sabato 30 settembre 2017

Il laboratorio politico catalano

     La notizia dell'arrivo a Barcellona di oltre 7.000 uomini della Legione Straniera spagnola, se confermata, è un indizio di come - secondo la nota e per me condivisibilissima analisi del generale Fabio Mini - le guerre del futuro non saranno altro che guerre per bande.
       Nell'Eurolager, in particolare, sparito o ridotto a macchietta terroristica il nemico esterno (l'hostis), resta soltanto - di viva e immanente - la figura del nemico interno (l'inimicus), quello contro il quale qualsiasi forma di repressione è possibile in quanto la sua sola presenza mette in discussione i rapporti di forza esistenti all'interno dei singoli Paesi, con il rischio di alterarli nel lungo periodo e di far cadere dai loro comodi piedistalli i beati possidentes che li governano.
       Il ricorso al Tercio, nel caso di specie, è addirittura grottesco, più ancora che criminale. Sarebbe come se, prima del referendum sull'indipendenza scozzese, il Royal Regiment of Scotland o le Scots Guards fossero state inviate a pattugliare le strade di Edimburgo e Glasgow, per dissuadere da qualsiasi minaccia all'integrità dello Stato nazionale...
       Incapaci di concepire qualcosa di diverso da tasse e imposte, o dalla lunghezza dei frutti di mare, i ricchi untorelli dell'Eurolager si addestrano all'esecuzione di grandi manovre preparatorie alle guerre civili del futuro, le uniche che ci saranno o potranno essere, quelle contro di loro, e si predispongono all'impiego dei numerosi "cani da guardia" che mantengono ben addestrati per poterle soffocare sul nascere. E lo scenario così si delinea meglio: una banda di criminali statalisti e di kapò dell'Eurolager contro le aspirazioni di libertà e autodeterminazione dei popoli.
        Non importa se alle frontiere premono centinaia di migliaia di disperati, che cercano di entrare in realtà politiche ed economiche in genere del tutto incapaci di ospitarli. Quelli da colpire non sono loro, sono gli autonomisti e gli indipendentisti che hanno compreso la vera natura del campo di concentramento in cui sono immersi e vorrebbero organizzare una "grande fuga" da esso.
       Cambiando la natura del conflitto, assumendo esso sempre più le caratteristiche di una gigantesca guerra civile, cambierà anche la natura delle forze militari, sempre più destinate a trasformarsi in forze di polizia e di sicurezza interna, ovviamente sempre meno capaci e sempre meno adatte ad affrontare un eventuale nemico esterno.
       Molte cose interessanti, dunque, sono in formazione all'interno del laboratorio politico catalano e non è difficile dire che la prima vittima di questi nuovi conflitti è la libertà, la libertà dei popoli.

                  Piero Visani



venerdì 29 settembre 2017

L'imagination au pouvoir

       Ma nell'Eurolager - a parte tasse (ora è il turno della Webtax, per le altre ci sarà tempo e modo); imposte e gabelle da imporre per mantenere se stessi e i propri corifei - conoscono qualche altro sistema per raccattare denaro e/o promuovere lo sviluppo? Sembrano una classe dirigente ormai uscita - Mutti Merkel lei la questione la conosce bene - direttamente da un film come "Le vite degli altri" (nel caso di specie: le nostre...), che non a caso si svolgeva nella DDR, noto paradiso di libertà.

                        Piero Visani



Ma perchè? Perché no!

       L'essenza della democrazia è di una semplicita assoluta: fare sempre e comunque ciò che non vuole il demos, cioè il popolo, ma gli oligarchi che lo maneggiano. Là ove ciò riesce bene, si hanno ampie maggioranze; là dove non riesce altrettanto bene, allora tutte le menate con cui i democrats tormentano il genere umano da secoli vengono fuori:
- diritto all'autodeterminazione? Ma che è? Se va contro quello che vogliamo noi, non esiste più.
- diritto a convocare una consultazione referendaria? Ma quando mai, è una cosa da populisti!
- diritto di votare liberamente per il proprio futuro? Si, quello sì, ma a condizione che il futuro della plebe e dei servi della gleba (purtroppo non alla riscossa...) si identifichi con quello degli ottimati e in qualche modo lo legittimi, altrimenti gli unici due diritti che rimangono sono solo quelli al silenzio e all'obbedienza.
      Il 20 dicembre 1860, lo Stato del South Carolina votò la secessione dagli Stati Uniti. Sappiamo come è andata a finire: una guerra civile che fece circa 620.000 morti e una Unione mantenuta con la forza. In Catalogna non succederà certamente così, ma è bellissimo potersi sentire liberi in democrazia: basta riuscirvi... Per dirla con Battiato: "es un sentimiento nuevo", basta crederci.

                  Piero Visani



mercoledì 27 settembre 2017

Quel posto è mio...

       Fioccano le pallottole. Orde di mamelucchi si aggirano con le loro scimitarre sguainate intorno ai nostri quadrati, saldi e irti di baionette. Non sfondano, ma il pericolo aumenta.
       Parte l'ordine:  "les ânes et les savants au centre!" e, non essendo io un militare e non sapendo bene a quale categoria ascrivermi, muovo docilmente verso il centro.
       Ai posteri l'ardua sentenza! Ma gli exit poll danno una netta prevalenza della prima delle due categorie citate...

                     Piero Visani



"Quando sento parlare di cultura"...

       Premetto che non nutro particolari entusiasmi per l'AFD, vincitrice delle recenti elezioni tedesche. Tuttavia, le rassegne stampa di questi giorni mi parlano di un partito che non ha paura della modernità, delle infinite declinazioni della sessualità, e soprattutto non ha paura dei media e della cultura. A proposito di quest'ultima, vedo un "album di famiglia" piuttosto interessante, pur se estremamente composito, e vedo un impegno diuturno a dare vita a fondazioni, pubblicazioni, vecchi e nuovi media. E vedo altresì un impegno non meno diuturno a ricercare fondi, finanziamenti, appoggi da qualunque parte provengano.
       Mi viene da sorridere paragonandoli al centrodestra italiano, con cui peraltro condividono non pochi fattori, e vedo Forza Italia ormai avviata alla definitiva transizione dal "pussy power" al "Renzi's power"; Fratelli d'Italia incerti fra il GRA (Grande Raccordo Anulare), la famiglia Cesaroni e uno statalismo da operetta che è peraltro il più gradito alla sempiterna anima italica, lo "Stato mamma", quello che ti sodomizza dalla nascita alla morte senza che tu nemmeno te ne accorga (o voglia accorgertene...); e la Lega, il cui livello politico medio potrebbe essere definito - se non fosse un'offesa per i valligiani veri, e io sono per metà valdostano - "valligiano".
        L'interesse per la metapolitica di questo ambiente è tale che a me piacerebbe condurre una di quelle inchiestine stile "Iene", con l'intervistatore che chiede ai deputati e senatori di quell'area, nel mentre entrano nelle rispettive sedi, una rapida e sintetica definizione di metapolitica. Ad esempio, bramerei udire quella del senatore Antonio Razzi, che - sebbene molti del suo elettorato paiano inclini a rimuovere tale dolorosa constatazione - è un membro di Forza Italia.
       Certo è che la destra tedesca si sta dando da fare per munirsi di adeguati strumenti per intervenire sulla realtà, che si condividano o meno, in tutto o in parte, le sue idee. Da noi, come al solito, non si va oltre il solito stentoreo coro di no: "no a questo, no a quello!". Altro non si immagina e tanto meno si riesce a immaginare. Però non si deve mai dimenticare che il centrodestra italiano è da decenni impegnato nell'unica "battaglia del grano" che conosca (e l'on. Fiano non si inquieti: non è, nemmeno lontanamente, quella cui pensa lui) e allora tutto si comprende e si chiarisce...

                     Piero Visani



martedì 26 settembre 2017

"Non fare l'italiano, fai l'inglese!"

       All'inizio del nuovo millennio, mio figlio Umberto, matricola di Giurisprudenza, fu costretto a seguire una serie di conferenze di Diritto tributario presso la sua università. Nel giro di un mese o poco più si succedettero in cattedra eminenti soloni, tutti titolari di studio privato, oltre che esimi cattedratici, e cominciarono a disquisire sui rapporti tra cittadino e fisco.
      Diligente studentello, mio figlio arrivava ogni settimana a casa con gli appunti presi nel corso di questi illustri appuntamenti con i "tutori della morale". Me ne capitarono sottomano alcuni, di cui uno relativo a una lectio magistralis tenuta da uno degli attuali indagati a Firenze. Fu come leggere un bel romanzo d'evasione (non fiscale...): paroloni, tutti scritti maiuscolo o almeno con l'iniziale maiuscola e lunghi elenchi di cose da fare per essere "cittadini onesti e in regola" (dopo tutto, erano prescrizioni a terzi, mica a se stessi...).
       Avendo sempre avuto un ottimo rapporto con mio figlio e non volendo che diventasse un cittadino italiano idiota e credulone come la maggior parte degli altri, presi a spiegargli punto per punto - visto che avevo maturato per lavoro una certa esperienza nel settore - le differenze intercorrenti tra la finzione (vale a dire l'oggetto delle lezioni cui stava assistendo) e la funzione (vale a dire ciò che accadeva davvero nella realtà), e gli feci alcuni esempi sul rapporto che un cittadino comune poteva avere con i pubblici poteri in Italia e nel Regno Unito.
       Credo di essere stato un convincente maestro, perché - da allora - la sua fiducia nel sistema pubblico nazionale è pari alla mia, cioè di poco inferiore allo zero assoluto...
       Di conseguenza, ho trovato molto divertente vedere costretti agli arresti domiciliari alcuni cattedratici elargitori di quelle "splendide" lezioni, gente che in pubblico parlava e parla di morale, e che in privato, invece, esorta i perturbatori del sistema da loro creato a "fare l'italiano, non l'inglese!".
       Siamo un Paese di doppia e tripla morale, mi è ben noto, ma va sottolineato con forza che - da noi - la criminalità comune almeno ha un proprio codice d'onore molto rigido, cui in genere si attiene. Altrettanto non si può dire per i dispensatori a gettone di "pubbliche virtù", i cui "vizi privati" sono macroscopici e costoro sono ben attenti a cercare di mantenerli in eterno.
       Ovviamente questo caso finirà in una bolla di sapone, come tutti i precedenti, e colui che l'ha denunciato dovrà correre a farsi una carriera universitaria in Inghilterra, dove lo valuteranno di norma per i suoi meriti accademici. Qui, ormai, il poveretto ha palesemente chiuso con l'università: non per demerito, ma per il rifiuto del metodo, quel metodo che fa sì che le eccellenze italiane crescano tutte all'estero. Qui prosperano i leccaterga. Il sistema pare che piaccia all'italiano medio. Non giova alla Nazione latamente intesa, ma ai singoli coinvolti sì. Avanti così!

                         Piero Visani



lunedì 25 settembre 2017

Mutti, Mitte und Marley (Bob)

       Poiché anche nelle migliori famiglie succedono cose "strane", ecco che Mutti Merkel si troverà a governare nel mezzo (Mitte) insieme a una coalizione che in Germania chiamano Jamaika, cioè, in sostanza, una coalizione di "fumati"...
       Dal momento che tutte le elezioni sono oggetto di formidabili manipolazioni, sarebbe interessante sapere quali forze e quali interessi si siano mossi contro Mutti Merkel. Certo la stanchezza degli elettori per le sue ottuse politiche, ma questo mai e poi mai sarebbe bastato a far arrivare l'AFD al 13,4%. Non ho particolare simpatia per un partito che - come di solito capita alle destre eterodirette - è un concentrato di no a tutto e a tutti, ma sarei molto interessato a sapere chi gli ha dato una mano e per quale ragione quelli che in Francia spaventano, in Germania - siccome sono ancora a percentuali ragionevolmente contenute... - ottengono aiuti, voti e seggi.
      Comunque, vediamo cosa farà la "Jamaika Koalition": se prometterà "più fumo per tutti" - che in definitiva è un promessa assai meno impegnativa che "più lavoro e più soldi per tutti" - probabilmente si riprenderà in fretta voti e seggi. In ogni caso, la Germania ha ricevuto un monito forte, solo in parte proveniente dal suo elettorato...

                      Piero Visani



domenica 24 settembre 2017

Satisfaction

       Non ho particolare inclinazione per gli appuntamenti elettorali, cui di norma non partecipo in quanto orribilmente egalitari (un uomo, un voto: oltre a un incredibile orrore, chi ci potrebbe davvero credere, a questa fola...?). Neppure penso che la crescita di un partito come Alternative Fuer Deutschland (AFD) possa avere un valore di lungo periodo.
       Però provo molta soddisfazione per la sconfitta di Die Mutti Merkel e del suo centrismo (Die Mitte). In genere, quando sento parlare di "mammine" (politiche) e moderatismi, "entsichere ich meinen Browning"...
       E ho detto tutto. L'Eurolager con puro marchio di fabbrica degli eterni fautori del medesimo, è un briciolino meno lager. Pas mal.

                    Piero Visani








Zulu

       Sto rileggendo il libro di Ian Knight, Zulu Rising. The Epic Story of Islandlwana and Rorke's Drift, Pan Books, London 2011, forse l'opera più dettagliata (con le sue 748 pagine), su questi due celeberrimi episodi.
       Da non trascurare anche Saul David, Zulu. The Heroism and Tragedy of the Zulu War of 1879, Penguin Books, London 2005.
       In lingua italiana, mi permetto di suggerire: Ian Knight e Ian Castle, La guerra Zulù 1879. Il tramonto di una nazione in guerra, traduzione italiana, Edizioni del Prado - Osprey Publishing, Madrid 1998; Ian Knight, Rorke's Drift 1879. "Come topi in trappola", traduzione italiana, Edizioni del Prado - Osprey Publishing, Madrid 1999. Questi due volumetti in italiano, per quanto di taglio introduttivo, sono sicuramente una buona lettura iniziale per gli amanti del settore che non abbiano dimestichezza con l'inglese.

                          Piero Visani



giovedì 21 settembre 2017

I "libertari" dell'Eurolager

       Se i "libertari" dell'Eurolager appoggiano Madrid, allora è chiaro che il mio personale appoggio alla Catalogna diventa ancora più incondizionato. Gente che sproloquia di libertà (propria...) da una mezza parola in su e ha paura di un referendum popolare... Eh sì, la democrazia totalitaria sta chiarendo sempre più le proprie linee di fondo: il ricorso al voto è ancora concesso là dove un partito filo-Eurolager ha almeno l'85% delle probabilità di vincere. Per il resto c'è Mastercard Gold, di cui i kapò e i dirigenti dell'Eurolager, con superstipendi tutti rigorosamente esentasse, possono vantare abbondante dotazione. E attenti a non evadere od eludere la fiscalità di rapina che serve a mantenerli, mi raccomando, altrimenti sarete colpiti da sanzioni durissime, in nome del "bene (con la "p") comune", quello che è fondamentale per ogni tipo di sodomie!

                      Piero Visani



mercoledì 20 settembre 2017

Forza Catalogna!

       Gli Stati nazionali sono un tragico inganno. Se ne stanno accorgendo - ovviamente a loro spese - anche i Catalani. Centralismo, tasse, burocrazia, etc. Immigrazione indiscriminata ammessa, secessione suffragata da vasto consenso popolare, no. La base del più democratico dei principi...
       Le comunità nazionali possono sforzarsi di garantire un governo maggiormente gestito dal basso e più rispettoso delle identità. Con prospettive di crescita in varie direzioni...

                     Piero Visani



Minima immoralia

       E' bello sentirsi fare la morale da soggetti individualmente e anche familisticamente parecchio chiacchierati. E' bello sapere che verranno a dare la caccia ai tuoi contanti, nel caso - in fondo abbastanza improbabile, nell'Italia attuale - che tu ne abbia ancora nascosti da qualche parte e non siano 30 o 40 euro.
       E' bello sapere che chi è riuscito a svuotare di contanti e anche di altri valori un discreto numero di banche non sia sazio, ma ora punti anche ai patrimoni privati. Ovviamente per "contrasto anti-evasione". E per cosa, se no?
       E' tuttavia altamente lodevole che, dopo aver occultato per anni i propri progetti dietro infingimenti di comodo, ora la caccia al denaro altrui si faccia dichiarata ed esplicita. E' un atto di coraggio. Manifestarsi per quello che si è, è sempre un atto di coraggio. Chapeau!

                           Piero Visani


P.S.: l'immagine ritrae dei boschi. 



lunedì 18 settembre 2017

Ritorni

       Ogni singola pietra di quel paesino mi ricorda qualcosa, perché ci passai le mie vacanze estive dal 1956 fino al 1964 almeno. Non ho ricordi particolari, in positivo o in negativo, ma ho molti ricordi in assoluto e la mia natura speculativa mi induce sempre a chiedermi per quale ragione si ritorna in un luogo e non in un altro. Uno dei miei quesiti costanti è quello sui percorsi esistenziali, su cosa stia loro dietro e a quali (eventuali) vite precedenti ciò afferisca.

                        Piero Visani



Riletture - "Fight Club"

       Per esigenze di lavoro, mi sono riletto Fight Club, di Chuck Palahniuk (Oscar Mondadori, Milano 2013). Scritto nel personalissimo stile dell'Autore, è comunque un'autentica miniera di spunti di contestazione nei riguardi della società capitalistica e del suo inesistente substrato etico.
       Resta abbastanza singolare, per me, notare come certi libri (da cui, per di più, come in questo caso è stato tratto un film celeberrimo) passino sul pubblico senza lasciare particolarmente tracce, nel senso che paiono determinare uno stimolo di coscienza pari - come entità - a quella che potrebbe dare uno spazzolino da denti azionato a pile. Poi tutto torna come prima. Forza dell'abitudine, conformismo, rassegnazione? Mah...

               Piero Visani




Battaglia di Antietam, 17 settembre 1862

      La prima invasione confederata del Nord, che negli intendimenti del governo sudista avrebbe dovuto indurre Gran Bretagna e Francia a prendere in maniera più decisa le parti della Confederazione e magari addirittura intervenire nel conflitto a fianco ad essa, venne bloccata ad Antietam, nel Maryland, il 17 settembre 1862, e si risolse di fatto in uno stallo, che tuttavia impedì al generale Lee di procedere ulteriormente nella sua avanzata verso Nord e lo costrinse a ritirarsi in Virginia, da dove aveva lanciato la sua offensiva.
       La battaglia è passata alla storia della Guerra Civile americana come "the bloodiest single day", vale a dire come lo scontro armato - combattuto nell'arco di un solo giorno - in cui si registrarono le perdite più gravi.
       In effetti, gli unionisti ebbero un totale di 12.410 perdite, di cui 2.108 morti, pari al 25% del totale degli effettivi.
       I confederati ebbero 10.316 perdite, di cui 1.546 morti, pari a ben il 31% del totale degli effettivi.
       A ciò si deve aggiungere che, nelle settimane immediatamente successive allo scontro, altri 1.910 unionisti e 1.550 confederati morirono a seguito delle ferite riportate in combattimento, mentre 225 unionisti e 306 confederati, inizialmente considerati "dispersi", vennero ufficialmente accertati come morti.
       Di fatto, la battaglia di Antietam (che nel Sud in genere è nota come battaglia di Sharpsburg) vide la morte di ben 7.650 soldati americani, il che equivale a dire che essa rappresenta lo scontro più sanguinoso, in termini di mortalità dei combattenti in esso impegnati, di tutta la storia militare americana. Ovviamente vi sono state battaglie più sanguinose di Antietam - nell'ordine Gettysburg, Chickamauga, Chancellorsville e Spotsylvania Courthouse - ma tutte durarono più di un giorno, mentre Antietam fu un autentico massacro esauritosi in meno di 24 ore.
       Per letture ulteriori sulla battaglia, mi permetto di consigliare, oltre al fondamentale saggio di Raimondo LURAGHI, Storia della guerra civile americana, Einaudi, Torino 1966, che dedica ad Antietam tutto l'XI Capitolo, Norman S. STEVENS, Antietam 1862. Il giorno più sanguinoso della Guerra Civile, traduzione italiana, Edizioni del Prado, Madrid 1999; e il fondamentale Stephen W. SEARS, Landscape Turned Red. The Battle of Antietam, Popular Library, New York 1985, che ne esamina ogni possibile dettaglio.

                              Piero Visani










venerdì 15 settembre 2017

Gli anni che verranno

       Ogni volta che, in questa "espressione geografica", si parla di provvedimenti liberticidi, il borghese nostrano - moderato e demente (è una tautologia...) - sorride, sghignazza, lancia anatemi a carico di chi si avventa in previsioni varie. Esperto di politica internazionale grazie a "Risiko" e di economia grazie a "Monopoli", nutre solide certezze, tutte smentite dai fatti, ma di cui non si è accorto (per la precisione, né delle certezze né tanto meno dei fatti...).
       Un tempo, la sola idea del sequestro dei conti bancari anche per motivazioni debolissime e non confortate da una sentenza della magistratura, era ipotesi assolutamente impensabile. Ora è pratica quotidiana.
       Un tempo, passare alla difesa l'onere della prova era cosa assolutamente impensabile, su questioni fiscali aut similia. Ora è pratica quotidiana.
       Un tempo, i controlli su tutto e tutti - meno i "migranti", ovviamente - erano opzione da Stato totalitario, ora sono prassi quotidiana.
       Un tempo, la sola ipotesi di sequestrare case private e alloggi sfitti per ospitare "risorse" avrebbe provocato una levata di scudi. Ora accadrà a breve.
        Quindi sentirsi ridere in faccia quando si sostiene - come fa chi scrive - che in futuro sarà vietato l'espatrio dei giovani, in particolare di quelli acculturati, può essere accettabile (dopo tutto risus abundat in ore stultorum...), ma non cambia il fatto che questo divieto sarà applicato, come quello all'uso di contanti e come tanti altri. La democrazia totalitaria, infatti, si basa esclusivamente su DIVIETI, tutti imposti per il nostro bene...
       La deriva totalitaria di questa democrazia-farsa è pienamente in atto e si accentuerà giorno dopo giorno. Per ora siamo ai reati d'opinione e a quelli fiscali, ma il resto sta arrivando pian piano. Sotto il profilo della democrazia totalitaria, del resto, l'Italia è ormai considerata un Paese laboratorio e anche Mutti Merkel - che sicuramente sente fremiti profondi quando può occuparsi delle "vite degli altri", come faceva con profitto quando era saldamente radicata nelle strutture della DDR, noto fenomeno di liberalismo politico... - ritengo che guardi con interesse a un Paese dove gli sviluppi futuri dell'Eurolager (vale a dire la trasformazione del medesimo in un lager tout court, secondo le note inclinazioni del popolo ispiratore...) vengono svolti con un certo anticipo rispetto al resto dell'universo concentrazionario europeo.
       Non ho altri commenti da fare, per ora. Per rimanere in metafora potrei dire: "Io mi sto preparando, è questa la novità", ma mi ci sto preparando da una vita, per cui...

                                Piero Visani


giovedì 14 settembre 2017

I diritti di sudditanza

       Vado a denunciare un furtarello subito da mia madre. Mi guardano come dire: "ma perché vieni a romperci?". Mi indicano, con aria scocciata, un modulo da compilare. Lo compilo in fretta, so ancora scrivere. Mi guardano come un alieno (un alieno alfabeta...). Mi strappano quasi il modulo di mano e lo gettano in un contenitore dove ce ne saranno altri cento. Non una parola, un segno, un'indicazione. Chiedo: "è tutto?". Non c'è risposta, solo uno sguardo eloquente che mi invita a togliermi rapidamente dai piedi. Eseguo, dopo tutto è un Paese libero e democratico, e lo Stato è amico...
      Ricordo, parecchio tempo fa, reduce da un'esperienza in Svizzera dove la polizia mi aveva suonato al campanello e invitato - neppure troppo gentilmente - a non fare docce dopo le 22.30 perché i vicini avevano protestato, una mia visita analoga presso i vigili urbani di un Comune del Torinese per protestare contro un cane che abbaiava ininterrottamente tutta la notte. Mi risero in faccia e mi dissero che avevano cose molto più importanti di cui occuparsi. Siccome poi la giunta di quel Comune venne sciolta per mafia, mi immagino che stessero indagando... O almeno lo spero.
      Ricordo poi che, a seguito di un'aggressione subita da mia moglie davanti a un supermercato da parte di alcune "risorse", mi venne detto dalle forze dell'ordine (perdonate l'eufemismo...) che i poveretti stavano solo esercitando il loro "diritto alla sopravvivenza" e che io dunque evitassi di rompere le scatole (testuale...).
      Non mi sorprendo, quindi, che le denunce della madre della ragazza uccisa nel Salento, siano cadute nel vuoto più assoluto. Allo Stato italiano interessa qualcosa di noi sudditi/schiavi? Nulla di nulla. Ovvio, interessiamo se si tratta di multe, ammende, imposizioni fiscali, balzelli vari e cose da pagare, per il resto siamo quantité négligeable. Manco ci vede e sa chi siamo. Poveri cristi da spremere. Gente che deve pagare e tacere. Se abbiamo diritti di sudditanza (non mi faccio più fregare a chiamarli di cittadinanza...), essi consistono nel tacere, pagare e subire sodomie, per ora metaforiche, ma non è detto che in futuro...
       Tempo fa, insieme ad un'amica amante di zingarate, avrei voluto che lei andasse in un posto di polizia a dichiarare di aver "perso due figli". La scommessa era che - come in "Amico fragile", di Fabrizio De Andrè - i baldi tutori dell'ordine le avrebbero risposto: "Signora, lei è una donna molto distratta"... Poi, pensandoci su, abbiamo preferito evitare di incorrere in guai e siamo tornati a goderci i nostri diritti di sudditanza/schiavitù: tacere, pagare, subire e ringraziare per le varie sodomie subite. Quanto è bello vivere nel "migliore dei mondi possibili". Viva l'Italia!!

                     Piero Visani


mercoledì 13 settembre 2017

Memento per le "anime belle"

       Passare da un governo ad un regime non richiede né fiaccolate notturne delle SA, né "guardie rosse" operanti in "un vento a trenta gradi sotto zero", ma - per rimanere in metafora - è sufficiente che "gli orinali" della politica si riempiano di leggi liberticide, leggi contro i reati di opinione, leggi che vietano tutto a tutti: l'uso del contante, la possibilità di girare liberamente la domenica nelle grandi città, la necessità di doversi dotare di 3.500 documenti per fare qualsiasi piccola cosa, e via farneticando.
       Un Paese siffatto non è più una democrazia. Se poi ha un parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale, è proprio una dittatura, oppure una struttura di potere extra legem. Puoi ancora uscirne liberamente, per ora, ma fino a quando?
       Tuttavia, meglio non preoccuparsi: il campionato di calcio prosegue, il Festival di Sanremo pure, i programmi televisivi che fanno audience anche. Dunque tutto a posto. "Liberi...liberi", direbbe Vasco Rossi.
       Dunque, via con "il migliore dei mondi possibili": se poi ci sarà un'alluvione, un terremoto, una "risorsa", un "criminale stradale" o uno spacciatore a portare via noi, le nostre famiglie o qualche altro nostro affetto, il nostro patrimonio mobiliare o immobiliare, non preoccupatevi, sarà il prezzo che avremo pagato al progresso. Qualcuno doveva pur pagarlo, no, affinché i democrats potessero stare bene e farci costantemente la morale? Siamo finiti nel lato sbagliato della Storia. Capita. Loro sono in quello giusto. "Liberi...liberi". Loro sì. E noi...?

                 Piero Visani



martedì 12 settembre 2017

Governanti e governati

       Sarò strano io ma, in un Paese in cui si rimane costantemente sepolti sotto mari di melma, acqua, guano, burocrazia, fiscalismo, stupidaggini, geremiadi e idiozie, che il parlamento possa occuparsi - nella tranquillità generale - della legge Fiano e di quella sullo Ius soli, e di null'altro, rende evidentissimo che ci sarà forse un problema di governanti, ma il problema vero, gravissimo e insolubile è quello dei governati, molti dei quali, in definitiva, sono molto ma molto più stolidi di chi li governa, e solo una minima parte di essi ne ricava benefici diretti. Tutti gli altri ne ricavano solo danni.
       Un esempio eloquente: nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, mentre gli Alleati erano già sbarcati da due settimane in Sicilia, le loro bombe fioccavano dal cielo su tutta Italia e la guerra era palesemente perduta, ci volle un colpo di Stato della monarchia per abbattere il regime fascista. Si dirà che era un regime totalitario, ma neppure lo era, al massimo era autoritario. E tuttavia non era certo una democrazia, seppure con voto centellinato come l'attuale. Sarebbe interessante sapere, se si fosse votato, quanti consensi avrebbe raccolto il PNF. In ogni caso, è sufficiente guardare a quanti ne raccoglierebbero oggi PD, M5S e Centrodestra, dopo tutte le nefandezze che hanno commesso, per capire che il questo Paese il consenso non è un problema: i problemi sono il conformismo, il misoneismo e l'idiozia.

                             Piero Visani



Militaria

       Qualche volta sono bonariamente accusato da amici di parlare troppo spesso di questioni militari straniere. E' vero, ma, pur avendo avuto una forte identità nazionale, da giovane, da tempo l'ho persa del tutto. E' molto probabile che, sentendola risuonare con le dovute note, sarei in grado di recuperarla in fretta o addirittura in immediato (un po' come Marcello Mastroianni in Allosanfan: "Ma allora è vero, Allosanfan!!), ma da tempo preferisco vivere in una mia dimensione personale, da vagabondo dell'esistenza e perfetto apolide (e anarchico).
       Tuttavia, per rimediare almeno in parte a questa mia presunta carenza, sopperisco oggi con la foto del generale Enrico Frattini (1891-1890), napoletano di origine, comandante della Divisione "Folgore" a El Alamein. Proveniente dall'Arma del Genio, qua e là si legge che sarebbe stato l'unico ufficiale generale del Regio Esercito ad accettare il comando di una divisione ritenuta "di non chiara utilità di impiego" (sic) ed eccessivamente "politicizzata" (come dire: poco o punto monarchica e più orientata come simpatie verso il regime. Anche questa, un'affermazione tutta da discutere...). Il che va ad onore del suo coraggio e del suo anticonformismo (peculiarità, quest'ultima, assai rara nel nostro Paese...), e chiarisce la modernità, la lungimiranza e l'aggiornamento tecnico-tattico e strategico della nostra classe militare dell'epoca...
       Il resto è Storia e non sarò certo io a volerla/poterla riscrivere, ma è storia di quella non enorme quantità di imprese militari italiane della Seconda Guerra Mondiale di cui non solo NON ci dobbiamo vergognare, ma possiamo pure esaltarci.

                        Piero Visani



Guerre e rifugiati

       Molti dei rifugiati nella nostra "espressione geografica" provengono da Paesi dove non scoppia una guerra da decenni e dove, al più, si manifesta qualche forma di ribellismo antigovernativo.
       La vulgata polemica attribuisce questo atteggiamento a scelte "buoniste", e sicuramente c'è del vero. Aggiungerei però anche un'altra forma di notazione: quanti italiani - nella burocrazia e non solo in essa - sanno davvero DOVE ci siano guerre, per quale ragione (nel caso) siano scoppiate e chi combatta contro chi.
       Le mie piccole indagini in materia mi parlano di un'ignoranza formidabile e diffusa, di livelli ormai statunitensi, per cui oggi uno potrebbe arrivare dal Lichtenstein (Paese dal nome impronunciabile per la maggior parte dei connazionali) e sostenere a buon diritto che è in corso una guerra (magari senza precisare che è contro la fiscalità vessatoria...) e vedersi assegnata la qualifica di rifugiato. Ovviamente si tratterebbe di un caso macroscopico di eterotelìa (o eterogenesi dei fini) venirsi a rifugiare in Italia dal Lichtenstein per finire nelle fauci del fisco italiano, ma uno potrebbe pensare che - dopo tutto - mai sentito che ad un rifugiato si facciano controlli fiscali, ergo l'idea non sarebbe poi così peregrina: passare da una fiscalità molto bassa a una tassazione zero...
       Per non parlare di esigenze di distinguere tra Iran e Iraq, Nigeria e Niger, Congo e Zaire, e via farneticando.
       Perché la formazione scolastica - sapete - non serve a nulla: è sufficiente studiare economia e inglese...

                     Piero Visani



lunedì 11 settembre 2017

Tempo di vivere, tempo di morire

       Livorno, 2017 (ma potrebbero essere mille altri luoghi).
       Quando il tempo di vivere è fatto di omissioni,
trionfo della cementificazione;
omissione di qualsiasi controllo;
Paese legale che si limita a vessare fiscalmente quello reale, e non fa assolutamente nulla di altro da questo;
interventi ex post invece che prevenzione ex ante.
       E quando tutto ciò accade nella complicità generale, poiché immaginarsi qualcosa di diverso dall'esistente richiede troppa fatica e troppo rischio, ecco che il trapasso tra il tempo di vivere (che poi è tutto meno che vivere) e il tempo di morire è rapido. Basta un'alluvione. Così si passa da una dimensione all'altra, nemmeno accorgendosi che era la stessa e che credevamo di essere vivi e invece, in questa cloaca maxima, davvero tali non eravamo...

                               Piero Visani



Gli 11 Settembre

       Sono sempre giornate piuttosto faticose, dove alle tirate complottiste si mescolano le geremiadi ufficiali. Personalmente, su questi temi a me piace una terza posizione, fatta di revisionismo attivo, che non parla di complotti e non chiude nemmeno deliberatamente gli occhi di fronte a realtà e indizi talvolta assolutamente inquietanti. Detesto l'atteggiamento di coloro che, avendo un buon posto di lavoro o un'ottima professione, negano che esista una crisi economica o che sia grave: forse non girano per le città, o solo per certi quartieri. O quella di coloro che - fiscalmente previdenti e scaltriti - hanno il conto alle Cayman e dicono che in Europa la fiscalità è assolutamente equilibrata e non vessatoria...
       Nel caso dell'11 settembre, come in non pochi altri, le "verità rivelate" fanno acqua da molte parti, il che non significa assolutamente affermare che i fatti non siano andati come raccontato, ma soltanto sforzarsi di sottoporre le affermazioni in merito ad essi a un processo di revisione continua, che è quello tipico di ogni dinamica storica, a meno che di storia non si tratti, ma di catechismo dei vincitori.
       La polemica contro il complottismo e contro le lunatic fringes è in effetti assolutamente legittima, specie quando evidenzia certi sfrondoni che sono stati presi dalle medesime, in quanto dimostra concretamente che la verità è un'altra. Lo è molto meno, per contro, quando si preoccupa di IMPORRE una "verità" che molte attestazioni rendono quanto meno discutibile, contrapponendo a una ricerca di approfondimento UN ATTO DI FEDE. Questo è francamente inaccettabile. Niente è andato in un certo modo perché la verità ufficiale pretende che sia andato in quel certo modo. Quello non è un atteggiamento serio, è solo un atteggiamento politico, politicamente di parte. Nulla vieta di assumerlo, ovviamente, ma dire che si tratti di "verità rivelata" in quanto "verità ufficiale" fa davvero sorridere.
       Questa è la ragione per cui chi scrive ritiene che sia meglio mettere in discussione tutto, sia i "complottismi" sia le "verità rivelate": i primi sono sicuramente pieni di cospicue fole. LE SECONDE ANCHE... E si tratta di capire allora se i falsi che scelgo io, in quanto "falsi d'autore", siano migliori di quelli che cerchi di individuare tu, povero monatto...
       Se queste sono posizioni serie, allora viva la cialtroneria (che poi non sempre è tale...).

                        Piero Visani



domenica 10 settembre 2017

La carica dei 200 - Classifica di Luglio e Agosto

       I mesi di luglio e agosto sono stati caratterizzati da una crescita costante delle visualizzazioni del blog, ora arrivate a 145.000, e questo nonostante il fatto che, per ragioni di lavoro, io non abbia potuto dedicare al blog stesso l'attenzione che avrei voluto e che ero riuscito a dedicargli nel corso degli ultimi anni.
       Tra i post con le visualizzazioni più numerose, due sono oltre le mille e altri due più prossimi alle mille che alle 900; uno ne ha più di 750; uno più di 600, tre più di 500, quattro più di 300, undici più di 200 e un ultimo, infine, che si ferma a 198.
       Sotto il profilo cronologico, i post più visualizzati sono del 2017 (8 su 25), seguiti da quelli del 2016 (6 su 25) e da quelli del 2013 (4 su 25).       
       Qui di seguito sono indicati i post più letti (in blu sono segnalati quelli che erano già presenti ai vertici della classifica e hanno scalato posizioni; in rosso i nuovi ingressi):

1. "Preparatevi alla guerra!", 1.356 (+15) - 02/07/2016;
2. Carlo Fecia di Cossato, 1.008 (+176) - 25/08/2015;
3. Salvatore Santangelo, "Gerussia" - Recensione, 998 (+3) - 17/12/2016;
4. Non sarà il canto delle sirene, 967 (+14) - 06/08/2014;
5. Massacri, 757 (+757) - 10/07/2017;
6. Dietro i fatti di Charlottesville, 633 (+633) - 13/08/2017;
7. It's just like starting over, 588 (=) - 11/12/2012;
8. Il pericolo (non) scampato, 537 (+8) - 07/05/2017;
9. Storia della guerra - 14: L'esercito di Federico il Grande, 502 (+21) - 19/10/2013;
10. Non, je ne regrette rien!, 385 (+14) - 29/12/2012;
11. L'islamizzazione del radicalismo, 344 (+12) - 03/07/2016; 
12. "71" - Il film, 318 (+188) - 10/07/2015; 
13. Umberto Visani, "Mai stati sulla Luna?" - Recensione, 312 (+3) - 16/12/2016; 
14. Una questione di stile: Giorgio Albertazzi, 293 (=) - 28/05/2016;
15. Siamo sempre all'8 Settembre, 275 (+275) - 27/07/2017; 
16. El capitan Alatriste, 249 (+3) - 03/03/2017;
17. Augusto Grandi, "Italia allo sbando" - Recensione, 244 (+1) - 18/01/2017;
18. Giorgio Ballario, "Vita spericolata di Albert Spaggiari" - Recensione, 243 (+1) - 29/03/2017;
19. Quantum mutatus ab illo!, 241 (+1) - 20/05/2013;
20. Elogio funebre del generale August-Wilhelm von Lignitz, 239 (+12) - 20/01/2014;
21. Un'evidente discrasia (in margine ai fatti di Parigi), 225 (=) - 08/01/2015;
22. Grande Guerra e Vittoria nella memoria nazionale, Milano 22 febbraio 2017 - Il video, 216 (+41) - 01/03/2017; 
23. Isbuschenskij, 213 (+58) - 28/08/2013;
24. Le donne accoglienti, 207 (+11) - 15/03/2013; 
25. Formal Dinner, 198 (=) - 12/11/2016.

       Il miglior risultato del bimestre è stato ottenuto da un post nuovo, Massacri (con 757 visualizzazioni), seguito da un altro post nuovo, Dietro i fatti di Charlottesville (con 633 visualizzazioni) e da un terzo post nuovo, Siamo sempre all'8 Settembre (con 275 visualizzazioni).
       Da segnalare, tra i post già in classifica, la forte progressione di "71" - Il film (+188 visualizzazioni) e di Carlo Fecia di Cossato (+176 visualizzazioni), che, grazie ad esse, è diventato il secondo post in assoluto ad avere varcato la soglia delle mille visualizzazioni.

                       Piero Visani

P.S.: Tutti questi post - e tutti gli altri 3.800 circa scritti da me e da alcuni amici in questi anni - sono ovviamente reperibili nel blog.



       

venerdì 8 settembre 2017

Blog "Sympathy for the Devil" - 145.000 visualizzazioni

       Sebbene non abbia potuto seguirlo granché, né in luglio né in agosto, causa soverchianti impegni di lavoro, il mio blog ha raggiunto tranquillamente le 145.000 visualizzazioni. Grazie a tutti i lettori, saltuari o fissi (anche questi ultimi in aumento).
       Mi auguro, senza averne per il momento la certezza, di riuscire a seguirlo un po' di più, a breve, questo piccolo blog.

               Piero Visani



Riflessioni di settembre

       "Non è assurdo supporre che lo sterminio dell'uomo cominci con lo sterminio dei suoi germi. Si deve solo considerare l'uomo in se stesso, con le sue emozioni, le sue passioni, le sue risa, il suo sesso, le sue secrezioni, per concludere che l'uomo stesso non è altro che un piccolo sporco germe - un virus irrazionale che guasta un universo di trasparenza. Una volta che egli è stato bonificato, una volta che ogni cosa è stata ripulita e ogni infezione - tanto di natura sociale quanto causata da bacilli - è stata eliminata, allora soltanto il virus della tristezza rimarrà, in un mondo mortalmente pulito e mortalmente sofisticato" (Jean Baudrillard, The Transparency of Evil: Essays on Extreme Phenomena, traduzione in inglese dall'originale francese, London-New York, Verso, 1993, p. 61; la libera traduzione in italiano che qui compare è mia).
       Per uno come me, cresciuto nel convincimento che l'anima migliore è quella che "nessun detersivo, per quanto potente, può render pulita", la società descritta così compiutamente da Baudrillard la vedo pararmisi di fronte ogni giorno, sempre più ossessivamente totalitaria, e sempre più ignara di esserlo. Tristezza.

                      Piero Visani




Stefano Baudino - "Sogni di cemento"

       Sono lieto di allegare una breve presentazione di Sogni di Cemento, l'ultimo romanzo dell'amico Stefano Baudino.

       Il libro, edito da Absolutely Free Editore, è disponibile in tutte le librerie, a scaffale o su ordinazione, e in tutti gli store on line sia in formato cartaceo che ebook.

                                 Piero Visani



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Stefano Baudino
Sogni di cemento 
Absolutely Free Editore - Roma 2017



Un nonno, due ragazzi, cugini e amici, e uno
sport, il ciclismo su pista.

Tutto dovrebbe andare per il meglio, con Junior,
più esperto, che aiuta Adriano, alla sua prima
esperienza sul cemento di un velodromo.

Gli equilibri però si rompono con l’entrata in
scena di Vittorio, un uomo solo, con la vita
distrutta e una grande esperienza di pista.

Il suo arrivo riaccende un’antica rivalità e avvia
una serie di eventi che trascinano le famiglie dei
due giovani e tutti coloro che stanno loro vicino
in una faida senza esclusione di colpi.

Amicizia, amore, rabbia, invidia, odio, gioia,
dolore e paura sono alcuni dei sentimenti che
Adriano dovrà affrontare sia nella vita che nello
sport sotto la guida scaltra e fuori dagli schemi
di Vittorio.

Sogni di Cemento è un romanzo.

Le vicende umane della famiglia Parente, una
famiglia assolutamente inventata ma come
tante, nella vita e nello sport, mi aiutano a
raccontare la mia esperienza di olimpionico e il
mio amore per il questo sport.

In formato cartaceo e ebook in libreria e on line.



Note biografiche 

Stefano Baudino, dal 1980 al 1986 è stato membro della Nazionale Dilettanti di ciclismo su pista e nel 1984. 
Ha partecipato alle XXIII Olimpiadi di Los Angeles chiudendo al nono posto. 
Campione Italiano nel Chilometro da fermo juniores 1981 si è ripetuto tra i dilettanti nel 1982 e nel 1983. 
Nella stessa specialità è stato bronzo ai mondiali Juniores di Lipsia 1981, argento alle Universiadi di Edmonton e oro ai Giochi del Mediterraneo di Casablanca 1983 ottenendo, sempre nel corso dello stesso anno, il record italiano sul livello del mare. 





Per Absolutely Free ha scritto:

“Cortemilia”, la magia di una corsa che attraversa il tempo e regala una nuova vita.





8 Settembre 2017

       Questa data di infamità assoluta dovrebbe costituire il pretesto, per ogni abitante di questa espressione geografica, per una riflessione su quale sia il rapporto tra lui e coloro che lo governano, che è espresso plasticamente - e icasticamente - dalle celebri parole de "Il marchese del Grillo": "Io sono io e voi non siete un cazzo!". Uno zio di mia moglie lo apprese a sue spese in Jugoslavia proprio il 9 settembre 1943: mentre il sovrano, Badoglio e compagnia cantante scappavano allegri, lui si oppose al sequestro delle radio del suo battaglione di alpini da parte tedesca. Venne immediatamente abbattuto e ora gli è dedicata una caserma, dedica che mio suocero si oppose accanitamente che gli venisse fatta, senza successo. Una volta di più, funzione e finzione si incontrarono all'italiana, sotto forma di pallottole di fucile mitragliatore, nel petto di un ufficiale con la schiena diritta. Non in quello di una classe dirigente di osceni traditori (traditori - tengo a precisarlo - non per avere cercato di uscire dal conflitto, ma per esservi usciti in quel modo).
        La riflessione suddetta chiarirebbe tutto ed escluderebbe qualsiasi ulteriore analisi.

                          Piero Visani




giovedì 7 settembre 2017

Il futuro è un'ipotesi... ma neanche poi tanto...

       Violenze, stupri, aggressioni.
       Diffondersi di malattie che non paiono proprio venire dalla Groenlandia, anche volendo essere di mentalità molto aperta...
       Requisizioni di alloggi sfitti, di conti bancari, di tutto ciò che è e sarà possibile requisire.
       Tasse in continua lievitazione.
       Etc., etc.
       Non vorrei essere minimamente un uccello di malaugurio, ma se voi in tutto questo vedete dei fattori positivi e di speranza, vi chiedo scusa o meglio vi dico che li vedo anch'io, ma all'inverso: si sta seminando vento e si raccoglierà tempesta.
       Aggiungo - e la precisazione non è affatto secondaria - che qualcuno sta lavorando attivamente per la creazione di un nemico legale, che è la soluzione migliore per non farci comprendere chi sia il nemico reale, che non è nero, non è migrante, non è islamico, ma è italianissimo, è politicante, è religioso e sparge a piene mani cultura "buonista", e punta tutte le sue carte sullo scontro intestino che sta deliberatamente preparando, affinché gli "opposti estremismi" gli consentano di presentarsi come il campione della moderazione, dell'equilibrio, del benessere e della "ripresa". E mantenerlo al potere per parecchi altri decenni.

                          Piero Visani



mercoledì 6 settembre 2017

Aosta, 9 settembre 1943

       Ieri nel tardo pomeriggio, assistendo alla proiezione del film Dunkirk, di Christopher Nolan, sono stato molto colpito da un passaggio, nel finale, in cui alcuni giovani soldati appena scampati dal disastro e sbarcati sulle spiagge del Dorset, si interrogano su come saranno accolti dalla popolazione civile e se verrà rinfacciato loro di essere stati dei vigliacchi. E scoprono, con non poca sorpresa, che tutti li acclamano al loro ritorno, come se tornassero da una vittoria, non da una disfatta.
       La mia mente procede sempre per associazioni, per cui, pur ipotizzando che la situazione fosse stata sovrarappresentata dal regista per evidenti finalità filmiche, intese ad accentuare il già marcato contenuto patriottico della sua pellicola, mi è tornato in mente un evento vero, più volte raccontatomi da mio nonno materno, Pietro Rosset, quando ero ancora bambino.
       In quegli anni, fra il 1956 e il 1963, ero solito, finita la scuola, trascorrere il mese di luglio al mare, a Varigotti, in Liguria, mentre il mese di agosto e anche buona parte di quello di settembre (all'epoca si tornava infatti a scuola ai primi di ottobre) lo passavo ad Aosta, nella casa dei miei nonni, da cui quasi ogni giorno si partiva per escursioni un po' in tutta la Valle, da Courmayeur a Verrés.
       Il mio unico divertimento serale, in un'epoca in cui la televisione era ancora relativamente poco diffusa nelle case degli italiani, era ascoltare i racconti di guerra di mio nonno. Lui aveva ben compreso il "terribile amore per la guerra" che mi aveva colto fin da bambino e allora, con grande benevolenza, mi raccontava le sue esperienze nella Grande Guerra, contento che quel suo nipote così strano lo stesse ad ascoltare.
       Arruolato in fanteria (e stranamente non negli Alpini) già nel 1915, era stato preso prigioniero dagli austriaci nel corso della Strafexpedition del maggio-giugno 1916, e da lì trasferito in un campo di prigionia in Ungheria, dove aveva trascorso più di due anni, alle prese con crescenti problemi di sostentamento, dal momento che il blocco navale imposto dalle potenze dell'Intesa a quelle degli Imperi Centrali aveva ridotto le popolazioni civili alla fame. E mio nonno, che non amava gli austriaci, era sempre prodigo di qualche buona parola per la gente ungherese la quale, pure in condizioni di terribili ristrettezze, trovava quasi sempre qualcosa da dare anche ai prigionieri italiani.
       La sera del 9 settembre 1960 (ricordo bene la data), mio nonno variò i suoi racconti e si spostò alla seconda guerra mondiale, a quei terribili giorni del settembre 1943 e alle vicende verminose che sono loro proprie.
       La casa aostana dei miei nonni era situata in stretta prossimità con le principali caserme del capoluogo valdostano e fu così che, già la mattina del 9 settembre, fu oggetto di un'ininterrotta processione di soldati che chiedevano abiti civili in cambio delle loro uniformi, con un'insistenza degna di miglior causa. Animo mite, mio nonno aveva dato qualcosa, qualche abito che non usava più, ma poi era intervenuta mia nonna, il cui valdostanesimo si sposava a una forte componente rigorista elvetica, di matrice credo calvinista, e aveva cominciato ad inveire in francese contro quei "soldati" così insistenti. Molti di loro non credo che avessero compreso il suo francese stretto e sibilante, che per essi poteva essere pure ostrogoto, ma avevano invece pienamente inteso l'invito a sloggiare, visto che comunque qualche capo d'abbigliamento maschile l'avevano rimediato, e se ne erano andati sbuffando.
       Fu in quella occasione che mio nonno, in genere molto chiuso e riservato, si lasciò scappare alcune lacrime. Sorpreso e preoccupato, gli chiesi la ragione di quella forte emozione, nei termini semplici propri di un bambino di dieci anni. Lui mi guardò a lungo, senza riuscire a recuperare neppure il controllo della sua voce; poi, quando ci riuscì, mi disse con voce strozzata: "Ma secondo te, Piero, era un esercito quello, erano soldati, quelli? Non mi sono mai sentito così umiliato in vita mia! E io, a suo tempo, la mia parte l'ho fatta!".
       Per ragioni anagrafiche, non avevo strumenti o conoscenze per interloquire in qualche maniera con lui. Gli dissi solo che no, non mi parevano soldati. E lui aggiunse: "E tutto questo, tutte queste scene vergognose, di fronte a un padre che non sapeva niente di suo figlio Augusto, disperso della 'Folgore' a El Alamein. Si pensava che fosse stato preso prigioniero, ma nessuno di noi sapeva dove fosse e se fosse realmente ancora vivo".
       Un'ondata di vergogna mi colse, fu come una svolta nella mia vita: mi ripromisi - sul momento - che non avrei mai pianto di fronte ad un nipote e che non avrei mai accettato comportamenti come quelli del "tutti a casa!". Del resto all'epoca, privo di conoscenze storiche adeguate, non sapevo e non potevo sapere che l'esempio vergognoso veniva dall'alto, da una monarchia vile e da una classe dirigente cialtrona.
      E ieri sera, pensando all'accoglienza riservata alle truppe britanniche dopo Dunquerque e alle parole di mio nonno, sono stato contento di aver trascorso tanto tempo della mia vita in un Paese dove il "Tutti a casa!" non è mai stato uno sport nazionale, praticato per di più con soddisfazione e senza preoccuparsi dell'accoglienza della gente (in genere più che positiva, del resto...). E ho capito perché, le rare volte in cui ho incontrato qualcuno che tenesse le posizioni, quali che fossero, mi sono sempre sentito solidale con lui, almeno fino al momento in cui ho deciso di non avere più una Patria e un mondo, perché li detestavo entrambi, dal profondo del cuore.

                                 Piero Visani




martedì 5 settembre 2017

"Dunkirk" - Recensione

       Smarrimento e vuoto. Questa è la sensazione che oggi pomeriggio mi ha accompagnato, dopo la visione del film Dunkirk, di Christopher Nolan. La pellicola è certamente bella, molto coinvolgente ed empatica, con un ritmo molto serrato, ma a me ha lasciato una sensazione di assoluta incompiutezza.
        Personalmente, detesto la visione empatica e quel tentativo di coinvolgimento a tutti i costi dello spettatore che cerca di colpire la sua pancia e/o la sua emotività, più che il suo cervello, così come non mi ha per nulla convinto la costruzione "a stanze": la spiaggia, il battello civile di soccorso partito dall'Inghilterra, il volo degli Spitfire.
       Più volte mi sono chiesto che cosa possa capirci, considerati i livelli odierni di cultura storica (non parliamo poi di cultura militare...), uno spettatore immerso in uno spettacolo di cui sa poco, forse pochissimo, e capisce meno. Così, se anche io in certi momenti mi sono fatto rapire dal ritmo e dal susseguirsi degli eventi, alla fine la perplessità mi ha invaso in misura sempre maggiore. E sono giunto all'unica conclusione per me possibile: un film patriottico e direi molto di più, nazionalista. La rivendicazione di una peculiarità insulare che il mio amico Maurizio Cabona, recensendo questo stesso film sulle pagine de "La verità", ha inteso interpretare come un atto profondamente politico e, per certi versi, pure polemico, contro i nuovi padroni dell'Eurolager, gli stessi di allora. Gli stessi - se mi è concesso - super-ottusi di allora...
      Se questa, con gli opportuni correttivi, può essere considerata la pars destruens, c'è tuttavia - e qui il film dà il meglio di sé - la pars construens, la deliberata e marcata rivendicazione nazionale, la sensazione di un popolo che sa mobilitarsi, se richiesto di farlo, perché è perfettamente consapevole che la fede nei comuni ideali è il perfetto punto di incontro tra pubblico e privato, e che, quando le classi dirigenti lanciano l'appello ad una lotta condotta senza possibilità di resa sulle spiagge, sulle colline, addirittura nei territori dell'impero, se la madrepatria dovesse essere occupata, non lo dicono per dire, ma perché ci credono.
       La mia mente è corsa - inevitabilmente - a quello stesso periodo storico, alle fughe a Pescara e a Brindisi di una classe dirigente indegna e vile, ai soldati abbandonati a loro stessi e al loro destino, al "si salvi chi può" lanciato quando la nave era affondata ma i comandanti si erano già messi in salvo.
        E la mia mente è corsa anche alla cinematografia perché, per un Christopher Nolan che riesce a realizzare "Dunkirk" ancora nel 2017, noi siamo riusciti a produrre al più "Mediterraneo" (1991) di Gabriele Salvatores, vale a dire uno dei film più infami mai prodotti sulla partecipazione italiana al secondo conflitto mondiale, un film che ha vinto l'Oscar perché ha saputo rappresentare alla perfezione, se non proprio come siamo, come il mondo esterno ci vede, ovvero come "i cialtroni di Cialtronia", quelli che "giocano una partita di calcio come una guerra e combattono una guerra come una partita di calcio". Quelli che "mancò la fortuna, non il valore", perché ad El Alamein presero palo... Quelli che si sarebbero fatti venire a soccorrere - che so io, in Tunisia nel maggio 1943 - da una flotta militare pronta ad inalberare il pennello di resa... Quanto alle imbarcazioni private, poi, è talmente spiccato il senso di identità e appartenenza nazionali che non se ne sarebbe mossa una, per venire in soccorso delle truppe in ritirata.
       E' innegabile che spesso "Dunkirk" non si sottrae alle trappole della retorica, ma io non sono uno di quelli che pensa che siano "beati i popoli che non hanno bisogno di eroi", per la semplice quanto logica ragione che, là ove i popoli non avranno eroi da imitare, imiteranno cialtroni, delinquenti, ladri e mafiosi. A me un Paese molto specifico dove questo processo è andato inarrestabilmente avanti e si prepara ormai agli ultimi, decisivi passi, è venuto in mente. E a voi...?

             Piero Visani 



"Le magnifiche sorti e progressive"

       Qualunque cosa uno oggi non riesca a fare, è colpa del basso reddito: non ti riesci a laureare, è perché non hai abbastanza soldi, pontifica il ministro (non scriverò MAI "la ministra", ora e sempre Resistenza!!) dell'Istruzione Fedeli. Non riesci a mangiare perché non hai abbastanza soldi. Non riesci a lavorare perché non riesci a comprarti un lavoro (come nell'Esercito britannico, Paese notoriamente egalitario, fino a dopo la metà dell'Ottocento i gradi di ufficiale si compravano, se la tua famiglia aveva la possibilità di farlo). Oppure non riesci a mangiare, pur lavorando, perché il lavoro ti "rende" tre euro l'ora... Evviva!
       "Il migliore dei mondi possibili" sta rivelando il suo vero volto ed è un volto davvero incoraggiante e confortante: senza un becco di un quattrino non sei nessuno! E' passata - si dirà - l'intera storia umana, il progresso si è fatto strada in mezzo a tutti gli ostacoli della reazione e del conservatorismo in agguato, la schiavitù è stata abolita e i lavoratori hanno visto riconosciuti i loro sacrosanti diritti. E oggi scoprono quello che forse avrebbero fatto meglio a scoprire prima, molto prima: "Sorridi, sei su 'Scherzi a parte!!'".
       E, a parte gli scherzi, è un bene che sia così, perché questa era palesemente la deriva storica del genere umano e, non essersene accorti, è un errore che gli "umani" stanno pagando a loro carissime spese. Libidine!! Credere a chi promette la felicità ha sempre portato e sempre porterà al disastro. Auguriamoci che il prossimo sia davvero l'ultimo e che non ci sia - tra tutti gli "eterni ritorni" - anche "l'eterno ritorno del coglione". Sat est...

               Piero Visani



lunedì 4 settembre 2017

Much Ado About Nothing


       Dunque non è successo niente. "Giulio Regeni è vivo e lotta con noi!".
       Come capita nel beneamato Paese di Cialtronia, si richiamano gli ambasciatori per far fare loro un giretto a casa, poi - a volte - ritornano...
       Là dove la decenza avrebbe ancora un senso - estetico prima ancora che etico - un ambasciatore non lo si richiamerebbe per poi farlo ritornare con le pive nel sacco e i sorrisetti sarcastici degli egiziani. Non lo si richiamerebbe proprio. Ma questo è pretendere troppo dai cialtroni di Cialtronia.
       Sarebbe tuttavia utile che la gioventù italiana, anche quella che si diletta di politica internazionale, non andasse a studiarla nelle sedi distaccate dell'MI6 e del Mossad, ma cercasse di apprendere, magari limitandosi a studiare in profondità la politica interna, da quali cialtroni è governata Cialtronia. Non servirebbe a molto, ma forse a sopravvivere sì. Perché il mondo è infinitamente diverso da come ve lo raccontano a Cialtronia, ragazzi miei, idealisti immaginari...
       "Non regalate terre promesse a chi...non le mantiene..." (F. De André - Massimo Bubola, "Rimini").


                       Piero Visani



domenica 3 settembre 2017

Accadimenti

       Tutto ciò che sta accadendo in Italia, a livello di ordine pubblico e di situazione sociale, non fa altro che elevare i livelli di conflittualità interna di un Paese che ha già un carico abnorme di problemi. Personalmente, guardo e prendo atto. Non penso affatto che finirà bene, anzi ritengo che finirà malissimo, ma non posso che guardare con soddisfazione al lievitare della conflittualità e dei fenomeni degenerativi che ad essa si accompagnano. Comporteranno costi e reazioni, il tutto sotto gli occhi di chi non ha nemmeno ancora ben inteso il tipo di mostro che ha evocato. Ma il mostro c'è, è lì, si pasce di tante cose e di tante stupidaggini, e si ingigantisce, giorno dopo giorno. I problemi che esso pone sarebbero già molto gravi in un Paese ricco e ben organizzato, pensate che cosa possano essere in uno Stato in pieno sfacelo, dove l'unica reazione consentita è la negazione dell'esistenza del problema.
       La situazione è ormai in pieno movimento e potrà essere forse tamponata, non bloccata, e comunque continuerà a peggiorare. Staremo a vedere. Ma è una situazione che abbiamo voluto, ergo pienamente meritata. Storicamente parlando, lo stupro è un atto di conflittualità per eccellenza, non di criminalità comune. E' una modalità che sancisce la completa conquista di un territorio e di coloro che lo abitano da parte di una forza di invasione. Non a caso, pur se ripudiato da tutte le convenzioni internazionali, ha sempre accompagnato la condotta di molti eserciti, in uniforme e no.

                   Piero Visani