venerdì 21 luglio 2017

Cala la tela ma non il Kalashnikov

       E' boom di vendite (+123% rispetto al 2015, toccando i 319 milioni di dollari) e profitti (40 milioni di dollari) per l'azienda che produce questa arma notissima, rustica, affidabile, potente.
       Il quotidiano torinese "La Stampa" le dedica oggi una pagina intera, nell'evidente intento di mettere a confronto l'Occidente "illuminato" con la Russia impegnata solo a produrre e vendere armi da guerra.
      In realtà, per chi non abbia gli occhi foderati di prosciutto, la diffusione delle armi individuali e - al tempo stesso - l'impegno dei governi di determinati Paesi a contenerne al massimo il proliferare saranno due temi dominanti del futuro, un futuro che si avvia a qualificarsi o come "una guerra di tutti contro tutti" (il bellum omnium contra omnes di hobbesiana memoria) o come la spasmodica ricerca - da parte degli underdog di tutto il mondo - di armi affidabili per sottrarsi alla schiavitù dei grandi potentati finanziari e politici, e delle loro schiere di eserciti in apparenza pubblici, ma in realtà sempre più privati, in quanto non al servizio dello Stato, ma delle consorterie che lo gestiscono e lo utilizzano per propri fini.
       Si approssima un futuro di orrore e di conflitti (più che di guerre vere e proprie) degno dei sogni (o degli incubi...) dei migliori scrittori di fantascienza. Non è un caso, ma è pure la proiezione del livello di autentico orrore che hanno raggiunto i rapporti umani, in tutti i campi: "Mors tua, vita mea". A me sta bene. A voi...?

                   Piero Visani



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