giovedì 10 agosto 2017

Alle radici della "bontà"

       Scrivendo dal Quartier Generale del Distretto della Frontiera, situato a Fort Smith, Arkansas, in data 17 novembre 1863, il generale Jos. T. Tatum, dell'Esercito dell'Unione, spiegava a chiare lettere che i guerriglieri confederati che agivano alle spalle delle linee unioniste, infliggendo pesanti danni alle loro linee di comunicazione e ai loro rifornimenti, non avevano alcun diritto al riconoscimento di uno status di combattenti regolari e dovevano essere impiccati sul posto se catturati, in quanto:

"common foe of mankind"

vale a dire "nemici del genere umano".
       La bellezza di studiare la Storia consiste proprio in questo: che essa consente di scoprire radici e sedimenti di visioni del mondo che esistono ancora oggi. Ecco, la teoria del nemico come "nemico del genere umano", dunque non un combattente di un altro esercito, ma un soggetto addirittura al di fuori del consorzio civile.
       Questa frase, letta in un'illustrazione relativa a un manifesto dell'epoca, pubblicata a pagina 16 del libro di Sean McLachlan, "American Civil War Guerrilla Tactics", Osprey Publishing, Oxford 2009, mi ha molto colpito e mi ha fatto altresì molto riflettere. Tutto ha le sue radici ed esse affondano proprio là dove ancora oggi prosperano, in quella stessa visione del mondo manichea.

                     Piero Visani




                       


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