giovedì 19 gennaio 2017

I giorni dell'odio

       Tu hai fame, e lui ti presenta il suo conto.
       Tu hai freddo, e lui ti presenta il suo conto.
       Tu ti meravigli della sua totale insensibilità di fronte a condizioni oggettivamente difficili, per non dire insostenibili, e lui scrolla le spalle e ti presenta il suo conto. Non sei neppure sicuro che lui abbia una vaga idea del fatto che la vita passa del tutto al di fuori dei conti. Carente di immaginazione dalla nascita, per lui i conti sono la vita e la vita sono i conti.  
       Comincia a darti fastidio, quella sua insensibilità ti fa orrore, perché non chiedi comprensione per te, ma per chi sta infinitamente peggio di te. Si irrita: bisogna far quadrare i conti, tutto il resto (è una scelta di parole voluta) non conta.
       Sembra che viva per i soldi, ed è veramente così, perché, grazie ai tuoi soldi, lui fa una vita da nababbo, tra viaggi, vacanze, ristoranti di lusso, abiti firmati, gioielli e auto di prestigio. Non conosce la vita di quelli che stanno a livelli molto più bassi di lui, e non la vuole conoscere. Vuole solo che quadrino i conti, perché in quel modo è sicuro che la sua condizione privilegiata durerà in eterno, per lui e la sua progenie.
       Soffre di una certa limitazione: non sente montare l'odio contro di sé e i suoi simili, ma ha già pensato di provvedervi da tempo: pacifismo, buonismo, crescente femminilizzazione della società, espulsione dalla medesima dei valori guerrieri, richiesta di adeguamento a un "politicamente corretto" che in realtà altro non è che un "politicamente costretto". La violenza, nelle sue intenzioni alquanto capziose, avrebbe dovuto essere espulsa dalla società e invece chiunque ci viva immerso (ma il politico e il burocrate non ci vivono immersi) sa che la violenza ormai pervade tutto, così come una collera sorda, pronta ad esplodere per un nonnulla.
       Eppure la collera monta, la rabbia si fa livida; si constata dolorosamente che gli autoctoni non godono di alcuno dei diritti riservati ai migranti, o tanto meno delle prebende, ma hanno solo il diritto a pagare, pagare conti per baratri finanziari che non è stato certo il cittadino comune ad aprire.
       Nulla di tutto questo autorizza a pensare all'aprirsi di chissà quali scenari, però - per fare un esempio molto semplice - è come se uno avesse un'automobile che produce strani scricchiolii e avesse deciso di non farci caso e di continuare ad usarla come se niente fosse: può avere fortuna, e non incappare in alcun problema, ma potrebbe anche non averla, e rimanere per strada...
       La totale insensibilità di cui stanno dando prova, di fronte al collasso di Paesi come la Grecia e l'Italia, i burocrati dell'Eurolager, è - come tutti i deliberati spargimenti di dolore, sofferenza e miseria - una strada altamente a rischio, poiché chi non ha pietà dei propri simili, di altri esseri umani, di persone che, a differenza dei migranti, non possono essere oggetto di speculazione e lauti guadagni, difficilmente potrà sperare che ve ne sarà per lui. I tempi della Storia e della cronaca sono in fase di potentissima accelerazione e chi semina venti di dolore, sopraffazione, insensibilità e osceno privilegio, per far quadrare i propri conti a spese altrui, è inevitabilmente destinato a raccogliere grandi tempeste. Quando, mi chiederanno in molti? Non lo so e neppure mi interessa. Posso solo dire che anche il 13 luglio 1789 la Francia pareva complessivamente tranquilla. Come in tutte le cose, poiché siamo mortali, verrà la morte: sta a noi decidere di chi avrà gli occhi...

                                    Piero Visani