sabato 19 novembre 2016

La Traviata

       A due settimane dalla consultazione referendaria, si intensificano gli appelli a votare in un senso o nell'altro. Se fossi ancora un essere umano, in linea teorica non dovrei avere dubbi: voterei "No" per la semplice necessità di abbattere un nemico prima di abbatterne altri. Ma non sono niente: sono un povero schiavo, un terminale di pagamento di potentati finanziari neppure troppo occulti; non ho diritti ma solo doveri; esisto in quanto pago, esattamente come il celeberrimo personaggio di Totò ("e io pago"...!).
       Comprendo bene l'occasione di una "spallata", ma mi chiedo insieme a chi la darei, tale "spallata": a D'Alema, a Bersani, a Berlusconi, a Salvini, al "nuovo che avanza" con Parisi?
       L'enorme problema italiano non è politico, ma antropologico. Una buona parte degli abitanti di questo Paese non è all'altezza di alcunché, se non della propria plurisecolare meschinità. La Costituzione del 1948, un obbrobrio di cui mi sono sempre vergognato come italiano, è diventata da tempo "la più bella Costituzione del mondo" (chissà le altre...?), mentre quella nuova proposta da Renzi & Friends pare la migliore scorciatoia verso il futuro.
       Come sempre, in un'epoca di profondi mutamenti, noi ci accingiamo a curare i nostri secolari malanni con le aspirine o - peggio ancora - con i placebo: le stesse facce, gli stessi distruttori di tutto e di tutti, su entrambi i versanti, cui si sono aggiunti da poco i rivoluzionari da operetta e da firme false, emanazioni dirette del CANVAS (Center for Applied Nonviolent Action and Strategies). Infine, il nuovo che avanza: i moderati da voltastomaco, gli uomini per tutte le stagioni, quelli che "ci vuole sempre una soluzione di governabilità", quelli che hanno fondato Equitalia e fanno credere a chi li segue in buona fede (pochissimi, mi auguro) di essere ostili alle politiche fiscali italiane e di "volere meno tasse". Quello che mi sorprende è che, nell'ascoltarli, l'uditorio non prorompa in un'omerica risata, che sarebbe sufficiente a seppellire loro, la loro pochezza e la loro inadeguatezza a tutto e a tutti. Non a caso, in un'Italia che è un'autentica "Traviata", oggi risuona suadente l'aria: "Parisi [con la esse, sia chiaro...], o cara, noi [non] lasceremo".
       Ci piace così: in un periodo storico di mutamenti epocali, noi riusciamo a pensare al massimo alla "roba" di verghiana memoria, al patrimonietto - grande o piccolo - messo assieme da due o tre generazioni di "buoni borghesi" e "onesti lavoratori" presenti in famiglia; alla "governabilità" tipica di tutti i trasformismi e soprattutto al fatto che - gattopardianamente - "tutto cambi affinché nulla possa cambiare".
       Ogni tanto scrivo di queste cose e gli inviti più gentili che ricevo sono "Vai a lavorare!". Li raccolgo a tal punto che vado a cercarmi il lavoro in giro per il mondo, per sopravvivere, mentre potrei ricordare ai miei contestatori che il lavoro NON è solo quello manuale, che so bene essere l'unico che possano fare loro, ma per me è diverso... E vorrei aggiungere - visto che sono perfido - che la produttività del lavoro italiana è una delle più basse in Europa, per cui la loro esortazione di fatto equivale a "ma vai a far niente"...! Magnifica esortazione alla concretezza e alla fattualità!
       Se mi occupo di cultura e politica, la contestazione è affine: "ma li attacchi i manifesti?", ed è la stessa che subisco da quando avevo meno di venti anni. Ad un certo punto mi sono rotto e ho deciso che fosse meglio lasciar fare a chi ama farsi le proprie ragioni con le mani. Pensare è del tutto inutile, in effetti, avendo a che fare quasi solo con microcefali. Io poi non sono in alcun modo contrario a farsi le proprie ragioni con le mani (e anche con altro), ma occorre valutare attentamente i modi e i tempi di certi atti fondanti, onde evitare che si risolvano in tipiche situazioni da eterogenesi dei fini.
       Quindi me ne sto per i fatti miei: studio, scrivo, lavoro e ho smesso di cercare di fare proselitismo politico-culturale da non so quanto tempo. Ho qualche raro estimatore, che ringrazio, mentre il resto ascolta non me ma i suggerimenti che gli vengono dal portafogli e, ancora più volentieri, dall'ultimo che gli parla e che spara qualche idiozia.
        Resto convinto che siamo prossimi a svolte epocali, ma credo che, per andare ad attaccare manifesti, ci sia gente più portata di me. Lo so, il valore della metapolitica è zero - pensano gli stolti - rispetto a quello primario della politica; tuttavia, per fare un esempio di grande attualità, Donald Trump sta mettendo insieme una squadra di governo composta da soggetti che, comunque li si voglia giudicare, non dicono le stesse cose dell'amministrazione precedente. Da noi non è mai successo e mai succederà, perché i due maggiori schieramenti politici sono perfettamente sovrapponibili in quanto meramente cleptocratici, mentre il terzo si nutre di cascami teorici di un sinistrismo da operetta ed è figlio di un'operazione politica concepita all'estero e freddamente studiata a tavolino.
       Dovrei preoccuparmi di far tornare sulla retta via (dove peraltro non è mai stata) una "Traviata" come l'Italia? Lasciare spazio al "nuovo che avanza" con Berlusconi, Parisi e Salvini? "Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete, un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate!" Io ho già dato e di rivoluzioni moderate e/o incruente non ne ho mai viste. Qui, semmai, c'è una sempiterna reazione in agguato, quella che vuole il bene per sé (più che per gli altri) e che adora ciò che è accaduto dal 1945 ad oggi. Non fa per me.

                                                    Piero Visani