa... - rimangono esposti al vento e alle intemperie, pericolosamente poco protetti.
Ricordo con gioia il senso di stabilità che si provava sul Titanic nei ponti di prima classe e penso - con ancora più gioia, ai limiti dell'orgasmo ben riuscito - che quella grande nave è affondata, portandone molti con sé.
Sorrido e mi chiedo dove uno possa oggi andare a recuperare - ipotizzo, ma probabilmente mi sbaglio, con un certo sforzo - i due glutei ben gonfi che gli servono come faccia per invocare oggi - nell'Italia, nell'Europa del 2016 - l'utilità della stabilità. Stanno forse alludendo al rigor mortis, auspicabilmente indotto? Perché, se è così, concordo...

                                         Piero Visani