venerdì 25 agosto 2017

L'accoglienza e la...ripresa

       Passo molto spesso, per lavoro, dalla parti di un centro di assistenza torinese che distribuisce pasti due volte al giorno. Malgrado le vacanze agostane e i ristoranti sempre pieni, la coda dei questuanti si fa ogni giorno più lunga: molte persone provenienti dai Paesi dell'Est, qualche nero (ma pochi) e un numero crescente di italiani, anche famigliole con bambini.
       So di fare del barbaro populismo, ma non ho mai visto un politico, di maggioranza o di minoranza, che sia passato a dare un'occhiata, così, per conoscere meglio la realtà.
            Per non parlare di coloro che rovistano tutti i cassonetti dell'immondizia per trovare qualcosa, qualsiasi cosa, e la fila di pensionati anziani che si affolla nei mercati rionali quando gli ambulanti iniziano ad andarsene via, cercando di rimediare qualche foglia di insalata o frutto marcio da mangiare.
       A livello politico - si sa - nessuno fa niente, ma questo è solo il frutto amarissimo della scelta scellerata degli italiani di votare, sempre e comunque, i più imbecilli e gli yesmen, gente che, dopo che ha cenato al ristorante pluristellato, ha concluso le proprie preoccupazioni sociali.
       Tuttavia, vedere anziani e bambini in fila per un piatto di pasta o di minestra ha una conseguenza fantastica, sull'animo di chi, oltre a guardare lo smartphone, sa guardarsi ancora un po' intorno: la constatazione dolorosa di un disastro assoluto, un disastro in tempo di pace. Complimenti sinceri a chi l'ha provocato. Sale, lievita, si moltiplica, il costo umano della democrazia. Sono vecchio, purtroppo, non vedrò la resa dei conti. Sarà uno dei miei primi rimpianti, da morto.

                         Piero Visani



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