lunedì 27 febbraio 2017

Minestre o finestre

       Fin da giovanissimo scolaro delle elementari, non sono mai riuscito a tollerare l'alternativa "O mangi la minestra o salti dalla finestra": fughe dal catechismo (consideravo già allora penosi i principi della religione cattolica), tentativo di sottrarmi alla prima comunione (e, non essendovi riuscito, relativa finta caduta sulle rive del fiume Po per infangarmi a fondo l'abito da cretino che mi avevano fatto indossare), falsificazione di firme genitoriali - alle superiori - per avere la dispensa dall'ora di religione, etc. etc.
       Da allora, l'alternativa testé citata ("minestra/finestra") viene da me ritenuta totalmente inaccettabile e risolta in un solo modo: meno di un nanosecondo dopo che mi è stata formulata, sono già in volo, poco importa che si tratti del piano terra di una casa di campagna, del terzo piano di un condominio o della cima di un grattacielo.
       Potete immaginare le mie condizioni: pieno di ammaccature, nel migliore dei casi; morto più volte, nel peggiore. Trattandosi di una condizione metaforica, non reale, posso dire di essere morto più volte; morto a persone e situazioni che mi avevano posto di fronte a quella prospettiva, che ritengo totalmente inaccettabile. Sono addirittura certo che, per chi mi conosce bene, mettermi di fronte a quell'alternativa sia il modo più indolore (per lui/lei) di sbarazzarsi di me. Per introdurre un fattore di non prevedibilità, cerco sempre di essere un po' più tranchant, nelle mie scelte, di quanto si era previsto che potessi essere, ma non sempre ci riesco, ovviamente.
       Questa alternativa mi ha accompagnato in molte situazioni di lavoro e in non poche relazioni personali, ma di fronte al deliberato deprezzamento della mia persona, di fronte a richieste che privilegiavano il trionfo della morte rispetto al trionfo della volontà, ho sempre preferito il rispetto della mia volontà di potenza. Volevo e voglio vivere, non rinunciare. Volevo gestire situazioni nel migliore dei modi, non buttarle via. Mi sarebbe piaciuto che, in caso di proposizione di tale alternativa, si fosse tenuto anche marginalmente conto del punto di vista mio, oltre che di quello altrui.
       Se e quando ciò non accade, cerco la finestra più vicina, quale che sia il piano in cui si situa, e mi soccorre l'ideologia: "Meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora!" e "Viva i salti nel vuoto!", perché c'è molta più vita in certe morti che nel sottoporsi ai condizionamenti altrui.

                            Piero Visani